
“CHI POSSIAMO SOSTENERE COME CANDIDATO? PETER ERDO? O FORSE TIMOTHY DOLAN? – LO SPAESAMENTO PRE-CONCLAVE DEI CARDINALI CONSERVATORI ORFANI DI UN LEADER – PER ANNI HANNO OSTEGGIATO LE RIFORME DI BERGOGLIO E ORA SOGNANO LA RESTAURAZIONE MA NON HANNO ANCORA UN CANDIDATO - LE IPOTESI ARBORELIUS E PIZZABALLA. MA I CONSERVATORI SI DOMANDANO SE, ALLA FINE, LA COSA MIGLIORE NON SAREBBE CONVERGERE SU…
Iacopo Scaramuzzi per la Repubblica - Estratti
Il cardinale dalla netta impronta tradizionale si interrogava, già mesi fa: «Chi possiamo sostenere come candidato? Peter Erdo? O forse Timothy Dolan? O invece è meglio che convergiamo su Pietro Parolin? ». La confidenza fa trasparire tutto lo spaesamento del fronte conservatore che si appresta a entrare in Conclave dopo dodici anni di Bergoglio. Tra tradizionalisti, conservatori, moderati i porporati che pensano sia opportuno un colpo di freno, o quanto meno un po’ più di ordine, non sono pochi.
In realtà, come ha notato la teologa americana Cathleen Kaveny, Jorge Mario Bergoglio «non ha cercato di cacciare i cattolici conservatori dalla Chiesa, ma ha fermato decisamente i loro sforzi per espellere tutti gli altri». Il Pontefice argentino ha scelto l’ottanta per cento dei cardinali elettori ma tra loro c’è di tutto: il progressista Jean-Claude Hollerich, l’astro nascente dei moderati Francis Leo e un conservatore come Gerhard Ludwig Müller.
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L’arcivescovo di Budapest Peter Erdo è il più papabile dei conservatori, ma non è sicuro. Questo gran canonista mitteleuropeo, 72 anni, era considerato papabile già al Conclave del 2013. Asceso all’epoca di Wojtyla e molto legato a Ratzinger, non ha mai avuto sintonia con Francesco ma non lo ha mai contestato. È l’uomo autorevole dalla dottrina sicura ma anche i suoi sostenitori riconoscono che non è carismatico. Motivo per il quale i conservatori in cerca d’autore scrutano altri profili.
C’è Malcom Ranjith, 77 anni, il vecchio leone srilankese, poliglotta con esperienza diplomatica, un passato nella Curia romana, tra Propaganda fide e il Culto divino, e una ricca esperienza pastorale sul terreno. Il sito conservatore The College of Cardinals Report assicura che «gode di una salute relativamente buona». Altro nome che rispunta anche a questo Conclave è quello dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan, 75 anni: stile spigliato — invitò i fedeli a prepararsi alla morte di Francesco nei primissimi giorni del ricovero — è in realtà improbabile che gli altri cardinali convergano su un porporato proveniente dalla superpotenza a stelle e strisce, o quanto meno su un trumpiano convinto come Dolan.
Se i tre conservatori più radicali del collegio cardinalizio, pur molto diversi l’uno dall’altro, hanno poca o nessuna chance di coagulare un ampio consenso — il ratzingeriano Gerhard Ludwig Müller, l’altro statunitense trumpiano, Raymond Leo Burke, tendenza messa in latino, e il guineano Robert Sarah — i cardinali conservatori e i loro spin doctors si guardano in giro nel tentativo di scorgere anche altri talenti emergenti. Qualcuno fa il nome dell’olandese Willem Jacobus Eijk, bioeticista di destra (il suo ultimo libro è una rassegna dell’insegnamento tradizionale su rapporti prematrimoniali, omosessualità, masturbazione, eiaculazione e via dicendo).
Suscita molta curiosità l’affabile carmelitano svedese Anders Arborelius: uomo moderato, più che conservatore, classico ma abituato a muoversi, dialogando, in una società molto secolarizzata, con aperture sociali come la netta difesa dei migranti. Se non si trova il candidato espressione di un conservatorismo tondo, però, c’è l’ipotesi di convergere su chi potrebbe fornire comunque qualche garanzia.
C’è una certa fibrillazione, in questi giorni, attorno a Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: carismatico, le sue coraggiose posizioni sul Medio Oriente sono note, meno noto cosa pensi dei dossier caldi che agitano la Chiesa, ma si sa che è fermo nella dottrina. E infine c’è il cardinale Pietro Parolin: al Segretario di Stato di Francesco guardano in molti, da sinistra da destra e dal centro, dalla Curia romana, dalle Americhe e dall’Asia. E anche i conservatori si domandano se, alla fine, la cosa migliore non sarebbe convergere su di lui per una transizione morbida dagli anni bergogliani ad un pontificato autorevole ma più ordinato.