L’INSCALFIBILE SCALFARI – LE LETTERE TRA MARIO PANNUNZIO E LEO VALLIANI APRONO UNO SQUARCIO SU CHI E’, CHI NON E’ E CHI VORREBBE ESSERE EU-GENIO, IN EPOCA NON SOSPETTA: 1962, E SUBITO CORRONO IN SOCCORSO DEL FONDATORE - PERCHÉ CHI SI ESPRIME IN MANIERA NETTA SU BARBAPAPA’ DEVE PER FORZA ESSERE “CONTESTUALIZZATO”, ATTUTITO O IGNORATO, COME HA FATTO GALLI DELLA LOGGIA SUL “CORRIERE”?...

Silvia Truzzi per "Il Fatto Quotidiano"

Con affettuosa premura Angelo Cannatà - curatore del Meridiano scalfariano e autore di Eugenio Scalfari e il suo tempo (Mimesis edizioni, 2010) - ha spiegato con un intervento sul Fatto di sabato, la "verità" sulla rottura Scalfari-Pannunzio, "perché nessun lettore ingenuo pensi che ci sia la volontà di demolire l'immagine del fondatore di Repubblica". Certi della gratitudine di quelli che, tra i lettori, si siano riconosciuti nella definizione di ingenui, ci si prende qui la libertà di rispondere.

Il "dubbio" di Cannatà è che presentando il carteggio tra Mario Pannunzio e Leo Valliani (in due lettere il fondatore del Mondo si occupa di Scalfari, "un pasticcione e libertino, politico, economico, un instabile"), non si sia provveduto a contestualizzare la rottura tra i due giornalisti. Nel paese in cui i monsignori contestualizzano le bestemmie, l'articolo "Quell'instabile di Eugenio", è certamente apparso blasfemo.

Il giornalista non è uno storico, eppure corre l'obbligo di far notare che le due lettere in cui Pannunzio parla del fondatore di Repubblica, sono datate una 1962 e l'altra 1965: segno che le opinioni espresse si erano ben radicate in Pannunzio. E si fatica a pensare che quelle che Cannatà chiama pericolosamente "verità" siano tali: le sue conclusioni sono tratte dalle lunghe conversazioni con Scalfari (che ci riporta con tanto di convenevoli: "Fu uno scontro duro, caro Angelo").

Visto che si contesta il metodo, pare giusto sottolineare che l'esegesi si dovrebbe fare sulle fonti, testimoniali certo, ma anche documentali. Come avverte Scalfari, "La sola storia possibile è quella che si ricostruisce da dentro, attraverso la memoria di sè". Quanto alle questioni più attinenti a noi artigiani dell'informazione, la pubblicazione di un epistolario inedito, come è quello tra Pannunzio e Leo Valiani (Democrazia laica, Aragno editore), valeva la pena di una recensione. Anche se il Corriere della Sera se n'era occupato qualche giorno prima del Fatto, senza notare le epistole scalfariane: forse il professor Galli della Loggia non ci ha fatto caso. Una distrazione? Forse, comunque più sgarbata che gratificante.

Non so come Cannatà possa dire con tanta sicurezza quali parti ho letto e quali no de La sera andavamo in via Veneto: nel dare conto dei dissidi tra le anime del Mondo mi pare di aver fatto ampiamente capire quale fosse il contesto ("Gli anni Sessanta albeggiano e gli screzi tra il Mondo e il Partito radicale, che tante firme del giornale avevano contribuito a far nascere, cominciano a diventare scontri: sulla politica estera e su quella interna, soprattutto in merito ai rapporti con quel Psi che Scalfari avrebbe poi sposato, diventando deputato nel 1968").

Ho cercato di trasmettere il punto di vista del fondatore di Repubblica, citando più volte e testualmente il famoso memoir. Pannunzio rende partecipe Valiani di un giudizio sulla persona di Scalfari, non sulle scelte politiche. Lo dice ambizioso e arrivista: come si è formato questo convincimento in Mario Pannunzio? Cannatà è sicuro: "Non si tratta, qui, di discutere della validità o meno delle ragioni di Pannunzio: c'è una visione culturale, una certa idea (elitaria) della politica all'origine dello scontro. Questo conta". Sarà la "verità"?

Assodato che il carteggio ci era parso degno di un articolo di giornale (e sperando di aver illuminato lettori, scaltri e ingenui, e amletici curatori) resta da chiarire l'aspetto più fastidioso che sta nelle ultime - licet? non elegantissime - righe dell'articolo di Cannatà. Dove affondano le ragioni di questa risposta, sulla quale si sarebbe altrimenti volentieri sorvolato. S'insinua che ci siano motivi occulti: "La diversità d'opinione - sulla trattativa stato-mafia - va bene. Altro non è lecito nemmeno pensarlo". Visto che non è lecito pensarlo, figuriamoci quanto è lecito scriverlo. Perché negando, l'intenzione è chiaramente quella di affermare . E questo no, caro Cannatà, non è consentito. La posizione che questo giornale ha avuto e ha - manifestamente, senza nascondimenti - sulle vicende della trattativa è assai nota.

Non impedisce di raccontare una storia che nulla ha a che fare con le posizioni di Scalfari o di Repubblica sul processo di Palermo. Suggerire, come fa Cannatà, che ci sia un legame è davvero una dolosa inferenza. Non c'era, in nessuna parte dell'articolo "pannunziano", nè insolenza nè allusione che giustifichi l'insinuazione. Per il mercante anche l'onestà è speculazione? Citarsi è un gran brutto esercizio, ma qui è utile: sembra che Cannatà non abbia letto la recensione al Meridiano da lui curato, apparsa sul Fatto e da me firmata. Il severo maestro l'aveva trovata "oggettiva", aggettivo che verosimilmente si può interpretare come "priva di pregiudizi". Scalfari ha rotto il tabù della sua gioventù fascista ("sono stato fascista finché non sono stato espulso dal partito") e perfino quello della sua complessa vicenda sentimentale, a fianco di due compagne di vita.

Ho intervistato Eugenio Scalfari quando uscì Scuote l'anima mia Eros: ribadì in quell'occasione tutto quello che pensava (e non erano carezze) del Fatto. L'ho scritto, senza modificare una virgola del suo pensiero, senza inseguire forzature. Soprattutto trattandolo da maestro quale è, senza venerazioni che fanno torto all'intelligenza dei venerati e all'integrità dei veneratori. Tentando la strada di una laicità di cui ci sarebbe parecchio bisogno in un Paese incapace di pensiero critico, instupidito dalle personalizzazioni e anestetizzato dagli slogan. E dove può capitare che un Vasari zelante arrechi più danni che vantaggi.

2- VOLTATI EU-GENIO, C'E' UNA LETTERA DI MARIO PANNUNZIO CHE TI LEVA PELLE & OSSA: NON HA VERI LEGAMI O AFFINITÀ IDEALI E MORALI CON NESSUNO. TUTTO È STRUMENTALE, UTILITARIO; TUTTO DEVE SERVIRE ALLA SUA SPLENDIDA CARRIERA

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/1-voltati-eu-genio-ce-una-lettera-di-mario-pannunzio-che-ti-leva-pelle-46231.htm

 

Eugenio Scalfari un maestro di giornalismo Eugenio Scalfari scalfari eugenio REDAZIONE DE "IL MONDO", 1953- SCALFARI E PANNUNZIOPANNUNZIOEUGENIO SCALFARI E MARIO PANNUNZIO NEL 1957

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...