
“SALA E I SUOI ASSESSORI DOVRANNO DIMETTERSI” – MARCELLO SORGI: “SE ESITERANNO, SARÀ ELLY SCHLEIN A SPINGERLI, PER SALVARE L’ALLEANZA CON I 5 STELLE. IL PD E IL CENTROSINISTRA NON POSSONO PERMETTERSI DI PRESENTARSI ALLE PROSSIME REGIONALI PORTANDOSI SULLE SPALLE I BERSAGLI DI UN'ENNESIMA CAMPAGNA MORALIZZATRICE” – GIORGIA MELONI: “"PENSO CHE LA MAGISTRATURA DEBBA FARE IL SUO CORSO. PER QUANTO RIGUARDA IL SINDACO, IO NON SONO MAI STATA CONVINTA CHE UN AVVISO DI GARANZIA PORTI L'AUTOMATISMO DELLE DIMISSIONI" (ALTRIMENTI COME POTREBBE GIUSTIFICARE LA PERMANENZA AL GOVERNO DI DANIELA SANTANCHÉ O DI ANDREA DELMASTRO, CONDANNATO A OTTO MESI?)
IL CONTRAPPASSO DELLE (PROBABILI) DIMISSIONI
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
Senza essere, né voler apparire, uccelli del malaugurio - Dio ce ne scampi!
-non è difficile anticipare quale sarà la sorte del sindaco Sala e della sua giunta: le dimissioni.
E non perché da ieri le chiedono a gran voce dal centrodestra, oltre ai 5 stelle, potenziali alleati del "campo largo". E neppure perché le vogliono i magistrati […].
Ma la ragione per cui Sala e i suoi assessori dovranno dimettersi, pur protestandosi innocenti, e se esiteranno, sarà Schlein a spingerli, è che il Pd e altrettanto il centrosinistra non possono permettersi di presentarsi alle prossime regionali d'autunno portandosi sulle spalle i bersagli di un'ennesima campagna moralizzatrice che alla fine sfocerebbe nella stessa conclusione.
Tanto vale lasciare subito, presentandosi a volto pulito al processo, e magari ottenere l'assoluzione, sebbene, si può starne certi, arriverà in ritardo: Bibbiano docet.
Ovviamente Sala, che ne è stato politicamente il maggior artefice, dovrebbe spiegare perché tanto si era battuto per il famoso decreto "SalvaMilano" che se approvato avrebbe legato le mani ai magistrati e dimostrato che un'amministrazione ha diritto di concepire un progetto di città adeguato ai suoi tempi, portarlo avanti con regole semplificate e scadenze ravvicinate, tali da convincere investitori in cerca di profitti, non dovendo per forza rischiare indagini, intercettazioni telefoniche e avvisi di garanzia, se non gli arresti domiciliari e la galera.
Tutto questo Sala potrebbe farlo facilmente se le radici del centrosinistra […] non fossero intrecciate con quelle dei magistrati che non vedono l'ora di inquisire i politici. Se non dovesse ringraziare il ministro di Giustizia, come Nordio ironicamente gli ha fatto osservare, per aver abolito l'abuso d'ufficio ed avergli evitato la galera. Se lui stesso e Schlein, che sarà costretta a farlo dimettere per salvare l'alleanza con i 5 Stelle, non fossero finiti nella rete che loro stessi avevano teso.
Inchiesta urbanistica: pressing su Sala, telefonata con Schlein. Meloni, no automatismo avviso garanzia-dimissioni
Estratto dell'articolo di Luca Rossi per LaPresse
contestazione del centrodestra contro beppe sala in consiglio comunale 2
Palazzo Marino nella bufera. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, figura tra i 74 indagati dell'inchiesta urbanistica, per cui sono stati chiesti i domiciliari anche per l'assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi.
La premier Giorgia Meloni rimarca: "Penso che la magistratura debba fare il suo corso. Per quanto riguarda il sindaco, io non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l'automatismo delle dimissioni".
E poi aggiunge: "Credo siano scelte che il sindaco debba fare sulla base della sua capacità, in questo scenario, di governare al meglio. Non cambio posizione in base al colore politico degli indagati".
Mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è più netto: "Io non chiedo mai le dimissioni quando inizia un procedimento che peraltro non so fino a che punto lo riguardi personalmente", ma "sicuramente la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano".
