UNA DOMANDA CIRCOLA IN EUROPA: DAVVERO DOBBIAMO SFANCULARE PUTIN, LA RUSSIA, E DECINE DI MILIARDI DI INVESTIMENTI PER FAR CONTENTO OBAMA? LA RISPOSTA È NO

Maurizio Ricci per ‘La Repubblica'

Chi può scappa. Dall'inizio dell'anno, capitali per 70 miliardi di dollari hanno lasciato la Russia, più che in tutto il 2013. Chi stava pensando di investire in Russia, per il momento, preferisce prender tempo, per paura delle sanzioni. Ma chi aveva affari in dirittura d'arrivo o è già impegnato sul posto non se la sente di fare marcia indietro, si tratti di imprese che si sono conquistate un mercato di esportazione, di industrie che hanno creato fabbriche e infrastrutture, di banche o di illustri pensionati tedeschi o britannici che siedono nei confortevoli consigli di amministrazione degli oligarchi di Mosca. È la zavorra che rende difficile, oggi, all'Europa brandire con più decisione l'arma delle sanzioni.

Il mugugno è a bassa voce. Il presidente della Confindustria tedesca, Ulrich Grillo, ha, anzi, dichiarato che «le sanzioni non farebbero bene ai nostri rapporti d'affari, ma il diritto internazionale è per noi più importante di ogni altra cosa». I fatti, però, parlano chiaro: per l'establishment economico europeo, la Russia è ancora "business as usual". Joe Kaeser, presidente della Siemens, si è sottoposto all'imbarazzante vetrina tv di un incontro con Putin, pur di confermare un incontro che rinsaldasse le decine di affari che il gigante tedesco dell'ingegneria ha in Russia.

D'altra parte, i suoi colleghi della Rwe, la seconda compagnia elettrica tedesca, hanno appena intascato 7 miliardi di dollari per aver venduto la loro unità di produzione petrolio-gas ad uno degli oligarchi più amati da Putin, Mikhail Friedman. L'Italia non è da meno: Tronchetti Provera ha appena chiuso un accordo con il colosso petrolifero Rosneft, con cui garantirsi il controllo della Pirelli. Anche un imprenditore come Ulrich Bettermann, quello che ha prestato l'aereo per riportare in occidente il nemico di Putin, Khodorkhovsky, si guarda bene dal rinunciare all'impianto di produzione cavi che sta per aprire a ovest di Mosca.

Non è, infatti, un embargo commerciale il vero spauracchio delle imprese europee. Le esportazioni verso la Russia valgono poco più dell'1 per cento del prodotto interno lordo europeo e anche chi è più esposto, come la Germania, supera di poco il 3 per cento del Pil nazionale, una cifra che l'ampio avanzo della bilancia commerciale tedesca consentirebbe di assorbire senza troppi problemi. La media, naturalmente, nasconde situazioni assai diverse. L'Italia, ad esempio, ha un export verso la Russia che vale il 2,57 per cento del Pil. Ma più che la possibilità di esportare e di importare (gas, in particolare), quello che muove gli attori di maggior peso sulla scena economica europea sono gli investimenti: i soldi e le opportunità che hanno radicato in terra russa.

Il "Chi é" dell'energia mondiale è presente in forze in Russia. Dall'Artico a Sakhalin, nel Pacifico, Exxon, Bp, Shell hanno investito miliardi di dollari, come attori appena meno importanti, come Eni e Wintershall. Nessuno di loro, per ora, ha fiatato. Paradossalmente, è stata proprio l'Eni, dipinta spesso come la compagnia più vicina ai russi, a prendere le distanze, quando il presidente, Scaroni ha fatto notare che, oggi, il gasdotto SouthStream, che dovrebbe portare il gas russo in Italia, appare una possibilità remota.

Ma, fuori dall'energia, anche giganti come General Electric, Siemens, Renault (che controlla AvtoVAZ, il maggior produttore di automobili del Paese) siedono su investimenti massicci che, secondo gli esperti, sono a rischio più delle operazioni commerciali, sia perché, di fatto, inflessibili, sia perché eventuali misure punitive contro Putin sarebbero, probabilmente, anzitutto di natura finanziaria.

In questo caso, tuttavia, arriverebbero sotto tiro anche le banche. In generale il sistema bancario europeo è esposto per circa 150 miliardi di dollari, verso debitori e depositanti russi. Attenzione, però: quasi metà di questa esposizione è concentrata in soli tre isituti. Unicredit, Société Générale e l'austriaca Raiffaisenbank. Peraltro, almeno per Unicredit e SocGen, un congelamento degli affari con Mosca non dovrebbe creare problemi di bilancio drammatici.

Anche Siemens, piuttosto che Exxon, del resto, non verrebbe travolta da un periodo di guerra fredda economica con il Cremlino. Semplicemente, tutti ne farebbero volentieri a meno. Vale non solo per le aziende, ma anche per gli individui. È il caso dei molti ex politici di spicco, finiti a libro paga delle aziende russe. Ha cominciato Gerhard Schoeder, l'ex cancelliere tedesco, oggi a Gazprom, a sparare sull'ipotesi sanzioni.

Ma il partito dei superscettici ha presto reclutato gli "ex" inglesi, tutti Lord, che accompagnano le aziende russe a Londra. Peter Mandelson, ex commissario Ue, ex braccio destro di Tony Blair, è nel consiglio di amministrazione di Sistema, una conglomerata con stretti legami con il Cremlino. David Owen, ex leader del partito socialdemocratico, è consigliere del più ricco dei russi, Alishar Usmanov. Robert Skidelsky, il biografo di Keynes, è nel consiglio di Rusnano Capital. Nessuno dei tre, ha mostrato intenzione di dimettersi.

 

ULRICH GRILLO JOE KAESER DI SIEMENS giorgio napolitano e vladimir putin HANNOVER PUTIN E MERKEL GASDOTTO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...