PIÙ BRUTI CHE LIBERATI – ANCHE IL PG MINALE ATTACCA IL PROCURATORE CAPO E SCRIVE AL CSM: “HA SBAGLIATO A TOGLIERE L’INCHIESTA MOSE A ROBLEDO”

Gianni Barbacetto per “il Fatto quotidiano

 

Manlio MinaleManlio Minale

Il procuratore generale di Milano, Manlio Minale, ha parole severe per il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Ha sbagliato a istituire l’Area Omogenea Expo. Ha sbagliato a escludere il suo aggiunto, Alfredo Robledo, dagli interrogatori ad alcuni imputati. Ha sbagliato a strappare a Robledo la parte dell’indagine sul Mose arrivata da Venezia.

 

Questi i contenuti di una relazione che Minale ha inviato a Roma al Consiglio superiore della magistratura e al Consiglio giudiziario di Milano (che si riunisce oggi a Palazzo di giustizia). Proprio nel giorno in cui Bruti Liberati termina il suo quadriennio come procuratore della Repubblica e annuncia che, a differenza di quanto aveva detto prima che scoppiasse il conflitto con il suo aggiunto, intende presentare domanda per essere confermato.

 

alfredo robledo e edmondo bruti liberatialfredo robledo e edmondo bruti liberati

Ieri Bruti ha voluto “festeggiare” la fine del suo primo mandato con una lettera inviata a tutti i suoi aggiunti e a tutti i suoi sostituti procuratori. In essa, si assume “la responsabilità” delle “insufficienze e degli errori, come stimolo per operare per il meglio in futuro”. Ma rivendica in modo netto un “bilancio del quadriennio largamente positivo”: “a dispetto di qualche piccola, circoscritta polemica degli ultimissimi mesi, l’apprezzamento per l’opera della procura di Milano nel quadriennio corso è stato ampio e condiviso e il prestigio indiscusso”.

 

Del resto, “ciò che rileva sono i riscontri ottenuti a livello di giudizio, in termini di accoglimento delle richieste e dei tempi di definizione”. Tutto bene, dunque, a parte “qualche piccola, circoscritta polemica”: nell’attesa, “con piena serenità”, della decisione del Csm sulla sua riconferma, Bruti termina la sua lettera augurando “buon lavoro a tutti noi”.

 

a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberatia sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati

Le parole di Minale piombano a rovinare la festa. Il procuratore generale, che resse l’ufficio di Bruti fino a quattro anni fa, nella sua relazione boccia senza appello la cosiddetta Area Omogenea Expo, varata da Bruti ai primi di giugno, nel pieno dello scontro con Robledo: non un nuovo dipartimento, scriveva il procuratore in una circolare, ma un’area “a cui sono attribuite tutte le indagini che, a vario titolo, concernono direttamente o indirettamente l’evento”. “Appare necessario e urgente istituirla”, secondo Bruti, “in modo tale da assicurare efficace e pieno coordinamento dei procedimenti pendenti presso i diversi dipartimenti di questa procura”.

 

expo milano jpegexpo milano jpeg

Nell’occasione il coordinamento delle indagini veniva tolto agli aggiunti (sostanzialmente a Robledo, che guida il dipartimento reati contro la pubblica amministrazione): “Il procuratore della Repubblica riserva a se stesso il coordinamento dell’Area Omogenea Expo”.

 

Contro questa impostazione si schiera il procuratore generale, che critica il fatto che non si tratti di un’area davvero “omogenea”, perché non sono delimitati i confini dei reati che deve trattare (in effetti: uno scippo, o una violenza sessuale, compiuti nell’area Expo, perché mai non dovrebbero essere trattati dai dipartimenti che si occupano degli scippi e dei reati sessuali?).

 

Se l’Area Omogenea può essere ritenuta funzionale alla conoscenza delle indagini, scrive Minale, non può però essere ritenuta funzionale al coordinamento delle indagini, proprio per l’indeterminatezza dei suoi confini e la non omogeneità della materia. Non solo: è inaccettabile anche perché annulla ingiustificatamente il sistema dei criteri oggettivi e automatici d’assegnazione delle inchieste, con un evidente vulnus alla trasparenza.

CANTIERE EXPO MILANO CANTIERE EXPO MILANO

 

Anche l’esclusione di Robledo dagli interrogatori su Expo è, per Minale, non accettabile. Perché la revoca parziale, ricorda il procuratore generale, è esclusa in via generale dallo stesso Consiglio superiore della magistratura. Il procuratore può togliere, motivando, tutta un’indagine a un magistrato, ma non può escluderlo solamente da un atto d’indagine, come l’interrogatorio: è successo quando Bruti ha comunicato che a sentire due uomini degli appalti Expo, Angelo Paris e Antonio Rognoni, dovevano essere soltanto i sostituti procuratori e non il loro coordinatore. Robledo, inoltre, è coordinatore ma anche coassegnatario dell’indagine (quella sulla “piastra”, l’appalto più grosso di Expo), dunque è ulteriormente inaccettabile la sua esclusione dagli interrogatori.

ANGELO PARISANGELO PARIS

 

Il terzo rilievo di Minale riguarda l’ultima decisione di Bruti, che ha estromesso Robledo dall’indagine proveniente da Venezia su Marco Milanese, Emilio Spaziante e Roberto Meneguzzo, tre dei protagonisti dell’inchiesta sul Mose, affidata a due sostituti del suo dipertimento: Luigi Orsi e Roberto Pellicano.

 

Non si può fare, sostiene Minale, perché la scelta è sorretta da motivazioni apparenti, quale la “difficile interlocuzione” con Robledo. Motivazioni estranee alle esigenze di coordinamento intese come capacità dell’aggiunto di seguire con puntualità ed efficacia le indagini. Come a dire: il fatto che un magistrato non vada d’accordo con il suo capo non vuol di per sé dire che non sappia seguire e coordinare “con puntualità ed efficacia” le inchieste. Lo scontro Bruti-Robledo, dunque, continua.

mose venezia N mose venezia N

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…