IO TI PAGO E TU MI CANDIDI - LA BORLETTI BUITONI VERSA 710MILA EURO A MONTI E VOLA IN PARLAMENTO

1 - ONOREVOLI, PRADA E LE COOP: I 40 MILIONI DEI "PRIVATI" AI PARTITI
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

I rimborsi ai partiti esistono ancora, anche se Enrico Letta vuole tagliare e controllare. Non vi preoccupate: a luglio sarà staccato il primo assegno per la prima rata a chi l'ha chiesto: tutti, tranne il Movimento Cinque Stelle. La torta di 91 milioni - tra spese per la campagna elettorale e finanziamenti ai gruppi - sarà divisa per porzioni più grosse.

La legge prevede che al sostegno pubblico si affianchi il contributo privato: vanno dichiarate le donazioni oltre i 4.999 euro. In queste pagine troverete un resoconto - nome per nome e cifra per cifra - dei 40 milioni di euro versati ai partiti per le ultime votazioni. Non manca nessuno. Tranne, ancora, il M5S che ha organizzato lo Tsunami di Grillo con sottoscrizioni di poche decine di euro.

Il 27 aprile è scaduto il termine per presentare la rendicontazione, all'appello mancano Scelta Civica, Pdl e Pd. La Lega Nord, visti i trascorsi dell'ex tesoriere Belsito, ha inviato quattro faldoni da migliaia di pagine. Queste spese saranno pubbliche quando verranno convalidate da un comitato nominato all'interno della Corte dei Conti. Ma prima di mostrare le carte, gli stessi di Scelta Civica, Pdl e Pd hanno chiesto di avere la parte spettante dei 91 milioni.

Per adesso, potete divertirvi a capire come Mario Monti sia riuscito a raccogliere oltre 2 milioni di euro profittando di imprenditori-candidati e di tecnici generosi come Enrico Bondi. Vi abbiamo risparmiato l'elenco dei deputati e senatori che versano una quota al partito (spesso detratta dall'indennità), fissata in circa 9.600 per il Pdl e quasi il doppio per il Pd: conviene, perché la somma procura un beneficio per l'Irpef con sconti sino al 19%. Ma un giovane candidato, che non dispone di questi soldi, come fa? Viene inserito lo stesso nei listini bloccati grazie al Porcellum?

In attesa di una risposta, si può dire che ci sono bonifici curiosi, come quelli che puntuali arrivano dall'imprenditore Alfredo Romeo, che sostiene il democratico ex dalemiano Nicola Latorre. La frangia democristiana del Pd dovrà ricordarsi, quando sarà, se sarà, il momento di una scissione, che gli ex comunisti nelle regioni rosse garantiscono liquidità con l'apporto di decine e decine di cooperative.

Non fosse per una grande azienda di Bologna - e dove, sennò? - e per un gioiello di Prada, il Pd dovrebbe sperare nei lauti rimborsi per sopravvivere ai bilanci prima che con all'avvento di Renzi. Le solite imprese di costruzioni partecipano al carico elettorale per la propaganda: perché lo fanno? Simpatia o cosa? Vanno incrociate le sigle per interpretare il grande aiuto che riceve sempre l'Udc di Pier Ferdinando Casini, seppur ormai estinta.

E fa sorridere il ricco Pdl del ricco Cavaliere che conquista ossigeno finanziario con i 5 milioni degli ex di Alleanza Nazionale. E cosa dire del povero Antonio Di Pietro, escluso da tutto e da tutti, che si svena per la Rivoluzione Civile di Ingroia? Avranno ragione i pionieri Gianpiero Samorì e Alfonso Luigi Marra che se la cantano e se la suonano, si pagano l'esperienza elettorale e salutano senza lasciare traccia. Come Umberto Bossi, che non dà un euro al Carroccio guidato da Maroni.

2 - I 100 MILA EURO DI BONDI, I 710 MILA DI MRS. BUITONI
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

b
Non avrà dimestichezza con la politica, però Mario Monti è un professore a far di conto. Anche per Scelta Civica, fabbricata in fretta a gennaio per le elezioni di febbraio. In pochi giorni, il movimento ha raccolto oltre 2 milioni di euro. I candidati in posti blindati, pescati non senza riflessioni aggiunte tra l'imprenditoria e l'accademia, si sono presto adoperati con bonifici a molte cifre.

Carla Anna Ilaria Borletti dell'Acqua, coniugata Buitoni, ha donato 710.000 euro. Tanta generosità che Monti non è riuscito a ripagare: doveva entrare nel governo come ministro, potrebbe rientrare come sottosegretario. Alberto Bombassei, gruppo Brembo, non si è svenato: 50.000 euro e spiccioli.

La metà di un tecnico fra i tecnici, nominato l'11 aprile amministratore delegato all'Ilva di Taranto: ma Enrico Bondi non aveva già rimosso l'esperienza a Palazzo Chigi e, prima di salutare, lo stesso giorno, la Camera registra un contributo di 100.000 euro.

