SCELTA CLINICA: MONTI RIESUMA IL CENTRINO - IL BOCCONIANO INCONTRA I SUOI SUPERSTITI E PUNTA A CONDIZIONARE L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL SENATO - I SUOI 15 SENATORI, SE GRILLO SI CHIAMA FUORI, DIVENTANO DETERMINANTI: ACCORDO IN VISTA COL BANANA? - AL PD ANDREBBE BENE QUAGLIARIELLO, IL PDL PUNTA SULLA RICONFERMA DI SCHIFANI, MA IKEA FINOCCHIARO NON DEMORDE - E SE IL PROF VOLESSE PER SE’ LA POLTRONISSIMA? FUOCO FUOCO!...

Fabio Martini per "la Stampa"

Per una settimana il risultato elettorale poco gratificante ha reso Mario Monti più taciturno del solito, oggi il Professore ribadirà pubblicamente che un partito lui vuol farlo per davvero, ma sul breve periodo la vera scommessa della sua pattuglia riguarda una scadenza oramai imminente, una votazione destinata a segnare il destino della legislatura: quella per l'elezione del presidente del Senato.

Mai come stavolta la guida di Palazzo Madama rappresenta il crocevia di tutti i successivi disegni politici ed istituzionali: centrosinistra e centrodestra sono in perfetto equilibrio (119 a 118), nessuno dei due può contare sulla maggioranza e questo apre alla pattuglia di Scelta civica (15 dei 19 senatori eletti sono montiani) qualche interessante prospettiva.

Il regolamento del Senato prevede che dal terzo scrutinio l'elezione del Presidente avvenga a maggioranza assoluta dei presenti e dalla quarta - ecco il punto - si procede a ballottaggio tra i due candidati più votati e dunque viene eletto quello che ottiene la maggioranza anche relativa. In parole povere si può diventare Presidente del Senato anche contando su una minoranza ben guidata.

Osserva il costituzionalista Stefano Ceccanti, già senatore del Pd: «Se Grillo confermasse la sua posizione aventiniana, consegnerebbe la golden share di Palazzo Madama a Monti». In altre parole la rendita di posizione sulla quale aveva scommesso il trio Monti-Casini-Fini per il governo, potrebbe valere per il Senato. Naturalmente nello stallo di questi giorni, è ancora presto per immaginare quali «schemi di gioco» decideranno i due partiti più forti in vista delle prime votazioni per Camera e Senato, già fissate per il 15 marzo e quasi certamente destinate a proseguire nei giorni successivi.

Il Pd, che ha la maggioranza assoluta alla Camera, insisterà per ottenere la presidenza dell'aula di Montecitorio, con il già designato Dario Franceschini? E in quel caso non scoprirà il fianco del Senato, aprendo la strada ad un accordo Pdl-Monti? Domande sulle quali, nelle segrete stanze, stanno già ragionando: in quelle del Pd, dove qualcuno comincia ad accarezzare l'idea di rivendicare la presidenza di Palazzo Madama, in quel caso con una candidatura forte, quella di Anna Finocchiaro.

Ma si ragiona anche in casa del Pdl, un partito che oltre a contare su una candidatura istituzionale (Renato Schifani) ed una non sgradita al Pd (Gaetano Quagliariello), in caso di forte conflittualità col partito di Bersani, potrebbe fare un investimento strategico (al momento molto improbabile) puntando alla elezione di un montiano. In quel caso in pole position si troverebbero Linda Lanzillotta e Mario Mauro.

Certo, Monti sa bene che la prospettiva di essere confermato a Palazzo Chigi per effetto di una convergenza Pd-Pdl sono quasi azzerate soprattutto per effetto delle analisi del voto fatte nei due partiti: il Pd è convinto di aver perso per aver appoggiato il governo Monti, il Pdl di aver recuperato perché ha attaccato il Professore. In attesa di capire se davvero la sua area potrà esercitare la sua rendita di posizione, oggi il presidente del Consiglio incontrerà gli eletti (36 deputati e 15 senatori) e parlerà ai giornalisti, illustrando i programmi della Scelta destinata a diventare partito.

Una settimana fa Monti aveva affettato «soddisfazione» per il risultato elettorale, ma oggi sarà chiamato a chiarire cosa intenda fare il suo movimento, a cominciare da una scadenza di prima grandezza: le elezioni per il sindaco di Roma.

Domani e dopodomani, il presidente del Consiglio incontrerà Pier Luigi Bersani e venerdì Silvio Berlusconi, i leader che lui stesso ha chiesto di sondare in vista del Consiglio europeo del 14 marzo e dedicato alle «priorità per la politica economica» per il 2013. Monti (ottenendo il significativo apprezzamento di un ipercritico come Renato Brunetta) ha invitato anche Beppe Grillo ma per ora il leader del Cinque Stelle non ha dato risposte.

 

MARIO MONTI E LUCA DI MONTEZEMOLO jpegSTEFANO CECCANTICASINI E FINI GAETANO QUAGLIARIELLO RENATO SCHIFANI MARIO MAUROLinda Lanzillotta

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