italexit

ITAL-EXIT? SONDAGGIO SU ITALIANI E EUROPA: IL 42% E’ FAVOREVOLE A INDIRE UN REFERENDUM, IL 51% CONTRARIO - VINCEREBBE IL “REMAIN” CON IL 46%, IL “LEAVE” AVREBBE (OGGI) IL 28% MENTRE IL 26% E’ INCERTO SUL DA FARSI

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera

 

brexit farage junckerbrexit farage juncker

Il risultato del referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella Ue ha avuto l' effetto di uno tsunami, non solo sui mercati finanziari ma nell' opinione pubblica europea. Da tempo, infatti, nei singoli stati membri non si parlava di Europa come in questi giorni. Bisogna tornare alla fine del 2001, nelle settimane antecedenti l' arrivo dell' euro: allora gli europei erano ottimisti. Oggi, al contrario, prevalgono i timori che il sogno della costruzione dell' Europa svanisca e si ritorni a un passato denso di incognite.

 

A questo proposito, dopo la Brexit tra gli italiani prevalgono, sia pure di poco, i pessimisti: il 45% prevede un' Europa sempre più debole e a rischio mentre il 40% è di parere opposto ed è convinto che l' Europa saprà reagire, riducendo gli effetti negativi e rafforzandosi.

Insomma, si aspettano un cambiamento nelle politiche, un passo in avanti del progetto per evitare l' effetto domino e l' abbandono da parte di altri Stati.

 

david cameron   david cameron

La Brexit preoccupa gli italiani, infatti le previsioni delle conseguenze sull' economia del Paese sono abbastanza fosche: il 9% si aspetta riflessi drammatici, il 41% ritiene che ci sarà un impatto negativo anche se non drammatico, il 39% non prevede cambiamenti significativi e il 6% prefigura un miglioramento della nostra economia. Il pessimismo è più evidente tra i ceti deboli: le persone più anziane, quello meno istruite e i «non garantiti» (disoccupati, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori).

 

brexit  4brexit 4

Sarà quindi interessante verificare nei prossimi mesi i riflessi della Brexit sull' indice di fiducia dei consumatori rilevato dall' Istat che nel mese di giugno ha fatto registrare un' ulteriore flessione toccando il livello più basso dell' anno. E sappiamo quanto la fiducia sia importante per la ripresa che rischia di essere flebile.

 

Il risultato del referendum britannico ha indotto alcuni esponenti politici a reclamare un' analoga consultazione in Italia. Si tratta di una richiesta quanto meno improvvida, tenuto conto che l' articolo 75 della nostra Costituzione esclude esplicitamente i trattati internazionali dai temi che possono essere oggetto di referendum.

renzi juncker 3renzi juncker 3

 

Nel nostro sondaggio abbiamo voluto comunque verificare il favore dell' opinione pubblica per questa eventualità. Sebbene la maggioranza degli italiani (51%) si dichiari contraria, nel Paese emerge una larga percentuale (42%) di cittadini molto o abbastanza favorevoli a indire un referendum. Nettamente più favorevoli gli elettori della Lega (79%) e più contrari quelli del Pd (78%). Gli altri elettori sono molto più divisi.

 

Il risultato di un ipotetico referendum vedrebbe prevalere il consenso per la permanenza in Europa (46%) mentre poco più di un italiano su quattro (28%) manifesta l' intenzione di uscire e il 26% si mostra incerto e non ha un' opinione in proposito. Ciò significa che, escludendo questi ultimi, circa due elettori su tre (62%) vogliono rimanere in Europa.

 

Gli atteggiamenti sono fortemente influenzati dall' orientamento politico e dalle condizioni economiche. Riguardo al primo, la volontà di uscita prevale in larga misura tra i leghisti (47% contro 20%) e in misura minore tra gli elettori del M5s (41% a 37%) e di Forza Italia (40 a 38%).

 

renzi juncker 2renzi juncker 2

Al contrario la permanenza è nettamente prevalente tra gli elettori del Pd (80% a 13%) e tra quelli delle liste di centro (56% a 27%). Quanto alle condizioni economiche, sono le persone più in difficoltà, in particolare i non garantiti con basso livello di istruzione, a mostrarsi più propensi all' uscita perché si mostrano sempre più scettici, disillusi.

 

È trascorso un anno dal referendum greco e l' Unione europea non sembra aver imparato la lezione, ha visto ridursi ulteriormente il consenso tra i cittadini europei (secondo Eurobarometro solo il 32% ha fiducia nella Ue) e, soprattutto, ha perso un importante Stato membro. Urge una robusta correzione di rotta: è difficile immaginare che ci possano essere altre prove d' appello.

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)