taglio parlamentari

SI VOTA! LA CORTE COSTITUZIONALE HA DICHIARATO INAMMISSIBILI I RICORSI SUI CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE TRA POTERI DELLO STATO SOLLEVATI CONTRO L’ELECTION DAY – IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI SI VOTERÀ REGOLARMENTE INSIEME A REGIONALI E AMMINISTRATIVE

 

 

 

Da www.italiaoggi.it

 

 

CARTABIA

Nessun rinvio al refendum costituzionale sul taglio dei parlamentari del prossimo 20 e 21 settembre: la Consulta ha infatti dichiarato inammissibili i quattro ricorsi che erano stati sollevati dal comitato promotore, da regioni, parlamentari e forze politiche, contro la consultazione referendaria sulla legge costituzionale che punta a tagliare il numero di deputati e senatori.

 

"La Corte costituzionale ha esaminato oggi in camera di consiglio l’ammissibilità di quattro ricorsi per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato – sollevati dal Comitato promotore del referendum, dalla Regione Basilicata, dal senatore Gregorio De Falco e dall’Associazione +Europa - riguardanti, sotto vari profili, il taglio dei parlamentari nonché il relativo referendum costituzionale e le elezioni regionali, per i quali sono state fissate le date del 20 e 21 settembre (election day).

taglio parlamentari

 

In attesa del deposito delle ordinanze (previsto per domani), l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che i quattro ricorsi sono stati dichiarati inammissibili". Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, a questo punto, si terrà regolarmente il 20 e 21 settembre prossimo.

 

conte di maio

La data della consultazione, che era stata ufficializzata dal consiglio dei ministri, presieduto dal presidente Giuseppe Conte, conferma quindi la bontà della scelta dell’election day con le prossime elezioni amministrative. Gli italiani saranno così chiamati a confermare oppure a respingere la riforma costituzionale approvata dal parlamento, che riduce di circa un terzo il numero dei parlamentari. I deputati alla Camera con la vittoria del 'sì' alla riforma si ridurranno da 630 a 400, mentre i senatori passeranno da 315 a 200. Con la vittoria del 'no' la riforma sarebbe invece cancellata e si manterrebbe il numero attuale di parlamentari.

 

m5s taglio parlamentari

Non è previsto il 'quorum' del 50% più uno dei votanti, a differenza del referendum abrogativo (istituito per leggi 'ordinarie'). A prescindere dal numero di elettori che si recheranno alle urne, cioè, il risultato sarà valido e avrà l'effetto di confermare o abrogare suddetta riforma.

 

Tornando alla pronuncia della Consulta, in una nota la Corte spiega le ragioni per le quali ha deciso di non decidere sui quattro ricorsi. Innanzitutto «la Corte ha dichiarato inammissibile (relatore Giuliano Amato) il conflitto sollevato dal Comitato promotore del referendum sul testo di legge costituzionale riguardante il “taglio dei parlamentari” avente per oggetto l’abbinamento delle due votazioni, disposto dal decreto legge n. 26 del 2020 e dal Dpr 17 luglio 2020.

flash mob m5s per il taglio dei parlamentari 2

 

Il Comitato promotore non ha legittimazione soggettiva a sollevare questo conflitto dato che la Costituzione non gli attribuisce una funzione generale di tutela del miglior esercizio del diritto di voto da parte dell’intero corpo elettorale».

 

In un secondo caso, «la Corte ha dichiarato inammissibile (relatore Giovanni Amoroso) il ricorso proposto dalla Regione Basilicata con riferimento sia all'avvenuta approvazione definitiva, l’8 ottobre 2019, del testo di legge costituzionale di modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione sulla riduzione del numero dei parlamentari, sia al Dpr del 17 luglio 2020 di indizione del referendum popolare confermativo.

 

GREGORIO DE FALCO A 'UN GIORNO DA PECORA'

 La Corte, in linea con la propria giurisprudenza, ha infatti escluso la legittimazione soggettiva degli enti territoriali, in generale, e della Regione, in particolare, perché non sono potere dello Stato ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione». In un terzo caso, «con riferimento al ricorso presentato dal senatore De Falco nei confronti del Senato, del Governo e del Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale (relatore Nicolò Zanon) ha ritenuto che esponesse, in modo confuso e incoerente, critiche alla legge elettorale, alla riforma costituzionale, all’accorpamento delle consultazioni, all’utilizzo dei decreti legge e, infine, al procedimento di conversione in legge degli stessi, sovrapponendo argomenti giuridico-costituzionali tra loro ben distinti. Inoltre, pur sostenendo la violazione di plurimi principi costituzionali inerenti sia il procedimento legislativo sia quello di revisione costituzionale, il ricorso non ha chiarito quali attribuzioni costituzionali del singolo parlamentare siano state in concreto lese nel corso di questi procedimenti.

marta cartabia 2

 

Perciò è stato giudicato inammissibile». Infine, «con il conflitto promosso dall’Associazione +Europa, nella sua veste di partito politico, veniva contestata in particolare la previsione (contenuta nel dl n. 26 del 2020) che riduce a un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richiesto per presentare liste e candidature nelle elezioni regionali. Secondo +Europa, omettendo di prevedere, in favore dei partiti già presenti in Parlamento, una deroga all’obbligo della raccolta delle sottoscrizioni, il legislatore avrebbe leso le sue attribuzioni costituzionali in quanto partito politico. L’inammissibilità del conflitto (relatrice Daria De Pretis) deriva dal difetto di legittimazione della ricorrente in base alla costante giurisprudenza costituzionale che nega ai partiti politici la natura di potere dello Stato».

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