11/9 E TORTURE - IL FILOSOFO WALZER: “GIUSTO RENDERE PUBBLICO IL RAPPORTO MA ANCHE ALTRI PAESI HANNO VIOLATO PRINCIPI E VALORI CONDIVISI. BUSH? NON VA PUNITO - IL CONSERVATORE VOLKER: “METODI SBAGLIATI. MA IL RAPPORTO È UN REGALO ALL’ISIS”

1. IL FILOSOFO WALZER: “CRIMINI DI CUI VERGOGNARSI MA BUSH NON VA PUNITO NE SOFFRIREBBE LA DEMOCRAZIA”

Alix van Buren per “la Repubblica

Obama e Bush scherzano sullAir Force One Obama e Bush scherzano sullAir Force One

 

«Questa sarà una pillola davvero amara da digerire. E verrà anche sfruttata per organizzare dimostrazioni contro l’America nel mondo. Però, sa cosa le dico? Che il rapporto sulle torture ha un risvolto positivo: ribadisce l’esistenza di un principio morale — il divieto di ricorrere alla tortura — e questo è già importante. Anche se vedo un po’ d’ipocrisia ». Michael Walzer, filosofo avvezzo a esplorare le grandi questioni etiche e morali, stavolta distilla le parole attraverso un velo d’ironia.

 

Professor Walzer, il presidente Obama è stato nettissimo: le 480 pagine del rapporto sulle torture rivelano un sistema “contrario ai valori” dell’America. Lei è d’accordo?

«Certo, che lo sono: l’inammissibilità della tortura è la regola più importante sia sotto il profilo della moralità comune sia della legge internazionale. La pubblicazione del rapporto deve servire a condannare quelle azioni e ad aprire un dibattito fra i cittadini.

BUSH E OBAMABUSH E OBAMA

 

Ciò detto, questi valori sono condivisi anche da altri Paesi, in Italia e in Europa, e tutti o quasi, prima o poi, li hanno violati, come spesso accade anche nelle operazioni della polizia. Perciò riaffermare il principio morale è importante, malgrado una certa ipocrisia».

 

Qual è la sua definizione di ipocrisia?

«L’ipocrisia è l’omaggio, la testimonianza che il vizio rende alla virtù. Persino gli autori degli abusi si nascondono dietro alle menzogne, infatti sono coscienti della loro trasgressione. Rendere omaggio al principio, come fa quel rapporto, significa che noi conserviamo il sentimento della virtù, la consapevolezza che si tratti della giusta via. Ogni volta che i governi violano la norma è essenziale che lo si venga a sapere, e che vi sia una risposta legale o politica».

 

L’Onu e le organizzazioni americane di difesa delle libertà chiedono proprio questo: un procedimento legale contro i responsabili degli abusi. A suo avviso, questo accadrà?

DONALD RUMSFELD IN THE UNKNOWN KNOWN DONALD RUMSFELD IN THE UNKNOWN KNOWN

«La questione è estremamente delicata, e so che la mia risposta può suscitare stupore, ma la verità è che in una democrazia non è sempre una buona idea punire i responsabili ai più alti livelli. Certo, gli autori materiali vanno perseguiti, sia che abbiano obbedito a ordini dei superiori, sia che abbiano ecceduto di propria iniziativa. Ma più si sale la scala gerarchica, e più aumenta il rischio».

 

Lei vuol dire che persone come il presidente Bush, il vicepresidente Cheney, il ministro della Difesa Rumsfeld, vanno escluse da ogni eventuale procedimento giudiziario?

«Proprio così. Il principio democratico dell’avvicendamento al potere poggia sull’assunto che il nuovo partito vincente non ricorra a misure come la carcerazione o l’uccisione dei perdenti.

 

DICK CHENEY CON IL SUO PACEMAKERDICK CHENEY CON IL SUO PACEMAKER

Se no, il processo democratico crollerebbe: nessun partito uscente sarebbe più disposto a cedere il potere. Per le azioni politiche, anche le peggiori, la punizione più grave dev’essere la sconfitta, anch’essa politica. Questo è uno dei paradossi della democrazia ».

