jep gambardella quagliariello

“NOI NON VOGLIAMO SOLO PARTECIPARE ALL’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO, NOI POSSIAMO AVERE IL POTERE DI FARLA FALLIRE” - IL SENATORE QUAGLIARIELLO CITA JEP GAMBARDELLA NE LA GRANDE BELLEZZA SUL PESO DEI 35 CENTRISTI NELLA PARTITA DEL QUIRINALE – L’AVVISO A BERLUSCONI-MELONI E SALVINI: “SIAMO IL CENTRO DEL CENTRODESTRA. A DIVENTARE IL CENTRODESTRA DEL CENTRO CI METTIAMO POCHISSIMO”

Tommaso Labate per corriere.it

 

 

gaetano quagliariello foto di bacco (2)

«Ve la ricordate la Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, no? Ecco, noi siamo i Jep Gambardella dell’elezione del Quirinale». La frase che dà la misura dell’aria che si respira durante le loro riunioni continue, che è la stessa che dà la misura del tono dei contatti telefonici nelle ultime ore, l’avrebbe pronunciata uno dei personaggi più in vista del gruppo.

 

E cioè Gaetano Quagliariello, napoletano per nascita e per fede calcistica, proprio come il regista premio Oscar. L’altro giorno, intrattenendo alcuni colleghi del Senato sui possibili scenari della prossima elezione del presidente della Repubblica, l’ex ministro delle Riforme si è messo a fare i conti in casa propria. Concludendo con un sorriso tra le labbra, come nel parallelo tra mondanità e fallimenti reso celebre dal personaggio interpretato da Toni Servillo, «che noi non vogliamo soltanto partecipare all’elezione del presidente della Repubblica. Ma possiamo avere il potere di farla fallire…».

 

jep gambardella

Noi, cioè «loro», rappresentano sulla carta trentuno elettori ufficiali della platea che eleggerà il prossimo capo dello Stato. Un’enormità, di questi tempi. Sono i parlamentari che a vario titolo fanno riferimento a Coraggio Italia, la formazione di Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che tra Montecitorio e Palazzo Madama mostra muscoli decisamente più allenati di quanto non dicano i sondaggi.

 

Il calcolo, ragionano fonti interne, sarà da rivedere al rialzo già nei prossimi giorni e in prospettiva sempre di più, sempre con la freccia in alto. «Siamo ventiquattro alla Camera, sette al Senato. Altri due stanno per aggiungersi a noi a Palazzo Madama», e si arriva a trentatré; «a trentacinque elettori per il Quirinale arriviamo facilmente con due delegati regionali, uno di questi sarà Toti in persona, un altro verrà fuori dai consiglieri eletti in Liguria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania e Calabria».

 

 

JEP GAMBARDELLA

Per quanto il tono della frase attribuita a Quagliariello fosse improntato all’ironia, il tema delle decisioni che potrà prendere il gruppo dei centristi — al momento ascritto al centrodestra — è uno dei punti interrogativi su cui si discute di più a Palazzo. Per la forza aritmetica del gruppo, ovviamente; ma anche, ha detto uno di loro parlando con gli ambasciatori di Forza Italia che perorano la causa quirinalizia di Silvio Berlusconi, «per la capacità di espansione che abbiamo: tra i nostri banchi siedono almeno sei ex grillini, che sono amici di altri ex Cinquestelle e di molti che nei Cinquestelle ci stanno ancora, che parlano con loro, che sanno quali corde toccare… Diciamo che se il blocco renziano potrebbe finire per qualche pezzo, e non è detto che lo faccia, il nostro di pezzi può solo guadagnarne».

quagliariello romani

 

Ad Arcore hanno colto il senso del messaggio, se è vero che Berlusconi è tornato a parlare personalmente al telefono con alcuni di loro. Nel gruppo, d’altronde, ci sono persone che conosce da una vita: da Paolo Romani, che è stato suo ministro all’epoca di Palazzo Chigi e capogruppo forzista al Senato, a Mariarosaria Rossi, che per anni ne è stata l’assistente; senza dimenticare l’ex olimpionico di scherma Marco Marin, che insieme a Toti e Quagliariello tiene i ranghi serrati.

 

 

Ma il tema che i centristi sono sul punto di sollevare anche di fronte a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, facendo leva sui numeri del Quirinale, riguarda la cittadinanza nel centrodestra unito e va ben al di là della partita che sta giocando il Cavaliere. Il segnale arrivato dalla Calabria, dove la lista di Coraggio Italia ha sfiorato il 6 per cento (ed eletto due consiglieri) ma è rimasta fuori dalla giunta regionale varata dal neo-governatore Roberto Occhiuto, è stato visto come un affronto.

 

«Noi siamo disposti a seguire la linea del centrodestra anche sul Quirinale se il centrodestra ci considera parte integrante e ci convoca per determinarne una», è il refrain più gettonato in questo inizio di settimana. E dove non arrivano le parole, dice una delle veterane del gruppo, arriverà il peso dei numeri del pallottoliere del Colle. «Siamo il centro del centrodestra. A diventare il centrodestra del centro ci mettiamo pochissimo». Il centro è il luogo dove si gioca un pezzo di partita. E nel centrocampo ideale del Palazzo, loro, ci sono. Per partecipare o far fallire, come Jep Gambardella.

maria rosaria rossi

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?