LO SMONTEZEMOLATO NON CI STA A FARSI DARE DEL “BURATTINO” IN MANO AI DUE MARPIONI MIELI E MAURO E REPLICA A FERRARA INCENSANDO SE STESSO E ATTACCANDO TREMONTI - L’ELEFANTINO LO PRENDI A CALCI: “MA LEI È POLEMISTA SLEALE: IL SUO PASSAGGIO SU TREMONTI MI IMPEDISCE DI DISSENTIRE OLTRE, MI OBBLIGA ALL’ASSENSO (E LEI SAPEVA DI ATTIRARMI NELLA TRAPPOLA). L’IMBROGLIO INTELLETTUALE DEL NOSTRO MI SEMBRAVA SINTOMO DI INSICUREZZA POLITICA, CON UN PO’ DI INNOCENTE E BORIOSA VANITÀ, INVECE È UN PECCATO DI CINISMO MAL CALCOLATO. MI SONO ROTTO”…
1- MONTEZEMOLO CI DICE LE SUE RAGIONI
Lettera di Luca di Montezemolo a "il Foglio"
Gentile direttore, ho letto il suo editoriale di ieri dal titolo "Montezemolo & C. e i due direttori". Non mi soffermo sul merito delle critiche, a mio avviso poco convincenti, rivolte ad altri, ma ci sono tre aspetti che vorrei chiarire.
1) Meno di altri posso essere accusato di "declinismo" o "emergenzialismo". Basterebbe leggere gli interventi a difesa del paese fatti sulla stampa internazionale negli ultimi mesi per rendersi conto di quanto tengo al buon nome dell'Italia. Il fatto che io creda fermamente nelle nostre potenzialità è testimoniato, in primo luogo, dai cospicui investimenti che, in questi anni di crisi e nonostante la completa ostilità di un governo che si supponeva fosse liberale, ho fatto insieme ad altri imprenditori, per portare sui binari dell'alta velocità un'impresa privata.
Un miliardo di euro di risorse interamente private certifica più di tante chiacchiere quanto io continui ad essere ottimista sul futuro della nostra nazione. Questa esperienza mi ha però anche convinto definitivamente che le imprese in questo paese riescono a crescere, e ci riescono sempre meno quando non hanno lo sbocco dell'export, nonostante un contesto inefficiente e una politica, in gran parte, incompetente ma pervasiva.
La difesa ad oltranza del monopolista pubblico e i tentativi continui di ostacolare l'effettiva realizzazione della liberalizzazione del trasporto ferroviario, sono un esempio perfetto del perché nel nostro paese gli investimenti, italiani e stranieri, sono ridotti al lumicino.
2) Le posizioni su questo governo e sulla sua linea di politica economica le ho sempre prese a viso aperto e in tempi non sospetti. Non ho aspettato che il consenso di Berlusconi e di Tremonti scemasse per dire quello che pensavo e argomentarlo nel merito. Aggiungo poi che all'epoca sono stato oggetto di un bel po' di critiche da parte di chi, nel solco della peggiore tradizione italica, ieri eccelleva nel "bacio della pantofola", mentre oggi infierisce sul "perdente".
Più di un anno fa dichiarai, quando il ministro dell'Economia viveva la sua stagione di maggior gloria, che la politica neostatalista di Tremonti, accompagnata da roboanti richiami etici e partite di potere personale, era in totale contrasto con lo spirito della rivoluzione liberale di Berlusconi e avrebbe finito per contribuire al suo affondamento. Lo spettacolo offerto in questi ultimi mesi da un ministro che rimane al suo posto cercando contemporaneamente di azzoppare, con azioni e omissioni, il governo di cui fa parte è, purtroppo, una triste conferma delle mie opinioni.
3) Ieri sostenevo, peraltro come Lei, che Berlusconi avrebbe dovuto riprendere la guida economica del governo e per molto, forse troppo, tempo ho sperato in quella "frustata all'economia" di cui non abbiamo mai sentito lo schiocco. Oggi, con altrettanta chiarezza, dico che il tempo per recuperare è finito. Questo governo non ha la forza politica per reagire a una crisi, che - è vero - non ha generato, ma che con la sua debolezza aggrava ogni giorno di più.
Evocare "il mandato popolare a governare" come fondamento per la permanenza dell'attuale esecutivo è condivisibile, ma - come lei stesso schiettamente osserva - non può prescindere dall'efficacia con cui quel mandato viene esercitato. Ancora una volta questa posizione l'ho presa in maniera pubblica e netta, evitando di indulgere nella farsa dei penultimatum e delle mezze scomuniche a tempo.
Aggiungo che, per quel poco che mi sarà possibile, proverò a contribuire affinché si determinino le condizioni per varare un governo istituzionale sostenuto da un'ampia maggioranza, che abbia come punto di riferimento quell'agenda liberale di cui il paese ha assoluto bisogno.
In questi tre anni di impegno civile ai confini della politica, ho dato e preso un buon numero di colpi: ma non mi sono mai nascosto dietro qualcuno, né tantomeno mi sono prestato a fare lo sparring partner di fantomatici, occulti allenatori.
Con i miei migliori saluti
Risposta di Giuliano Ferrara
Siamo in disaccordo, gentile avvocato, sulla possibilità di avere un esecutivo di emergenza capace di fare meglio di quanto è chiamato a fare (vedremo) Berlusconi, e sulla necessità assoluta di difendere la procedura maggioritaria. Ma Lei è polemista sleale: il suo passaggio su Tremonti mi impedisce di dissentire oltre, mi obbliga all'assenso (e Lei sapeva di attirarmi nella trappola). L'imbroglio intellettuale del nostro mi sembrava sintomo di insicurezza politica, con un po' di innocente e boriosa vanità , invece è un peccato di cinismo mal calcolato. Mi sono rotto.




