alessandro antonella giuli federico mollicone giovan battista fazzolari

FRATELLI COLTELLI - “SEI UN PICCOLO UOMO”, “MI STAI MINACCIANDO?”: SCOPPIA LA FAIDA DENTRO FRATELLI D’ITALIA CON LO SCAZZO FURIOSO TRA ANTONELLA GIULI, SORELLA DEL MINISTRO, E IL DEPUTATO FEDERICO MOLLICONE - A FAR ESPLODERE LA LITE, IL SOSPETTO CHE IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA SI FOSSE INTRATTENUTO A PARLARE CON UN GIORNALISTA - FAZZOLARI SPINGE PERCHÉ GIULI SI DIMETTA E SOTTO ACCUSA FINISCE PURE EMANUELE MERLINO, CAPO DELLA SEGRETERIA TECNICA DI GIULI, SCELTO SU INDICAZIONE DELLO STESSO "FAZZO" - "REPUBBLICA": "CI SAREBBE UNA CHAT DEI PARLAMENTARI PRO-VITA IN CUI SI IRONIZZA SULLA NOMINA DI SPANO DA PARTE DI GIULI. MESSAGGI PRIVATI, SCRITTI SENZA DIPLOMAZIA. ALCUNI, IMBARAZZANTI, FIRMATI DA UN BIG DEL PARTITO DI CUI VIENE FORNITO L’IDENTIKIT: DONNA, MEMBRO DEL GOVERNO, DA SEMPRE A DESTRA - GLI AMICI DI GIULI SOSTENGONO CHE DIETRO ALLA PROSSIMA PUNTATA DI 'REPORT' CI SIA UNA VENDETTA CHE NASCE DENTRO FDI. CHE A COSTRUIRE UN CLIMA OSTILE AL MINISTRO AVREBBE COLLABORATO ANCHE SANGIULIANO"

Giovanna Vitale e Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

ANTONELLA GIULI

Fratelli contro Fratelli, come in una faida nel cuore del melonismo. Transatlantico, primo pomeriggio. In piedi, a due metri dal divanetto, c’è il presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone.

 

Compare Antonella Giuli: giornalista, assunta nell’ufficio stampa della Camera, amica intima di Arianna Meloni, sorella di Alessandro Giuli. È in “borghese”, oggi non lavora. Ed è lì per il fratello, nel giorno peggiore: traballa la poltrona da ministro della Cultura, la puntata di Report incombe minacciosa, la fazione dei falchi di palazzo Chigi vorrebbe la sua testa.

 

federico mollicone

La donna si avvicina a Mollicone, una vita con Meloni. Dice di essere venuta a sapere che si è intrattenuto fuori dal palazzo con un giornalista, glielo fa presente: per raccontare cosa?

 

In fondo, è il presidente della commissione Cultura, conosce tutto della galassia del dicastero. Veleni e sospetti. «Ero in commissione — replica il deputato, a portata del cronista — sei fuori strada! ». Antonella Giuli insiste. Sdegnata, allarga pollice e indice, «perché negare?» — dice — è un atteggiamento «da persona piccola piccola».

 

Lui nega ancora, guarda il questore di FdI Paolo Trancassini, sostiene che «è tutto folle, roba da pazzi». Lei taglia corto: «Vabbé, ne parleremo…». Lui allora si avvicina a pochi centimetri da Giuli e alza il tono della voce: «Mi stai minacciando? Mi stai minacciandooo?».

 

«Se per te parlare è minacciare — la risposta — mi arrendo». Trancassini capisce che è troppo, interviene: prende per un braccio la sorella del ministro. E la porta via. Un minuto dopo, Alessandro Giuli ricompare assieme ad Antonella e dice: «Lasciatemi fumare con la mia presidente ».

 

ANTONELLA E ALESSANDRO GIULI

La faida è iniziata. O meglio: adesso è troppo violenta per restare nascosta. Perché la caduta di Francesco Spano non chiude questa storia. A rischiare, adesso, è direttamente Giuli.

 

Dopo le dimissioni del capo di gabinetto, deve andare a Palazzo Chigi. Sente l’assedio, attorno. Teme imboscate, dalla pancia del ministero. Ufficialmente, lo riceve Alfredo Mantovano. Minuti prima dell’incontro gira però un’altra indiscrezione: in realtà vedrà riservatamente Giorgia Meloni (lei, in serata, negherà il colloquio).

 

Il ministro deve spiegare ai vertici del governo se c’è altro da temere.

 

fazzolari meloni

Se altro sta per uscire. Se può reggere all’urto di altre rivelazioni. Sembra il copione del caso Sangiuliano. Come non bastasse, c’è da scegliere il successore di Spano. Non accetterà, spiega a Mantovano, forme di «commissariamento». Volessero imporgli un sostituto, reagirebbe con le dimissioni.

 

Questo è in effetti un punto cruciale: chi comanda, adesso, chi guida la partita. Ad imputare a Giuli le ultime mosse — la cacciata di Francesco Giglioli, la scelta di Spano — è in primo luogo Giovanbattista Fazzolari. Fino a ieri, dal cerchio magico meloniano si accontentavano di commissariare Giuli. Ora dicono: potrebbe non bastare affiancargli un capo di gabinetto fedele a Palazzo Chigi. Tradotto: se necessario, potrebbero costringerlo a lasciare.

 

antonella giuli

Tutti sono sotto esame, tutti temono il vicino di partito. Rischia addirittura Emanuele Merlino, capo della segreteria tecnica di Giuli — non uno qualunque, lo stratega del kulturkampf di Giorgia Meloni, che ha teorizzato in un documento intitolato Controegemonia — lasciato in dote da Sangiuliano su indicazione di Fazzolari. Aveva il compito di monitorare la situazione, ora traballa perché dopo il “caso Boccia” non ha evitato neanche il “caso Spano”.

 

alessandro giuli alla camera foto lapresse 4

Veleni, ancora. Tutti a rincorrere la prossima rivelazione. Alla Camera prende corpo una suggestione, che al momento però manca ancora di una conferma ufficiale: come non mancassero i problemi, ci sarebbe anche una chat dei parlamentari pro-vita in cui si ironizza sulla nomina di Spano da parte di Giuli.

 

Messaggi privati, dunque scritti senza troppa diplomazia. Alcuni, imbarazzanti, firmati da un big del partito di cui viene fornito l’identikit: donna, membro del governo, da sempre a destra. E poi c’è anche la contraerea, quella degli amici di Giuli. Sostengono innanzitutto che dietro alla prossima puntata di Report ci sia una vendetta che nasce dentro FdI. Che a costruire un clima ostile al ministro avrebbe collaborato tra gli altri anche Sangiuliano

 

meloni fazzolarigiuli arianna meloni

(...)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?