LEGA E GRILLINI SI LITIGANO I FORCONI - SALVINI SPERA DI SALVARE QUELLO CHE RESTA DEL PARTITO DI BOSSI CAVALCANDO L’ONDA DELLA DISPERAZIONE

Francesco Alberti per il "Corriere della Sera"

Pancia a terra, in alto i forconi e dagli all'euro. Non sia mai detto che bastino Cinque stelle per oscurare il Sole delle Alpi. Cambia il marketing della Lega nell'era del post Senatur. C'era una volta il Carroccio di governo, romanizzato a tal punto da divenire a tratti il centro gravitazionale dell'egemonia berlusconiana con annessi e connessi. Poi è stato il diluvio, tra scandali alla Belsito, cerchi magici in pezzi e un Bossi calante, addirittura ritenuto troppo ingombrante. Ora si torna alle origini. Alla clava.

O perlomeno ci si prova. Il quarantenne Matteo Salvini, inaugurando la sua stagione da segretario, ha rispolverato antichi slogan: «Pancia a terra, rinasce la Lega di lotta!». Ma gli anni Novanta sono un ricordo sbiadito. La verginità politica di allora, poi, non ne parliamo. E in più c'è un Grillo che morde e succhia il serbatoio padano, forte di un populismo declinato in versione moralizzatore e antieuropeista, ma comunque capace di incrociare la questione settentrionale anche se non in versione indipendentista.

E allora, sarà un caso, ecco che tornano alla Camera scene da film western o da horror, dipende dai gusti. Il deputato Gianluca Buonanno, 47 anni, da Borgosesia (Vercelli), ex ultrà di Giorgio Almirante, poi passato dalle parti di Bossi, l'altro ieri si è messo ad agitare un forcone di cartone durante il dibattito sul dl Salva-Roma, mandando su tutte le furie la presidente Boldrini.

«Era un modo per simboleggiare la protesta che entra nel Palazzo. Ma soprattutto per dare visibilità alla battaglia della Lega, troppo spesso oscurata e marginalizzata dalla rumorosa opposizione dei Cinque Stelle», spiega il giorno dopo Buonanno (reduce da un'ennesima performance: ha votato con una molletta al naso «perché questo decreto puzza»). Pentito? Ma va: «Avevo portato un forcone vero, ma poi mi hanno detto che avrei passato grossi guai...».

E nemmeno intimorito all'idea che il suo gesto possa essere appaiato a quello, nel marzo del 1993, in piena Tangentopoli, del leghista Luca Leoni Orsenigo, che sventolò un cappio (vero) contro i corrotti durante il discorso dell'allora capo del governo Giuliano Amato: «Erano altri tempi». Eppure la Lega made in Salvini, con Maroni in cabina di regia, sembra volersi rituffare in quello stesso mare. Anche se non sarà semplice rimettere insieme i pezzi del celodurismo con un Bossi invecchiato e marginalizzato. Il neosegretario ci dà sotto. «Euro criminale».

«Calci in culo ai giornalisti». E nessuna pietà per gli immigrati del Cie di Lampedusa: «I poverini non sono quelli che vengono disinfettati, ma i cittadini che poi vengono derubati da chi è stato disinfettato». Razzisti? «Felici di esserlo, se è razzismo dire che prima viene la nostra gente».

Ci sarà da sgomitare. Le truppe di Grillo, alle ultime Politiche, hanno saldamente piantato le loro tende al Nord. E il Carroccio, insieme al Pd, ha pagato il conto più salato. La fotografia scattata mesi fa dai ricercatori dell'Istituto Cattaneo non lascia spazio a dubbi: la fuga dei voti padani oscilla tra il 30 e il 45% in roccheforti come Brescia e Padova, arriva al 17% a Piacenza, al 10% a Bologna, mentre a Genova e a Monza più della metà dei voti leghisti se li è presi il M5S o il mare magnum dell'astensionismo. Sfida vitale: a maggio ci sono le Europee, per la Lega una sorta di dentro o fuori, deve arrivare almeno al 4%.

Salvini sfoggia ottimismo («Il 10% è alla nostra portata»), cerca agganci tra gli euroscettici del Continente, cercando di dare un profilo movimentista alla sua creatura. Piergiorgio Corbetta, ricercatore dell'Istituto Cattaneo, non è tenero con il nuovo corso: «Il Carroccio appare in grande difficoltà: Salvini cerca una legittimazione puntando sull'aggressività dei toni, ma non si vedono idee nuove. La Lega si è fatta sfilare da Grillo il tema della moralizzazione e sul regionalismo, tra scandali e sperperi, annaspa». Resta la carta della secessione dall'euro. Senza però scimmiottare un improbabile grillismo padano.

 

beppe-grillo-a-genovaGRILLO A ROMASALVINI E MARONI UMBERTO BOSSI E BELSITO SALVINI E MARONI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...