UN “TE’” AVVELENATO PER OBAMA - PER ROMNEY UN VICE ULTRA CONSERVATORE, LEADER DEL “TEA PARTY” - LA DESIGNAZIONE DEL CAMPIONE DEL TAGLIO AL WELFARE PAUL RYAN ACCONTENTA LA GRANDE DESTRA E ‘’WALL STREET JOURNAL’’ (MURDOCH) - E CHI SA SE ERA DAVVERO UNA GAFFE QUELLA DI MITT: “VI PRESENTO IL PROSSIMO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI” - PER OBAMA POTREBBE ESSERE UN OSSO DURO IL “RAGAZZO DEL WISCONSIN” - SOGNA DI RIDURRE LA SPESA SOCIALE DI SEI TRILIONI DI DOLLARI IN TRE ANNI PRIVATIZZANDO PENSIONI E SANITA’ PER POTER TAGLIARE LE TASSE…

1- PAUL RYAN VICE DI MITT ROMNEY ACCONTENTA CONSERVATORI E WALL STREET JOURNAL...
Paolo Mastrolilli per La Stampa

«Abbiamo il dovere di salvare il "sogno americano", per i nostri figli, e i figli dei nostri figli». Così il ragazzo del Wisconsin si è presentato alla nazione che vuole cambiare. Senza cravatta, scendendo dalla nave da guerra intestata al suo Stato, Paul Ryan ha detto col sorriso agli Usa che è venuto il momento di una nuova rivoluzione.

Per riportare il Paese alle sue origini e rilanciare l'idea su cui è stato fondato: uguali opportunità di successo per tutti, basate sulla responsabilità e l'iniziativa. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, lo ha scelto come vice per questo motivo: dare una scossa alla sua campagna e alla base del Gop. Radicalizzare il confronto col presidente Obama e farne una grande sfida sulle idee, le dimensioni dello Stato e la visione futura dell'America.

Romney ha deciso così, varando il primo ticket della storia americana senza un protestante, perché è calato nei sondaggi. L'ala conservatrice, e il Wall Street Journal, premevano per Ryan, perché il deputato del Wisconsin rappresentava una svolta. Nominare lui, campione di un Piano per la Prosperità basato sulla riduzione di Welfare, spese e tasse, significava scegliere una direzione controversa ma forte.

Dimostrare spina dorsale, impegno per le idee di Tea Party e destra, che la base rimproverava a Romney di non avere. Significava puntare sulla classe media, ma con un progetto opposto a Obama, e corteggiare gli elettori del Midwest dove il Gop deve costruire la sua rivincita.

Così Mitt ha convocato Ryan a Norfolk, dove era ancorata la nave da guerra Wisconsin, e ieri mattina lo ha lanciato sulla scena nazionale. Per un momento, lo ha perfino confuso con se stesso:.«Vi presento - ha detto Romney - il prossimo presidente degli Stati Uniti». Poi sono venuti in North Carolina per un tour in bus.

Sul piano personale, «Paul è un leader. Ha perso il padre quando era a scuola, ma è cresciuto in fretta. Ha interiorizzato le virtù dell'etica lavoratrice del Midwest». Poi «è un cattolico, e crede nella dignità di ogni vita umana», cioè i valori della base religiosa repubblicana su cui Mitt ha spesso traballato. Sul piano politico, invece, la scelta si spiega così: «Capisce le sfide fiscali che l'America ha di fronte: i deficit e il debito schiacciante. La catastrofe fiscale che ci attende, se non cambieremo corso. Offriremo un Piano per la classe media, che creerà 12 milioni di posti di lavoro, sosterremo la piccola impresa, e costruiremo l'indipendenza energetica».

Ryan, con la camicia bianca aperta sul petto, ha recitato la sua parte: «Mio padre diceva che ogni generazione americana cerca di lasciare ai figli un destino migliore, ma per la prima volta nella nostra storia rischiamo di mancare questo obiettivo. Viviamo la ripresa economica più lenta degli ultimi settant'anni, la disoccupazione peggiore dalla Grande Depressione, un americano su sei vive in povertà».

La colpa è di Obama, che ha portato il Paese «nella direzione sbagliata», attuando politiche assistenzialiste e stataliste che non hanno dato frutti. «L'America è un'idea, non un luogo, e questa idea è sotto assalto». Ryan vuole restaurarla con la libertà, la responsabilità, il recupero dei «principi fondanti».

È una sfida frontale ad Obama, che radicalizza la corsa alla Casa Bianca. «La più estrema possibile», ha commentato il manager di Barack, Jim Messina. Consolida la base conservatrice repubblicana, energizza la risposta democratica. Adesso gli elettori, a novembre, avranno una scelta netta da compiere.


