renzi matteo berlusconi silvio

LA FRETTA DEL DUCETTO SULLO “IUS SOLI” INSOSPETTISCE BERLUSCONI. E SE VOLESSE MANDARE A SBATTERE GENTILONI? – IL BANANA NON E’ PRONTO AL VOTO SENZA PROPORZIONALE, COSI’ BLOCCA I TRANSFUGHI CHE PREMONO ALLA PORTA DI ARCORE - GASPARRI: “GENTE IMPRESENTABILE, RACCOLTA DIFFERENZIATA”

 

Ugo Magri per la Stampa

 

berlusconi con gli amministratori di forza italia  5berlusconi con gli amministratori di forza italia 5

La fretta renziana sullo «ius soli» sta suscitando sospetti. Tra i senatori Pd sono in molti a chiedersi che bisogno c' è di ricorrere addirittura a 4 voti di fiducia, uno per ciascuno degli articoli di cui si compone la legge. Tra l' altro, si fa notare, ogni votazione è un rischio perché al Senato i numeri sono incerti. I bersaniani sosterranno la riforma, è vero; però mancheranno i voti di Ap. E in assenza degli alfaniani diventeranno decisivi gli 80 senatori che stanno nel mondo di mezzo, in quella terra di nessuno guidata solo dalle rispettive convenienze.

 

IUS SOLI IUS SOLI

Finora, per conservare più a lungo l' indennità parlamentare e i benefici annessi, questa zona grigia ha sempre sostenuto il governo nei passaggi decisivi. Probabilmente andrà così pure la prossima settimana, quando lo «ius soli» arriverà in aula; o magari no, nessuno se la sente di mettere una mano sul fuoco. Di qui il punto interrogativo sulle reali intenzioni di Renzi: per quale motivo il Pd, anziché scegliere la scorciatoia pericolosa, non imbocca la strada lenta ma più sicura della fiducia su un unico maxi-emendamento? Servirebbe poi un ulteriore passaggio alla Camera, però il governo non rischierebbe di cadere nel burrone.

 

IUS SOLIIUS SOLI

Forse, ecco il dubbio, qui sta il vero obiettivo di Matteo: esorcizzare la noia della politica provando il brivido dell' azzardo. Se lo «ius soli» passa, bene; se non passa e il governo cade, perfino meglio. In quel caso andremmo a votare sul finire dell' estate o all' inizio di autunno.

 

Per quanto il segretario si sforzi di negarlo pubblicamente, chi gli sta intorno lo descrive tuttora pronto a cogliere l' attimo per tornare alle urne, qualora si presentasse l' occasione. Una certa preoccupazione lambisce gli ambienti istituzionali e gli stessi leader di opposizione. Uno in modo particolare: il Cav.

 

COLPO DI FRENO

gentiloni e renzi gentiloni e renzi

Berlusconi era stato (e rimane) disposto a votare prima della naturale scadenza, perfino il 24 settembre prossimo, ma chiede in cambio una legge elettorale come piace a lui. L' ha individuata nel sistema tedesco, interamente proporzionale. Gli eviterebbe patti con Salvini, del quale Silvio non sopporta né le idee né le maniere.

 

Il mese scorso era sembrato che l' intesa sul tedesco fosse matura, ma poi si sa come andò. Da allora, sotto sotto, Berlusconi ha continuato a sperare che Renzi cambiasse idea. E per ingannare il tempo si è messo a fare campagna acquisti, in modo da avere un maggior numero di senatori il giorno in cui l' altro dicesse «ok, ripartiamo dal modello germanico». Un paio di verdiniani sono già stati arruolati e ce ne sarebbero altri 8 che non vedono l' ora, metà di Ala e l' altra metà di Alfano.

 

BERLUSCONI GENTILONIBERLUSCONI GENTILONI

Sennonché adesso Berlusconi si è accorto che lo "shopping" potrebbe ritorcersi contro di lui. Ridurre i margini della maggioranza avrebbe l' effetto di mettere a rischio Gentiloni sullo «jus soli». E se il governo cadesse sugli immigrati, andremmo alle urne con le due leggi elettorali passate al vaglio della Consulta: proprio ciò che il Cav vorrebbe evitare.

 

Di qui lo stop agli acquisti. Gli appuntamenti in agenda sono stati messi tutti in stand by. A ciascuno dei personaggi è stato recapitato il messaggio: «Sei dei nostri, ma per il momento è meglio se rimani lì dove sei». Come sostiene Maurizio Gasparri, «per Forza Italia non sarà in fondo una gran perdita, è gente impresentabile. Anzi, per dirla tutta, siamo alla raccolta differenziata, ecologica certo, ma sempre di quella roba si tratta».

renzi mattarella gentilonirenzi mattarella gentiloni

 

A complicare le relazioni con Renzi, ha contribuito la ricostruzione nel nuovo libro del segretario Pd, dove si narra che il famoso Patto del Nazareno fallì quando Berlusconi confessò candidamente di aver concordato pure con Massimo D' Alema la candidatura al Colle di Giuliano Amato: per non subire la scelta di quei due, Renzi preferì eleggere Sergio Mattarella. Rivangare la vicenda è come spargere sale su ferite mai del tutto rimarginate.

 

Giuliano Amato Giuliano Amato

Altro indizio di freddezza: nello scorso weekend, a pranzo con familiari e amici nella sua villa sarda, Berlusconi ha scartato tanto il «piano A» quanto quello «B». Il primo consiste nell' alleanza con Salvini, il secondo punta a un governo con Renzi. L' uomo ha deciso che vincerà da solo, proponendo tagli alle tasse, doppia moneta e separazione carriere dei magistrati (pm e giudici addirittura in palazzi separati). Ha congedato gli ospiti regalando a ciascuno un barattolo di «Marmellata del Presidente», ecologica e autoprodotta.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?