nicola zingaretti luigi di maio

LO SPIEGONE DI ANTONIO POLITO SUL PERCHÉ I 5 STELLE GUARDANO AL PD: “È UN PARTITO DI PLASTILINA, UN TRANSATLANTICO ELETTORALE, MA GLI PUOI CAMBIARE ROTTA COME A UNA BARCHETTA: BASTA CHE SI METTANO D'ACCORDO SETTE-OTTO PERSONE. MA CI SONO DUE CONDIZIONI…PS. QUESTO SCENARIO PUÒ ESSERE ROVINATO SOLO DA UN EVENTO ALTAMENTE PROBABILE: CHE LE PROSSIME ELEZIONI LE VINCA IL CENTRODESTRA”

Antonio Polito per il “Corriere della sera”

 

antonio polito

È solo tattica, questa svoltona a sinistra dei Cinquestelle, per schiacciare Salvini sull'estrema destra e trovare un po' di spazio vitale dall' altra parte? Oppure è una strategia, un' idea che potrebbe tornare utile dopo eventuali elezioni anticipate, un piano B: la costruzione di una alleanza alternativa con il Pd? Considerati i tempi che viviamo, si tenderebbe a rispondere: è tattica. I leader di oggi non riescono a guardare oltre il prossimo sondaggio (cioè le Europee), figuriamoci se sanno fare strategie.

 

E però i lettori devono sapere che, sia tra i Cinquestelle sia tra i Democratici, di che cosa potrebbe succedere dopo una rottura traumatica del governo già si parla, eccome. Sottovoce, naturalmente: il nemico leghista ascolta. E capisce. E infatti Salvini ha ieri esplicitamente evocato lo spettro di un'alleanza Pd-5 Stelle per bloccare autonomia regionale e flat tax.

 

salvini di maio

Certo è che il leftismo di Di Maio sta diventando quasi imbarazzante. I pentastellati sono antifascisti al Salone di Torino e pro-cannabis negli shop, visitano gli inquilini rom di Casal Bruciato e inneggiano a papa Francesco che riaccende la luce nei palazzi occupati dai profughi. Hanno fatto il reddito di cittadinanza e ora propongono il salario minimo. Ieri Di Maio ha persino preso le difese del partito dei contestatori di Salvini nelle piazze: «Sequestri di telefonini, persone segnalate, striscioni ritirati. Troppa tensione». E poi la botta al ministro dell'Interno: «Mi appello a tutte le forze anche di governo, basta slogan».

 

NICOLA ZINGARETTI AL MARE

Un po' è semplice geometria elettorale: se Salvini chiede un referendum su di sé alle Europee, allora la posizione più comoda è quella del No: nell'uno contro tutti, di solito vincono i tutti (ricordate Renzi?). Di Maio sta appunto provando a mettersi alla guida dei tutti. E poi cercare voti a destra che senso avrebbe? Lì ci sono solo posti in piedi. Salvini ha fatto il pieno e il resto è della Meloni. Anzi, prima o poi perfino il Capitano si dovrà fermare nella sua marcia su CasaPound: gli sta aprendo una falla di consensi al centro.

Dunque, se il M5S va a sinistra nessuno si meravigli.

 

DI MAIO SALVINI

È un partito di plastilina, materiale perfino più malleabile della plastica di cui era fatto quello di Berlusconi. È un transatlantico elettorale, ma gli puoi cambiare rotta come a una barchetta: basta che si mettano d' accordo sette-otto persone. Non è Podemos o Vox, non ha un' ideologia. È una cosa né di qua né di là. Estremista ma di centro.

 

E in Italia c'è un' antica tradizione di partiti di centro che guardano a sinistra (definizione di De Gasperi, speriamo non si rivolti nella tomba). L'unico vero core business del M5S è il giustizialismo, e su questo ha capito che con Salvini non va da nessuna parte: il riflesso condizionato del leghista medio è di applaudire in aula Paolo Sisto, avvocato di Berlusconi, che difende Siri. Mentre il Pd di Zingaretti, liberatosi di Renzi, beh, il linguaggio del giustizialismo lo capisce eccome.

 

roberto fico

Il gruppo intorno a Di Maio si è convinto che Salvini romperà, e sta cercando un piano B. Così si è ricordato del piano A. Perché non è un mistero che subito dopo il voto la prima scelta del leader, e del pezzo importante di establishment che lo incitava, era un'alleanza con un Pd derenzizzato. Sappiamo tutti perché non andò in porto. Ma una seconda volta potrebbe? Sono anni che i due partiti si odiano fraternamente, e ogni loro incontro ha prodotto solo indimenticabili streaming, entrati nella storia della comicità involontaria. Ma mai dire mai. Nel circolo che consiglia Zingaretti se n'è già parlato.

 

«Ci sono due condizioni: la prima è mai in questa legislatura». Il nuovo Pd esclude in radice qualsiasi ribaltone, anche tecnico, dopo una crisi: se cade il governo si vota. Forse è proprio Zingaretti quello che più ha bisogno delle elezioni: così cambia i gruppi parlamentari renziani e tiene insieme un partito che solo in campagna elettorale non litiga.

Stampelle non ne darà, e forse non gli saranno neanche richieste da chi di dovere.

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

 

E la seconda condizione? Che il Pd nella prossima legislatura abbia un voto più dei Cinquestelle, e dunque possa reclamare Palazzo Chigi. Solo così Zingaretti potrebbe provare a trascinarsi dietro un partito che, a differenza del M5S, guidi solo se metti d'accordo un migliaio di capi, capetti, leader, liderini, correnti e correntisti.

Altrimenti scissioni a go-go.

 

Voi direte: ma come fa il Pd a scavalcare i Cinquestelle? È una buona domanda. Fatela al segretario. Potrebbe rispondervi che se ci metti vicino un altro partitino di sinistra, e un partitino di centro, e un partitino di Bonino, allora si arriva al 30% e i Cinquestelle devono per forza fare lo junior partner . È il proporzionale, bellezza. Ed è così che si vota in Italia, meglio non dimenticarlo.

Ps. Questo scenario può essere rovinato solo da un evento altamente probabile: che le prossime elezioni le vinca il centrodestra.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...