matteo salvini zorro lega chiara giannini

SALVINI QUERELA TUTTI (MA PERDE SEMPRE) - ''NON POSSIAMO SPENDERE SOLDI E PERDERE TEMPO IN CAUSE CHE DURANO ANNI'' DISSE IL CAPITONE PER GIUSTIFICARE LA MANCATA PARTECIPAZIONE DELLA LEGA AL PROCESSO CONTRO BOSSI E BELSITO. PERÒ QUANDO DEVE QUERELARE GIORNALISTI, SCRITTORI, POLITICI E BLOGGER IN TRIBUNALE CI VA VOLENTIERI. STAVOLTA HA PERSO CONTRO EMILIANO FITTIPALDI DE ''L'ESPRESSO'' CHE SCRISSE…

Adriano Botta per www.lespresso.it

 

«Non possiamo spendere soldi e perdere tempo in cause che durano anni», disse Matteo Salvini nel 2014, per spiegare come mai – nel delicato processo contro Bossi e Belsito per presunta appropriazione indebita – decise di ritirare la costituzione di parte civile (decisione che è costata alla Lega ben 49 milioni di euro, cioè il denaro dei rimborsi elettorali che, dopo la falsificazione dei bilanci, deve essere restituita alle casse dello Stato).

 

In altri casi, invece, Salvini in tribunale ci va volentieri. Soprattutto quando decide di querelare giornalisti, scrittori, politici, blogger e sindacalisti da cui si sente diffamato. Capita sempre più spesso: sulla stampa, su Internet, su Facebook, su Twitter non c'è post che sfugga al vicepremier e alla sua corte di avvocati, che da anni intasano i tribunali italiani con decine di denunce penali.

salvini bossi pontida

 

In pochi sanno, però, che Salvini perde (quasi) sempre. Qualche giorno fa, ultimo di una lunga serie, il gip di Milano ha in effetti archiviato un procedimento contro Emiliano Fittipaldi, giornalista dell'Espresso. In una trasmissione televisiva del 2016, parlando sul tema dell'accoglienza dei migranti, il cronista aveva affermato che le immigrazioni umane sono un fenomeno storico di complessa gestione, aggiungendo che non si può «mettere le navi della Marina e sparare a chiunque si avvicina come qualche volta Salvini ha proposto».

 

Il leader leghista querelava all'istante, lamentandosi dell' “animus diffamandi” della frase, e - negando di aver mai detto di «sparare uomo sui migranti» (frase mai pronunciata dal giornalista, spiegherà il gip) - si rifaceva al programma politico pubblicato dalla Lega sul sito.

 

matteo salvini e francesca verdini a spasso per roma 17

 

L'avvocato del giornalista, Emilio Battaglia, nella memoria difensiva ha prima citato le dichiarazioni antecedenti alla trasmissione in cui lo stesso Salvini parlava di «blocco navale con le navi della Marina», di «affondare i barconi e fare i blocchi navali», di «una vera e propria guerra» in corso a cui «rispondere con tolleranza e buonismo sarebbe un suicidio».

 

Poi evidenziava che il cronista si era «limitato a riportare la linea politica di Salvini e di altri esponenti della Lega Nord». Bossi nel lontano 2003 aveva già dichiarato che «Marina e Finanza si dovranno schierare a difesa delle coste e usare il cannone»; Roberto Calderoli, nel 2006, aveva invece spiegato che bisognava «sparare sugli scafisti...sparare per affondarli...usando cannoni o colubrine, non importa», mentre Speroni aveva parlato di «mitragliamenti». Mario Borghezio, nel 2015, aveva poi ipotizzato di «passar per le armi gli scafisti»: tutte dichiarazioni, dice ora il gip, «rispetto alle quali non vi è mai stata alcuna dissociazione da parte della Lega Nord e dello stesso Salvini».