 

La reputazione dell’America come “faro delle libertà nel mondo” ne ha sofferto, a suo avviso?

«È impossibile negarlo... Però il rapporto sulle torture ha più d’un riverbero. Da un lato rivela orrori di cui noi dobbiamo vergognarci. Dall’altro lato, noi stessi stiamo sciorinando al mondo quelle terribili azioni. Il solo fatto d’averlo reso noto è già un importantissimo risultato.

 

Certo, tutto questo non aiuterà la reputazione dell’America nel mondo, e produrrà tumulti anti-americani a livello internazionale, il che non è una reazione del tutto ingiustificata. Tuttavia, lo ripeto, la rivelazione è un segno salutare per la democrazia».

 

 

2. VOLKER: “METODI SBAGLIATI. MA IL RAPPORTO È UN REGALO ALL’ISIS”

Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

«Abbiamo sbagliato, ma questo rapporto è un regalo ad al Qaeda, all’Isis, e a tutti i gruppi terroristici che vogliono colpire gli Stati Uniti e i nostri alleati». Durante l’amministrazione Bush, Kurt Volker è stato prima assistente segretario di Stato per l’Europa, e poi ambasciatore alla Nato. In altre parole, al centro dello scandalo torture.
 

MICHAEL WALZER jpegMICHAEL WALZER jpeg

Cosa avete sbagliato?
«Ad esempio le prigioni segrete, in buona parte basate in Europa, dove avvenivano gli interrogatori».
L’Italia è stata coinvolta in questo aspetto, con l’extraordinary rendition dell’Imam di Milano di Abu Omar.
«In generale, questi metodi sono stati un errore».
 

Lei avrebbe praticato il «water boarding» sui prigionieri accusati di terrorismo?
«No, anche perché sappiamo che le informazioni raccolte con questi sistemi non sono attendibili. Nello stesso tempo, però, non sono sicuro che sia giusto analizzare col senno di poi le attività di persone che dovevano proteggere il nostro Paese, mentre c’erano motivi validi per ritenere che fossimo davanti alla minaccia imminente di un attacco terroristico. In altre parole, erano metodi sbagliati, ma bisogna anche capire la pressione sotto cui si trovavano gli uomini che li hanno applicati».
 

Il rapporto accusa anche la Cia di aver mentito a voi, al governo.
«Le agenzie di intelligence lavorano per comparti, proprio per evitare la dispersione delle informazioni, e quindi è normale che ognuno conosca solo gli elementi necessari alla propria missione. Al livello di vertice, però, tutti devono avere tutte le informazioni: se ci hanno mentito, sarebbe uno choc».
 

abu omar abu omar

Lei, da sottosegretario e ambasciatore, ha mai avuto la sensazione che la Cia non le dicesse tutto?
«No, ma questo non vuol dire che non sia accaduto».
Tutto ciò non giustificava un’inchiesta?
«Certo, siamo tutti d’accordo sul fatto che fosse necessaria».
 

E allora quali sono le sue obiezioni?
«In questi casi, le inchieste dovrebbero servire a capire cosa non ha funzionato e come correggerlo. Tra l’altro l’amministrazione Bush aveva già interrotto queste pratiche fra il 2005 e il 2006, e quella Obama non le ha proseguite».
 

abu omar abu omar

Perché il rapporto del Senato è dannoso?
«Due motivi. Il primo è che aiuta al Qaeda, l’Isis e tutti i gruppi terroristici, che come abbiamo visto si stanno rafforzando soprattutto in Siria, Iraq e Africa settentrionale. Questi nemici degli Stati Uniti prenderanno il rapporto come un segno di debolezza, e lo useranno per fomentare la gente contro di noi.

 

Il secondo motivo è politico. L’inchiesta è stata voluta e gestita dai democratici, con il solo scopo di infangare la nostra amministrazione. Agire in questa maniera non è nell’interesse della sicurezza del Paese: bisognava condurre un’inchiesta bipartisan rapida seria, tenerla riservata, e usare con discrezione i suoi risultati per correggere gli errori, non per umiliare una parte politica e l’intero Paese».

 

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