2- L'EROE DEI TEA PARTY CHE VUOLE SMANTELLARE LE RIFORME DI OBAMA
LA SUA RICETTA: TAGLI ALLE TASSE E AL WELFARE, IVA PER COMPENSARE
Paolo Mastrolilli per La Stampa

Basti questo, per capire: il gruppo di parlamentari a cui appartiene Paul Ryan si chiama «Young guns», le giovani pistole. Come i «giovani turchi», decisi a scardinare il sistema e riformarlo. Riportandolo alle origini del liberismo e conservatorismo, però. Posizioni così nette, tra il darwinismo sociale e la sopravvivenza dei più forti, che hanno procurato al cattolicissimo Ryan le bacchettate della stessa Conferenza episcopale americana.

Paul è nato a Janesville, Wisconsin rurale, nel gennaio del 1970, da una famiglia di origini irlandesi e tedesche. E vive ancora là, con la moglie Janna, un avvocato tributarista, e i figli Elizabeth, Charles e Sam. Da ragazzino amava andare in canoa lungo i fiumi e sciare, infatti si vanta di aver scalato almeno quaranta volte le montagne più alte del Colorado. Quando aveva 16 anni trovò suo padre, Paul, morto nel letto: stroncato da un infarto, a 55 anni, come prima di lui era capitato al nonno e al bisnonno.

Sotto la spinta della madre Betty, non aveva mollato, trasformando quella disgrazia nell'evento che aveva segnato e motivato la sua vita. Prima la scuola, e i campeggi nelle foreste con la Camp Manito-wish Ymca, poi l'università. Si era laureato in economia alla Miami University dell'Ohio: niente di troppo glamour, un'accademia del Midwest per gente coi piedi piantati a terra.

Tornato a casa, si era messo a lavorare per la piccola azienda di costruzioni posseduta dai suoi parenti. La madre temeva che diventasse un maniaco dello sci, sempre perso tra le montagne, e quindi lo aveva spinto ad accettare un posto da assistente nell'ufficio del senatore Bob Kasten del Wisconsin.

Così era cominciata la carriera politica più veloce di Washington: autore dei discorsi del candidato alla vice presidenza Jack Kemp nel 1996, direttore legislativo per il senatore Brownback, deputato a 28 anni, nelle elezioni del 1998. Il tutto mantendosi con lavoretti da cameriere e istruttore di educazione fisica.

Dopo un paio di legislature, Ryan era già un leader. Appassionato di numeri, e deciso a farli coincidere con la sua visione della vita ispirata alla lettura di Ayn Rand, «profeta dell'egoismo etico». Col tempo Paul è cambiato, dichiarando che alla durezza di Rand oggi preferisce gli insegnamenti di San Tommaso d'Aquino. Questo però non gli ha evitato i rimproveri pubblici della Conferenza dei Vescovi Cattolici Americani, e dell'università gesuita di Georgetown, per le sue proposte sul bilancio federale.

Paul infatti è presidente dell'House Budget Committee, e in questa veste è diventato il leader economico dei repubblicani, ponte tra il Tea Party e l'establishment. È feroce avversario di Obama nella distruzione della sua riforma sanitaria, che si vanta di poter demolire in sei minuti.

Il primo piano lo aveva presentato nel maggio del 2008, chiamandolo «Roadmap for America's Future». Nell'aprile del 2001 lo aveva aggiornato nel «Path to Prosperity», e nel marzo scorso lo ha rivisto, trasformandolo in una proposta per modificare il bilancio federale che è stata approvata dalla Camera e bocciata dal Senato.

Il punto centrale della sua visione è che gli Usa sono avviati verso la catastrofe fiscale, perché spendono troppo, in particolare per il Welfare. Lui quindi taglierebbe le spese di 6 trilioni in dieci anni; privatizzerebbe in parte le pensioni e l'assistenza sanitaria pubblica del Medicare, dando ai cittadini vouchers da investire in polizze assicurative; ridurrebbe le tasse sul reddito ad una aliquota massima del 25%, eliminerebbe quelle sui capital gains, le proprietà edili, e i profitti delle corporation, ma imporrebbe sui consumi una specie di Iva all'8,5%. Un taglio complessivo delle entrate per 4 trilioni. Eppure, secondo i suoi calcoli, questo piano ridurrebbe il debito di 4,7 trilioni in più rispetto al progetto di Obama.

I critici, come l'economista Paul Krugman, rispondono che aprirebbe un buco da 4 trilioni e aumenterebbe le tasse al 95% degli americani, lasciando in pace solo i super ricchi. «Così smantella i programmi che servono i poveri e i vulnerabili», lo hanno bacchettato i vescovi cattolici. Ma questo, ora, è il programma del Gop.

 

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