 

Battaglia, infine, ha ricordato anche l'esistenza di un decreto regio del 1938, che è oggi ancora in vigore. Il dispositivo definisce il senso del “blocco navale” militare, che in Italia prevede che «la nave colpevole di violazione al blocco è soggetta a cattura e confisca», e che la barca «che oppone resistenza attiva alla cattura (…) giustifica l'uso della forza». Il legale conclude dunque che «le dichiarazioni del signor Salvini in cui è invocato il blocco navale presuppongono un atto di guerra e il possibile uso della forza».

 

UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 3

Il pm, che ha depositato un due mesi fa una richiesta di archiviazione, non solo segnala «la carenza dell'elemento soggettivo del delitto di diffamazione», ma evidenzia che se «il riferimento all'uso delle armi è ultroneo rispetto alle dichiarazioni» di Salvini, «l'approccio pubblico di quest'ultimo alla tematica in argomento è informato alla politica di fermo ed assoluto contrasto, esternata attraverso espressioni molto dure e dai toni accesi». La richiesta d'archiviazione, come detto, è stata accolta dal gip, che aggiunge come la frase del cronista non sia «una gratuita lesione dell'altrui patrimonio morale», ma una mera critica politica alla linea di Salvini sull'immigrazione.

 

Negli ultimi mesi sono tanti i giudici che hanno dovuto lavorare giorni e giorni sulle denunce del leghista. I gip hanno archiviato querele in mezza Italia, contro un consigliere delegato della Mostra d'Oltremare, Giuseppe Oliviero, che s'era detto contrario a una manifestazione di Salvini nello stazio Fuorigrotta; contro Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cil, che nel 2015 aveva detto a Salvini in un confronto tv che lui «girava in auto blu» e che era «il più grande assenteista di Bruxelles, tanto che nemmeno gli uscieri si ricordano di lei»; contro Davide Vecchi del “Fatto Quotidiano”, che lo aveva definito tempo prima un «politico di professione» (il gip sottolinea nel dispositivo di archiviazione che il leader del Carroccio «non svolge o non ha mai svolto nessuna “attività civile”»);

luigi de magistris attore in una mini fiction 5

 

contro vari consiglieri e assessori del Pd, o contro sindaci di peso come Luigi De Magistris, che fu denunciato dal segretario leghista per diffamazione e istigazione a delinquere. Salvini ha persino querelato, perdendo ancora una volta, una giornalista calabrese che gli aveva dato della «simpatica canaglia».

 

Se è inflessibile contro i nemici, Salvini è assai più generoso con gli amici. Anche quelli nuovi di zecca, come il grillino Stefano Buffagni. Quest'ultimo era stato querelato nel 2016 per alcune dichiarazioni durissime sulla Lega (secondo l'attuale sottosegretario a Palazzo Chigi il metodo di governo della Lombardia del Carroccio è simile a quello «del Pd, Mafia Capitale», e aveva parlato di una «ragnatela leghista fatta di una fitta rete di contatti», oltre a un «sistema marcio che sta infettando le istituzioni»). Ma a febbraio di quest'anno il vicepremier ha deciso di fare la pace con il compagno di governo, e di ritirare la denuncia.

emiliano fittipaldi

 

Fosse coerente, dovrebbe dunque ritirare anche quella fatta a Roberto Saviano, indagato per aver definito Salvini il «ministro della malavita» (lo scrittore cita letteralmente un saggio di Gaetano Salvemini contro il governo Giolitti) e decine di altre, depositate davvero o minacciate non possiamo ancora sapere: dal sindacalista Giuseppe Massafra al giornale di gossip Chi, dal presidente dell'Arci di Lecce a Carlo De Benedetti, dal Pd tutto («non ho mai detto di provare schifo per Ilaria Cucchi! Facevo riferimento a un suo post») fino alla Cgil e al vignettista Vauro. Reo solo di aver disegnato una vignetta satirica sulla nuova legge sulla legittima difesa.

 

«Io non querelo mai», ripete Salvini ogni volta che annuncia una nuova querela. È probabile che i tribunali italiani, già oberati di lavoro, sarebbero felici di investire tempo e denaro non sulle denunce a raffica del vicepremier, ma su fascicoli più delicati e sensibili.

emiliano fittipaldi

 

Sconfitta dopo sconfitta, forse se ne renderà conto anche il capo della Lega.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…