Certo è che Lega e Fratelli d'Italia invocano le dimissioni del sindaco, mentre Forza Italia auspica una svolta. Il Pd si stringe attorno a Sala. La segretaria dem, Elly Schlein, l'ha sentito al telefono per esprimergli "solidarietà e vicinanza". Di diverso avviso il M5S che - dice il leader Giuseppe Conte - "non fa sconti a nessuno per quanto riguarda la legalità e l'etica pubblica".
Ma a far rumore è anche l'affondo del ministro della Difesa, Guido Crosetto: "Continuo a pensare che la magistratura non debba e non possa sostituirsi al corpo elettorale. A Milano una parte della magistratura inquirente ha anche deciso di sostituirsi al legislatore, nel campo dell'urbanistica, del fisco, del lavoro, attraverso interpretazioni normative che a me sembrano, in molte parti, lontane dalle disposizioni di legge ed anzi molto pericolose". [...]
IL PD LO DIFENDE: "VADA AVANTI" MA DA SCHLEIN NON UNA PAROLA PUBBLICA
Estratto dell'articolo di Francesca Schianchi per "La Stampa"
Aspettano per buona parte della giornata, nel Pd, un intervento della segretaria. Che dica qualcosa, che dichiari su quello che, volente o nolente, è il caso del giorno. A metà pomeriggio, però, è ormai chiaro che Elly Schlein non dirà una parola in difesa del sindaco Beppe Sala e della sua giunta.
Si sono sentiti al telefono, come è stato reso noto in serata: lei gli ha espresso vicinanza e solidarietà, giurano dalle sue parti, ma evidentemente non intende mettere la faccia sulla vicenda milanese con una dichiarazione pubblica.
Dopo una mattina di attesa, è all'ora di pranzo che, prima il segretario Pd cittadino Alessandro Capelli, e poi la responsabile regionale Silvia Roggiani, danno la linea che verrà considerata quella ufficiale del Nazareno: fiducia nella magistratura e sostegno a Sala e alla sua giunta.
Anche se, senza dichiararlo ufficialmente, tra i dem milanesi c'è chi da ore si prodiga per ottenere le dimissioni dell'assessore Giancarlo Tancredi e provare a chiudere così la partita. Nel tentativo di contenere il danno il più possibile, a Milano e altrove: non è stata solo la destra a saltare sulla vicenda invocando passi indietro e riflessioni, ma l'alleato Cinque stelle per primo, già mercoledì con il leader Giuseppe Conte pronto a chiedere a chi di dovere di «trarre conseguenze».
Poi, ieri mattina, il carico di Chiara Appendino in tv: la richiesta di un «doveroso passo di lato di Sala». Poco dopo, in Senato, l'eletta milanese Elena Sironi si alza in piedi in Aula per dire che «credo qualche testa ancora dovrà cadere in quella Giunta e nella precedente». A quel punto metà del gruppo parlamentare dem si rivolge al capogruppo Cinque stelle al Senato, Stefano Patuanelli: ma a che gioco state giocando?
Perché il timore non è tanto per la partita lombarda – in consiglio comunale a Milano il Movimento non ha eletti – quanto per tutte quelle che si stanno decidendo proprio in queste ore, sulle Regionali d'autunno: dalla Campania, su cui è stato fatto un passo avanti proprio ieri, alla Toscana. Ci mancherebbe solo, pensano con timore i dem, che un irrigidirsi delle posizioni sulla vicenda di Milano avesse a cascata conseguenze sulle alleanze di altri territori.
contestazione del centrodestra contro beppe sala in consiglio comunale 1
D'altra parte, per Conte e i suoi l'occasione è troppo ghiotta per ricordare la loro battaglia contro la legge salva-Milano: portata avanti anche quando, nel novembre scorso, il Pd era ancora schierato a favore e, con l'eccezione di un drappello di deputati, lo faceva passare alla Camera.
[...] Sostegno e vicinanza, insomma, almeno per ora. Per convinzione e per opportunità: anche volendo tentare un'operazione di cambiamento, ragiona qualche dem in Transatlantico, il rischio di riportare Milano al voto e poi perdere contro la destra è troppo alto. Conviene cercare di superare la bufera, e andare avanti così. Lo pensa anche la segretaria dem: che però, per prudenza, preferisce non esporsi troppo.