vertice del centrosinistra sul quirinale 1

IL COLLE IN UNA STANZA - SONO TORNATI A RIUNIRSI I LEADER DEL CENTROSINISTRA PER PROVARE A CAPIRCI QUALCOSA NELLA PARTITA QUIRINALE: DENTRO LA SALA BERLINGUER DELLA CAMERA C’ERANO CONTE, LETTA, SPERANZA E I LORO CAPIGRUPPO - C'È CHI TORNA A CREDERE NELLA CANDIDATURA DI CASINI E CHI SPERA CI SI AVVITI FINO AD ARRIVARE A UN MATTARELLA BIS - SALVINI VEDRÀ NEL POMERIGGIO I SUOI… - VIDEO

Da www.ansa.it

 

Al via il vertice del centrosinistra sul Quirinale.

 

Nella sala Berlinguer della Camera si sono riuniti il presidente del M5s Giuseppe Conte con i capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa, il segretario del Pd Enrico Letta con le capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, e il leader di Leu Roberto Speranza con i capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris.

 

vertice del centrosinistra sul quirinale

Letta oggi dovrebbe tornare a incontrare anche Matteo Renzi, mentre fonti Dem spiegano che vedrà Matteo Salvini appena possibile, così come gli altri leader del centrodestra.

 

Salvini oggi incontrerà i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo e successivamente i governatori e i delegati regionali della Lega.

 

vertice del centrosinistra sul quirinale

Le riunioni sono previste nel pomeriggio.

 

Ieri a sparigliare le carte è arrivato il passo indietro di Silvio Berlusconi che rappresenta l'avvio di una partita che si gioca su un piano inclinato. Tenere insieme Quirinale e governo, questa la scommessa di Enrico Letta e anche di Giuseppe Conte, che solo garantendo il prosieguo della legislatura può tenere uniti i suoi gruppi parlamentari.

 

vertice del centrosinistra sul quirinale

"Affrontiamo questo difficile passaggio coi nostri alleati. Coi quali a partire da oggi, dopo la fine della candidatura di Berlusconi che aveva bloccato fino a ieri tutto, concorderemo nomi e proposte", scrive su Twitter il segretario del Pd.

 

"Il Movimento 5 stelle ha un unico obiettivo e lo perseguirà fino alla fine: ha 235 voti di grandi elettori che mette a disposizione degli interessi degli italiani di avere un presidente autorevole che ci renda tutti orgogliosi di essere italiani e ben rappresentati. Continueremo a lavorare in questa direzione". Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte, lasciando la propria abitazione diretto alla Camera per gli incontri del centrosinistra sul Quirinale.

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

"Non si può partire dopo tutto questo stallo con un diritto di prelazione da parte del centrodestra. Serve una figura che possa rappresentare il Paese e non una marcatamente di parte". Lo ha affermato la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris, arrivando alla Camera per la riunione del centrosinistra sul Quirinale.

 

"Mario Draghi deve restare a palazzo Chigi? Valuteremo la soluzione migliore per il Paese nel corso della riunione del centrosinistra", ha aggiunto De Petris, assieme al capogruppo del partito alla Camera, Federico Fornaro che, a chi gli domandava se c'è l'intenzione di proporre un nome di bandiera, ha risposto: "Si valuterà insieme. Oggettivamente Berlusconi era l'ostacolo maggiore sulla strada di un nome condiviso e votato dalla maggioranza".

 

pierferdinando casini foto mezzelani gmt108

Diversi passaggi si devono ancora consumare, Matteo Salvini, che a sera sente tutti i leader del centrosinistra, nelle prossime ore proporrà dei nomi di area centrodestra. Irricevibili, per il Pd: "Non consentiremo l'assalto al Quirinale", avvertono assai irritati dal Nazareno.

 

Nei gruppi parlamentari c'è chi torna a credere nella candidatura di Pier Ferdinando Casini e chi spera ci si avviti fino ad arrivare a Sergio Mattarella.

 

Ma la candidatura di Mario Draghi, avvertono dalle segreterie, è del tutto in campo, perché ogni nome alternativo - soprattutto se sostenuto da una maggioranza ristretta - rischia di far saltare il governo.

 

mario draghi sergio mattarella

E il Mattarella bis appare lontano, arriverà solo di fronte a uno stallo irreversibile. Chi lavora per Draghi al Colle non è rimasto fermo, nelle ore dell'attesa per l'annuncio di Berlusconi. Il premier è silente e lontano dai palazzi della politica, nella sua Città della Pieve. Ma i contatti proseguono, si cerca di costruire il terreno per un accordo sul governo.

 

Viene considerata superabile l'ostilità del Cavaliere al trasloco di Draghi da Chigi al Quirinale. Mentre fa ben sperare che né Salvini né Meloni pongano veti sul nome del presidente del Consiglio.

 

sergio mattarella mario draghi festa della repubblica 2021

La pretesa, osserva un draghiano, di mandare avanti il governo a ogni costo, qualunque sia l'esito del voto sul Quirinale, non regge. Se la maggioranza si spaccherà sul nome del presidente (come potrebbe avvenire su Casini, vista la contrarietà in partenza soprattutto del M5s), la caduta del governo sarebbe automatica, come ha avvertito per primo Draghi.

 

Ma anche andare avanti come se nulla fosse, in un anno pre-elettorale, potrebbe reggere per qualche settimana o mese - avverte più d'uno - ma poi precipitare tutti verso elezioni anticipate, se come probabile Draghi si rifiutasse di scendere a compromessi con le richieste dei partiti. Il nodo per Draghi però resta il premier e la formula del nuovo governo.

 

draghi mattarella renzi partita di poker

Perché è vero che non si può preconfezionare la squadra dei ministri, ma è anche vero che i leader chiedono garanzie, di un esecutivo a più forte impronta politica. Sarebbe stato sondata, per ora senza successo, la disponibilità di Casini a prendere la guida del governo.

 

Così come continuerebbero a non convincere i nomi di Marta Cartabia (in forte ascesa nei rumor), Vittorio Colao o Daniele Franco (che non vorrebbe traslocare a Palazzo Chigi). Le prossime quarantotto ore, sottolinea un dirigente M5s, saranno decisive: non si può escludere la rottura, ma neanche un'intesa larga con il centrodestra, probabilmente dalla quarta votazione.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO