GRULLINI ANTI-GRILLINI - LA PAURA DEL “BOOM” DEI CINQUESTELLE IN EUROPA, RISVEGLIA IL BUROSAURO SCHULZ: “GRILLO È SOLTANTO VENTO, MI RICORDA STALIN. O CHÁVEZ. E COME ATTORE NON VALE BERLUSCONI”

Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

Martin Schulz, in tutto il mondo si reagisce alla crisi con una politica di espansione e di investimenti. L'Europa ha scelto l'austerità. Non è un errore?
«Certo che lo è. Agire solo sul versante dei tagli è folle e sbagliato. Dobbiamo far crescere i redditi e i consumi. La disciplina di bilancio e gli investimenti strategici sono le due facce della stessa medaglia».

Lei ha le sue responsabilità. E' presidente del Parlamento europeo. Candidato alla guida della Commissione. Ed è un leader politico tedesco. L'austerità è la linea tedesca.
«Non è così. In questi anni la Germania è stata in buona compagnia: Austria, Paesi bassi, il mondo scandinavo...».

Ma a comandare è la Merkel. Non è troppo potente?
«Mi viene mente Lineker, quando diceva: "Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Germania". Purtroppo, non è vero; come ben sapete voi italiani. La Merkel è senz'altro una donna forte. Ma a Berlino non governa più da sola. Da quando i socialdemocratici fanno parte della maggioranza, la politica tedesca è oggettivamente cambiata».

Voi dell'Spd avete ottenuto qualcosa sul piano interno, ad esempio sul salario minimo. Non sulla politica europea.
«Non è così. Pensi all'unione bancaria. Pensi alla tassa sulle transazioni finanziarie. Ma già il secondo salvataggio della Grecia passò con i voti dell'Spd. Abbiamo stabilito il principio per cui il rispetto dei parametri di Maastricht non può prevalere sui diritti sociali: una conquista fondamentale, che farà valere i suoi effetti nel tempo. E Sigmar Gabriel, il nostro leader, ha detto chiaramente a Wolfgang Schäuble che il ministro delle Finanze da solo non può fare la politica della Repubblica federale tedesca».

Riuscirete anche a rompere il tabù del 3% sul rapporto deficit-Pil?
«Il 3% va rispettato. Ma per calcolarlo bisogna distinguere il debito dello Stato dalle spese per l'emergenza e dagli investimenti per il futuro. Ad esempio, i fondi spesi in via eccezionale per far fronte alla crisi bancaria non devono essere computati nel calcolo del 3%. Lo stesso vale per gli investimenti produttivi».

In un'intervista a «Le Monde», lei si è detto favorevole ad accordare un anno di tempo in più a Francia e Italia per mantenere gli impegni di bilancio. Conferma?
«Prendo atto che sia la Francia sia l'Italia hanno detto di non aver bisogno di rinvii. Ma non è importante il tempo in cui si consegue la stabilità; è importante la stabilità».

Di questo passo, a vincere le Europee saranno le forze anti-europee. Sarà una catastrofe? O potrebbe essere uno choc salutare, come sostiene Prodi?
«Forse Romano ha bisogno di uno choc. Io sono choccato già ora. Ma non dall'ascesa degli estremisti, che considero un allarme esagerato; dai 27 milioni di disoccupati, dai giovani senza lavoro, che sono il terreno fertile su cui gli estremisti seminano. Oggi gli anti-europei hanno 90 seggi a Bruxelles. Potranno averne 20 o 25 in più; ma non avranno alcun impatto sulla direzione dell'Europa. Cosa cambierà se Marine Le Pen avrà 8 o 10 o 12 seggi?».

Resta il fatto che la crisi sociale dovrebbe rafforzare la sinistra. Invece non accade. Perché?
«Sono convinto che la sinistra sarà il primo gruppo al Parlamento europeo. Le do ragione però sul fatto che non c'è lo spostamento a sinistra che vorremmo. Dobbiamo mobilitare il nostro elettorato tradizionale, che è tentato dall'astensionismo e dal populismo».

Come giudica Grillo?
«Grillo è vento. Come si fa a giudicare il vento? Non vedo la sostanza. Berlusconi ha una sostanza politica, su cui posso dare un giudizio. Grillo minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. L'ultimo a dire una cosa del genere è stato Stalin. O forse Hugo Chávez. Se l'avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l'intervento della magistratura. La libertà di mandato dei parlamentari è uno dei fondamenti della democrazia. Mi verrebbe da dire che Grillo è espressione di un totalitarismo moderno...».

Addirittura?
«Diciamo che si sente in Grillo una tendenza autoritaria. In Spagna si direbbe caudillismo».

Renzi?
«Coraggioso e combattivo. Vincerà le Europee».

Cos'è successo tra lei e Berlusconi? Sono dieci anni che vi beccate.
«Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla settimana di volontariato. Come attore, Grillo non vale Berlusconi».

Berlusconi ha vinto tre volte le elezioni.
«Ma ha fallito. Ha lasciato l'Italia con più debito e più disoccupazione».

Molti italiani, non solo tra i berlusconiani, pensano che la Germania abbia raggiunto con la pace lo scopo che aveva fallito con due guerre mondiali: imporre la sua egemonia in Europa.
«Questo è falso. La grande maggioranza dei tedeschi vuole "una Germania europea, non un'Europa germanizzata", secondo la formula di Thomas Mann. Su 700 miliardi di euro messi per stabilizzare le finanze europee, 400 miliardi vengono o sono garantiti dalla Germania. Non si può dire che i tedeschi non siano solidali. Eppure, su questo le do ragione, restiamo impopolari. Dobbiamo stare attenti a presentare i nostri aiuti all'Europa non come carità ai più poveri, ma come un'azione che rientra nell'interesse di un Paese il cui Pil è legato per il 35% all'export: la stabilità dei nostri vicini è la nostra».

Lei è favorevole agli eurobond?
«Sì. Ma per gli eurobond ci vuole l'unanimità. Oggi non ci sono le condizioni. E' bastato però che Draghi si dichiarasse pronto a intervenire comprando i buoni del tesoro dei vari Stati europei, per far diminuire i tassi. Dobbiamo appoggiare tutto quel che va verso la garanzia europea dei debiti sovrani dei singoli Stati».

Draghi le piace?
«Draghi ha salvato l'Europa».

L'euro è troppo forte?
«E' eccezionalmente forte. Capisco le preoccupazioni dei Paesi esportatori. Ma la materia è di competenza della Banca centrale europea. Rispetto la sua autonomia».

Tsipras come lo trova?
«Mi pare si stia socialdemocratizzando».

C'è un pericolo Mosca per l'Europa?
«No. Mosca deve capire che un Paese con potere di veto all'Onu non può violare il diritto internazionale; e la Crimea rappresenta un vulnus. Ma, come dice Obama, dobbiamo tenere un canale negoziale aperto, alla ricerca di un terreno comune. Sono convinto che tra la Russia e l'Unione europea ci sia un terreno comune».

Non prova imbarazzo nel vedere Schröder che abbraccia Putin e lavora per Gazprom?
«Non condivido tutto quello che fa Gerhard Schröder. Però, come ha riconosciuto lo stesso Putin, il nostro ex cancelliere ha fatto pressione perché i tedeschi ostaggio dei filo-russi fossero liberati. Il che è avvenuto».

Il suo ultimo libro, pubblicato in Italia da Fazi, si intitola «Il gigante incatenato». Vedremo mai una vera unione politica europea, magari senza il Regno Unito?
«Proprio Cameron faceva notare che nel 2040 nessun Paese europeo sarà nel G8. La stessa Germania sarà soltanto la nona economia al mondo. L'unione politica degli Stati sovrani europei non è solo un sogno; è una necessità».

 

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