Per l'esordio romano, Lorenzo Dellai - che viene da Trento e dai laboratori di Italia Futura di Montezemolo - non ha badato ha spese e ha versato 72.000 euro in due rate. La famiglia Merloni ha partecipato con 150.000, così l'erede Maria Paola, ex democratica, ritorna in Parlamento. Luca Cordero di Montezemolo ha avuto uno sguardo lungo, non ha svuotato le casse di Italia Futura per un esperimento risultato poi fallimentare: l'associazione di LCdM non ha superato i 100.000 euro.

Il professore voleva eccitare le piccole, medie e soprattutto grandi aziende: non ha avuto reazioni entusiastiche. I costruttori Salini si sono limitati a un obolo, 20.000 euro: hanno pareggiato persino la Nuova Casa di cura di Decimomannu. Gli Odontonetwork di Milano e la Paolonia Immobiliare si sono fermati a 10.000. Ha fatto meglio lo scrittore Edoardo Nesi, eletto in Toscana, 17.000 euro.

NICOLA LATORRE E I TIFOSI DEL MATTONE
Tra le 87 pagine che elencano i soldi privati ai partiti privati, una intera la merita Nicola Latorre, senatore Pd, che fece parte di quella granitica covata pugliese di Massimo D'Alema. Per una campagna elettorale non proprio palpitante, causa legge porcellum, Latorre ha ricevuto donazioni per 225.000 euro.

La Isvafim non ha fatto mancare un sostegno di 30.000, anche se a Matteo Renzi ne andarono il doppio per le primarie. La società di multiservizi fa capo ad Alfredo Romeo, in passato coinvolto in un'inchiesta a Napoli: assolto da accuse pesanti - era in grado di manovrare appalti - è stato condannato a due anni in primo grado per un singolo episodio di corruzione in merito a un'assunzione. Il mattone crede tanto in Latorre: 30.000 euro da Colonna Prima di Roma (che possiede le più suggestive terrazze romane), 30.000 ancora da Italiana Costruzioni e ben 50.000 da Sorgente Group.

IL TESORETTO DI TABACCI E IL SOSTEGNO DI ROMEO
Il Centro democratico di Bruno Tabacci, che con qualche migliaio di voti ha consentito al Pd di ottenere il premio di maggioranza a Montecitorio, si è fatto sentire grazie ai soldi di Romeo (Isvafim) 30.000 euro e del candidato Nicola Benedetto, 50.000.

DA INGROIA A FAVIA: TANTO PAGA DI PIETRO
Nessuno ha conquistato il Parlamento, ma la coalizione Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia si è retta soltanto con i soldi dell'Italia dei Valori: un milione di euro per la campagna nazionale, 50.000 per quella regionale laziale. Il partito di Antonio Di Pietro ha anche donato 50.000 per il comitato promotore per il referendum sul lavoro; 40.000 a Giovanni Favia, consigliere emiliano ex Movimento Cinque Stelle; 30.000 ad Antonio Borghesi, ex capogruppo a Montecitorio e 20.000 per Ambrosoli presidente in Lombardia.

AN E FORZA ITALIA FORAGGIANO IL PDL, SILVIO NO
Questa è la notizia: Silvio Berlusconi non sgancia più moneta per il partito. E i liberali di Arcore, che detestavano la fusione con gli ex fascisti di Alleanza Nazionale, devono ringraziare proprio la liquidazione di An. Nonostante la diaspora di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, più la pattuglia di Gianfranco Fini, il Pdl si è meritato un contributo di 5,6 milioni di euro che, assieme a un paio di milioni della defunta Forza Italia, hanno permesso di attaccare i manifesti per l'abolizione dell'Imu.

In proporzioni diverse, gli eletti hanno partecipato a una raccolta inedita per i berlusconiani: i bonifici variano da 9.600 a 15.000. Ma gli amici di sempre hanno compiuto uno sforzo in più: 57.400 dal fidato Paolo Bonaiuti e 35.000 da Sandro Bondi. Per l'ascesa in politica, l'imprenditore Bernabò Bocca ha sostenuto il partito che l'ha accolto con 25.000. Evento straordinario, però: per la prima volta, l'avvocato Niccolò Ghedini non viene pagato dal cliente Berlusconi, ma stacca addirittura un assegno di 35.000 euro. I quasi 35.000 euro di Marco Milanese nulla hanno potuto: il Cavaliere non l'ha ricandidato.

IL PD TRA LA "QUOTA 18 MILA" E LA FALANGE ROSSA
Il Partito democratico ha fissato la quota base di 18.000 euro, e tutti l'hanno rispettata. Il lungo rosario di nomi e di cifre ha un granello più spesso al punto di Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, che credeva di poter spingere Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi con 100.000 euro. La bolognese Seci è l'unica azienda che si è mostrata generosa essendo tanto facoltosa: 100.000 euro.

