SERRAVALLE DI LACRIME (E DEBITI) - DA COME FILIPPO PENALE LA PRESENTÒ AL CONSIGLIO PROVINCIALE L’OPERAZIONE MILANO-SERRAVALLE DOVEVA PAGARSI DA SOLA.DI PIÙ: PORTARE DENARO DA IMPIEGARE “NELLA MOBILITÀ”, “NELLA CULTURA”, “NEL SOCIALE”! - RISULTATO? TUTTI I DIVIDENDI DELL’AUTOSTRADA OGNI ANNO SE LI MANGIANO LE BANCHE PER RIPAGARE IL DEBITO CONTRATTO NEL 2005. IN TUTTO PRENDONO IL VOLO QUASI 14 MLN €…

Gianni Barbacetto per il "Fatto quotidiano"

Un'operazione che si paga da sé. Anzi, destinata a portare alla Provincia di Milano denaro da impiegare "nella mobilità", "nella cultura" e "nel sociale". Così Filippo Penati presentò, nel 2005, l'acquisto delle quote dell'autostrada Milano Serravalle che erano nelle mani del gruppo Gavio. Allora era presidente della Provincia. Oggi è il principale indagato nell'inchiesta sul "sistema Sesto" e i pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, ipotizzano che siano girate tangenti anche sull'operazione Serravalle.

In attesa delle verifiche giudiziarie sui profili penali, i conti già smentiscono nettamente le promesse di Penati: quell'operazione pesa ancor oggi sui bilanci della Provincia e dell'Asam, la società controllata che possiede la Serravalle. Tutti i dividendi dell'autostrada se ne vanno ogni anno mangiati dalle banche per ripagare il debito contratto nel 2005. E non bastano: prendono il volo infatti quasi 14 milioni l'anno, la quasi totalità dei dividendi di Asam, compresi quelli che provengono dalle quote di Sea aeroporti e dell'autostrada della Cisa.

La vicenda prende avvio l'8 settembre 2005, quando Penati si presenta in Consiglio provinciale e, tra le proteste del capogruppo pdl Bruno Dapei, dà finalmente conto dell'operazione compiuta in gran fretta a partire dal 29 luglio, quando nasce Asam, con un consiglio d'amministrazione di tre persone: Antonino Princiotta, Giordano Vimercati e Giancarlo Saporito. È la giunta provinciale a firmare, nell'estate, tutte le decisioni sulla vicenda, assunte in riunioni riservate dal presidente e dalla cerchia ristretta dei suoi fedelissimi. La neonata Asam decide subito di comprare da Gavio, a sorpresa, il pacchetto del 15 per cento della Serravalle, facendo arrivare al 53 la Provincia (che pure in alleanza con il Comune di Milano ne deteneva già la maggioranza). Paga 8,9 euro per azione, con un esborso di 238 milioni, facendo guadagnare a Gavio 176 milioni.

Il consiglio provinciale viene informato solo l'8 settembre, a cosa fatte: perché, spiega una fonte interna, se il prezzo fosse diventato pubblico, l'operazione con Gavio sarebbe saltata: altri sarebbero infatti intervenuti, segnatamente il Comune di Milano, che avrebbe potuto offrire il suo pacchetto a un prezzo solo di poco inferiore. Invece nessuno disturba il manovratore. E l'8 settembre Penati presenta l'acquisto come una grande operazione: "Vi è un rafforzamento importante da parte della Provincia che non va ad incidere sul bilancio della Provincia stessa", dice al consiglio.

"L'operazione finanziaria devo dire ottimale. Si dà una valorizzazione al patrimonio della Provincia, una valorizzazione delle partecipate della Provincia stessa. Si fa un ragionamento complessivo strategico guardando al dopo. Non si pensa solo di essere e di lavorare per la mobilità, si pensa anche al fatto che quello che si può ricavare dall'aver acquisito la maggioranza di questa società possa anche essere reinvestito per le stradeprovinciali, perlacultura di questa Provincia, per situazioni di disagio sociale".

Ma chi paga? L'acquisto viene fatto a debito. Asam esce dalla sala parto in cui è nata già con solidi rapporti con Banca Intesa, che si fa carico dell'operazione: sgancia i 240 milioni necessari. In cambio pretende in pegno non soltanto il 15 per cento acquistato da Gavio, ma l'intero pacchetto del 53 per cento; e impone alla presidenza della Serravalle un suo uomo, Giampio Bracchi, vicepresidente di Intesa, che sostituisce Bruno Rota, epurato perché in disaccordo con Penati.

Negli anni seguenti, non ci sono tracce di ricavi impiegati "per la mobilità" e "le strade provinciali", né "per la cultura" e "situazioni di disagio sociale". Dopo l'operazione, i dividendi non vanno più alla Provincia, ma alle banche. La Provincia ci mette 70 milioni, riducendo il rosso di Asam a 170 milioni più interessi. Ma per farlo vende azioni Serenissima (la Milano-Venezia) alla stessa Serravalle. Nel 2008 Asam ristruttura il suo debito residuo di 180 milioni. Salda Banca Intesa e s'impegna per 80 milioni con Dexia, a tasso variabile, fino al 2028 (quando scadrà la concessione).

Gli altri 100 milioni vengono coperti dalla Provincia con una sorta di prestito cash. Asam lo restituisce un paio d'anni dopo, indebitandosi per 50 milioni con Bnl, 30 con Popolare di Milano e 20 con Montepaschi. Risultato: più di 13 milioni l'anno, quasi l'intero dividendo, escono da Asam per il debito di un'operazione che, secondo Penati, avrebbe dovuto pagarsi da sola.

 

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