SILVIO CONTRO LO “STATO DI POLIZIA” - “NON MI DIMETTO SE NON DOPO UN VOTO DI SFIDUCIA IN PARLAMENTO CHE IO ESCLUDO” - "DOBBIAMO TORNARE AD ESSERE UN PAESE CIVILE ED OGGI NON LO SIAMO. QUANDO CHIAMATE QUALCUNO DAL VOSTRO TELEFONO SENTITE LA MORSA DI UNO STATO DI POLIZIA” – CONTRO FORMIGONI E CASINI, FAVOREVOLI AL VOTO ANTICIPATO AL 2012 – “L'OPPOSIZIONE SEMPRE NELLE MANI DEI COMUNISTI” E “NON HA ALCUN PERSONAGGIO CREDIBILE CON CUI SI POSSA ANCHE SOLO DIALOGARE” – IL GOVERNO HA COMBINATO POCO? TUTTA COLPA DI FINI….

Alessandro Sala per il Corriere della Sera

Silvio Berlusconi non si dimette. Lo farebbe «solo in presenza di un voto di sfiducia», un'eventualità che tuttavia il premier ritiene «da escludere» perché quella di cui dispone è «una maggioranza meno numerosa» rispetto all'inizio di legislatura, prima cioè della diaspora di Futuro e Libertà, «ma più solida e più coesa».

Intervenendo telefonicamente ad una festa del suo partito in provincia di Cuneo, il Cavaliere ha lanciato un messaggio chiaro, dentro e fuori alla sua maggioranza: se volete che me ne vada, costringetemi a farlo.

Il capo del governo ha ostentato sicurezza e ha risposto indirettamente a Pier Ferdinando Casini che, riprendendo le parole del governatore lombardo Roberto Formigoni, era tornato ad evocare l'ipotesi di elezioni anticipate: «Non vedo come si possa andare avanti con un governo che davanti all'emergenza sociale è assente, indifferente. Noi abbiamo fatto di tutto per stimolare gli uomini di buona volontà del Pdl ma alle affermazioni private non corrispondono fatti pubblici, quindi meglio lo sbocco elettorale».

«Governeremo ancora per tutto l'anno e mezzo che manca alla fine della legislatura» ha invece puntualizzato il premier. Di più: «E vinceremo anche la prossima sfida» perché l'opposizione «non ha il nostro stesso credito», è «sempre nelle mani dei comunisti» e «non ha alcun personaggio credibile con cui si possa anche solo dialogare».

LE RIFORME MANCATE - Berlusconi ha ribadito l'intenzione di procedere a passo svelto sulla via delle riforme, a partire da quella della Giustizia e del Fisco. E' tornato a contestare l'uso delle intercettazioni, parlando dell'Italia come di un paese che non è davvero libero perché «quando chiamate qualcuno dal vostro telefono sentite la morsa di uno stato di polizia e questo vi fa sentire cittadini di uno Stato che non vi tutela».

E ha ribadito che la manovra lacrime e sangue è stata imposta dall'Europa e che i cambiamenti in corso d'opera, dopo un varo frettoloso imposto dalla Bce, erano stati annunciati fin dall'inizio.

Ha annunciato nuovi interventi per la crescita che saranno vagliati dal consiglio dei ministri in settimana (ha parlato tra l'altro di dismissioni del patrimonio pubblico e dello sblocco di grande opere). Ma non ha mancato anche di lanciare staffilate nei confronti di Fini e dei suoi, mai citati esplicitamente, indicati come capro espiatorio per la mancata attuazione delle riforme «che dal '94 rientrano nei nostri programmi». «Perché non le abbiamo fatte in tutto questo tempo - si è chiesto il capo del Pdl -? Perché nella nostra maggioranza abbiamo sempre avuto persone che si sono opposte».

L'AFFONDO DI FINI - Il leader di Fli Gianfranco Fini, dal canto suo, intervistato da Maria Latella su SkyTg24 aveva a sua volta attaccato il presidente del consiglio, spiegando tra l'altro di non essersi stupito nel vedere «un noto faccendiere» scendere dall'aereo presidenziale a Panama, con evidente riferimento a Valter Lavitola, uomo chiave nel caso Tarantini sui presunti ricatti a sfondo sessuale ai danni del premier stesso.

«La politica o da buon esempio o perde credibilità - ha detto il presidente della Camera parlando proprio delle reticenze di Berlusconi a chiarire la vicenda su cui indaga la procura partenopea -. Nella vicenda del premier che non si è voluto recare a Napoli, la cosa che ha dato fastidio è che nessun cittadino può pensare di non aver il dovere di rispettare una norma o una regola. Se ti chiamano a testimoniare, ci deve andare».

«Dare l'esempio - ha poi rimarcato - significa tante cose, anche non considerarsi al di sopra della legge». Ma Fini non ha risparmiato anche critiche alla politica portata avanti dall'esecutivo in materia di contrasto alla crisi economica-finanziaria: «Non mancano le ricette, ci sono intere biblioteche - ha detto il numero uno di Montecitorio -.

Confindustria chiede giustamente riforme strutturali» ma «il problema è che questa maggioranza non sa che pesci prendere».

 

 

Bossi Fini Casini Berlusconi _ Nonleggerloberlusconi e casini Berlusconi a Porta a Porta Casini sullo sfondo lapre01 silvio berlusconi formigoni manifest sicurezzafini berlusconi ada c cfc fdae c U DYF x x FINI BERLUSCONI asp jpegBerlusconi e Fini visti da Benny

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”