Nel gruppo democratico nessuno è assente: nemmeno i non eletti fra Livia Turco, Paola Concia, Vincenzo Vita e Marco Follini. I finanziatori democratici diventano più interessanti in provincia o nei comuni. Ad Alessandria, lassù, si spingono la ditta piacentina Antas, 30.000 euro e la conterranea Ingegneria Biomedica Santa Lucia (vicina da sempre a Bersani), 18.000.

La Santa Lucia ritorna a Piacenza, stavolta nei confini, con 25.000 euro in più rate. A Cesena le cooperative - da Conscoop e la Gesco Consorzio - non vanno oltre i 5.000. A Ferrara, la Concordia Soc. Coop. fa di più: 15.000 euro. A Pisa è molto attiva la Cittadella Spa di Pontedera, 25.000. Segno che nelle regioni rosse, i partiti locali hanno ottime disponibilità finanziarie.

E BOSSI BOICOTTA LE CASSE DEL NEMICO MARONI
Fa un certo effetto non trovare il nome di Umberto Bossi, né di un figlio a caso, tra i finanziatori leghisti, nemmeno se - in rigoroso ordine alfabetico - compaiono i disciplinati deputati e senatori. Roberto Maroni risponde presente con i suoi dovuti 29.000 euro: il partito ha ricambiato il favore con 450.000 per la scalata al Pirellone. Tra i versamenti detratti spesso in busta paga dei parlamentari uscente e poi di nuovo entranti, si fanno notare i 71.000 euro di Roberto Calderoli. E anche i 15.000 di Carbotermo spa, una società che gestisce gli impianti di riscaldamento sempre al Pirellone.

MESSINA, NEL DUBBIO SOSTEGNO BIPARTISAN
Una citazione va fatta per la Caronte&Tourist di Messina, che gestisce i traghetti per lo Stretto, e non ha scelto una chiara collocazione politica. Ha versato prima 50.000 al Pd di Messina e poi 40.000 al Grande Sud di Gianfranco Micciché, un berlusconiano mai troppo in fuga dal Cavaliere. L'Italiana Costruzioni di Roma, per non farsi trovare impreparata e anche lungimirante visto l'inciucio, ha donato 30.000 euro a Nicola Latorre (Pd) e anche 25.000 all'Udc romano.

CALTAGIRONE, CASINI VA SUL SICURO (IN FAMIGLIA)
Da sempre l'Udc può contare sui capitali di Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini, adesso sono imponenti i contributi del distributore Sidam srl (200.000 euro) e del costruttore Donati (100.000). A Roma il partito riceve 10.000 anche dal Teatro di Marcello.

I CRISTIANO POPOLARI E GLI AFFITTI AL PARLAMENTO
I Cristiano Popolari di Mario Baccini & Giuseppe Galati, non senza qualche fatica, hanno raccolto 130.000 euro. Però i finanziatori sono tutti curiosi, a cominciare da Milano 90 srl, la società che affittava immobili al Parlamento e che ora attraversa la burrasca economia dopo aver perso numerose commesse: la Milano ha elargito 35.000 euro in tre rate. Divertenti anche i 18.000 euro di Prai Trading& Shipping: imbarcazioni di lusso e costruzioni futuristiche. Non rinuncia a 10.000 euro il Consorzio Laziale Rifiuti.

DA SAMORÌ ALL'ECLETTICO MARRA: CARISSIMI GIOCATTOLI
La politica è costata cara al banchiere Gianpiero Samorì, piccolo satellite nella galassia del centrodestra con il suo Movimento Italiani in Rivoluzione. Lo 0,2% dei voti ha richiesto una spesa di 500.000 da parte di Modena Capitale, la capogruppo degli affari di Samorì. L'eclettico avvocato e scrittore Alfonso Luigi Marra, conosciuto per la relazione (soprattutto mediatica) con Sara Tommasi, ha pagato 140.000 euro il suo giocattolo chiamato Partito di Azione per lo Sviluppo.

MOBILITAZIONE SICILIANA PER GRANDE SUD
Gianfranco Micciché ci è riuscito: voleva qualche poltrona in Parlamento e voleva essere decisivo per il Pdl in Sicilia. Ce l'ha fatta. E con un'eccellente raccolta fondi. Grande Sud ha incassato mezzo milione di euro. Per la causa si sono mosse le migliori imprese siciliane come Kemeko (30.000), Autrostrade di Palermo (20.000). Buona mobilitazione a Potenza con la Geocart (20.000) e Sud'altro, studi e ricerche sul Mezzogiorno (20.000). La Immobiliare Malu di Roma credeva nel progetto e ha inviato 110.000 euro in Sicilia.

 

Mario Monti Ilaria Borletti BuitoniNICOLA LATORRE ADDORMENTATO CON IL CIUCCIO IN BOCCA ALFREDO ROMEOGIAMPIERO SAMORIALFONSO LUIGI MARRA Alberto Bombassei Luca Cordero di Montezemolo con la moglie Ludovica Andreoni LORENZO DELLAIbruno tabacci Antonio Ingroia GIOVANNI FAVIACasini saluta

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO