SINISTRATI DE MILAN - COME SI E’ ARRIVATI ALLA ROTTURA TRA BOERI E PISAPIA - ALL’ORIGINE UN ‘’MATRIMONIO’’ ATTACCATO CON LO SPUTO TRA RADICAL-CHIC, ESTRANEI AL PD, CON EGO SURVOLTATO - “BOERI NON HA ANCORA ELABORATO IL LUTTO PER AVER PERSO LE PRIMARIE E NON ESSERE DIVENTATO LUI SINDACO. HA UN PROTAGONISMO SMODATO, PROCEDE IN ASSOLUTA SOLITUDINE E FINISCE CON L’ANDARE FUORI ASSE CON TUTTI GLI ALTRI ASSESSORI”…

Gianni Barbacetto per "il Fatto quotidiano"

È tornata a muoversi la Milano che aveva acclamato insieme, in piazza del Duomo, Giuliano Pisapia sindaco e Stefano Boeri il più votato dei consiglieri. Appelli a non dividersi, catene di sms, immagini che cercano di sdrammatizzare lo scontro (un bacio Pisapia-Boeri ricalcato sull'ultima pubblicità Benetton), pagine facebook che invitano all'unità ("Occupy Boeri-Pisapia", "Vogliamo che Pisapia riconsegni le deleghe a Boeri! Salviamo l'arcobaleno"...). Nelle prossime ore si capirà se la frattura tra il sindaco e il suo assessore alla cultura è definitiva o potrà essere ricomposta.

Come si è arrivati alla rottura? In quattro giorni convulsi e inaspettati. Giovedì 24 novembre: conferenza stampa di Boeri su "dieci idee per la cultura", con critiche al museo di arte contemporanea progettato da Libeskind. Venerdì 25, mattina: intervista a Radio Popolare sull'Expo, che secondo l'assessore è stato da Pisapia lasciato nelle mani di Roberto Formigoni. Segue riunione di giunta: il sindaco, su tutte le furie, chiede al suo assessore di "rispettare la collegialità" delle decisioni ed emette un comunicato in cui liquida le posizioni di Boeri come "valutazioni personali".

Sabato 26: Pisapia sente al telefono il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sabato sera: gabinetto di guerra del Pd milanese; qualcuno propone una ridistribuzione delle deleghe di giunta. Domenica 27, ore 19, l'ultimatum: si è incrinato il rapporto di fiducia, dunque o Boeri riconsegna le deleghe alla cultura, moda e Expo, o sarà il sindaco a revocargliele. Domenica notte: il gruppo consigliare del Pd, in un'interminabile riunione, decide di non mollare Boeri al suo destino, ma gli consiglia di restituire le deleghe come gesto di distensione, per poi ristabilire la collaborazione.

Lunedì 28: Boeri restituisce le sue deleghe. Perché si è arrivati alla rottura? Le spiegazioni sono opposte. Per il fronte Pisapia, Boeri non sa fare squadra, ha rotto la collegialità del lavoro di giunta. Anzi - dice un autorevole esponente di quel fronte - "non ha ancora elaborato il lutto per aver perso le primarie e non essere diventato lui sindaco. Ha un protagonismo smodato, procede in assoluta solitudine e finisce con l'andare fuori asse con tutti gli altri assessori".

Per gli amici di Boeri, la spiegazione dei contrasti è invece tutta politica. Tre i principali punti di scontro: museo Libeskind; vendita delle azioni di Sea e Serravalle; Expo 2015.
Il museo di arte contemporanea: bisogna farlo sull'area Citylife (ex Fiera), dice il fronte Pisapia, perché c'è una convenzione già firmata e perché i privati che costruiscono hanno sborsato oltre 40 milioni di euro come oneri di urbanizzazione. Con quei soldi il Comune si è impegnato a realizzare il museo di Libeskind. Boeri ribatte che quel museo, in realtà, lo si farà chissà quando, dunque intanto è meglio portare almeno una parte dell'arte contemporanea nell'area Ansaldo.

Le azioni Sea e Serravalle: in consiglio comunale si stava varando un unico bando per vendere insieme le azioni delle due società e cercare di portar soldi nelle casse vuote del Comune. Boeri si è messo di traverso (facendo naufragare anche un accordo maggioranza-opposizione) e ha imposto la linea dei due bandi, convinto che sia la strada migliore per meglio valorizzare il patrimonio comunale in una competizione di mercato aperta e non confezionata su misura per un unico acquirente.

Expo: Boeri continua a sostenere il progetto dell'orto planetario, da lasciare come grande parco alla città anche dopo l'esposizione universale del 2015; Pisapia, per non essere additato come quello che fa perdere l'Expo a Milano, ha ceduto all'operazione immobiliare voluta da Formigoni (750 mila metri quadri da costruire sull'area dell'esposizione) per risanare i bilanci della Fondazione Fiera.

Il conflitto tra i due è complicato, certo, anche dal carattere dei duellanti. L'avvocato e l'archistar fanno fatica a convivere, a discutere, ad ascoltare. Sono due solisti per vocazione. In più, Boeri sconta la sua solitudine politica: è stato il candidato del Partito democratico alle primarie e del Pd è capodelegazione in giunta. Ma resta del tutto esterno al corpo del partito, ai suoi gruppi, alle sue correnti, ai suoi riti.

È visto come un estraneo dall'apparato. Solo alcuni dei leader milanesi (Giuseppe Civati, Carlo Monguzzi, Pierfrancesco Majorino...) lo difendono davvero. Il partito se ne libererebbe con sollievo. Resta del resto un mistero che cosa abbia detto Bersani a Pisapia, sabato. Di certo il segretario del Pd in questi giorni per Boeri si è reso introvabile.
Come finirà? I duellanti sono condannati a stare insieme, pena far morire il sogno arcobaleno di Milano.

 

STEFANO BOERI E PISAPIAGIULIANO PISAPIA E STEFANO BOERISTEFANO BOERIGIULIANO PISAPIA PIERLUIGI BERSANI ROBERTO FORMIGONI Giuseppe CivatiBACIO BOERI PISAPIA

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