michael gove boris johnson

TORY SEDUTI - ANCHE IL MINISTRO GOVE FINISCE IN ISOLAMENTO: UN SUO FAMILIARE HA MANIFESTATO SINTOMI COMPATIBILI CON IL COVID-19. È IL NUMERO TRE DEL GOVERNO, UNA DELLE FIGURE CHIAVE CHE STA GESTENDO IL PAESE CON BORIS K.O. ORA RESTA SOLO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RAAB - LA BEFFA PER BOJO: NELLE MANI DELLA SANITÀ A CUI IL SUO PARTITO HA TAGLIATO I FONDI PER ANNI

 

1 - CORONAVIRUS: ANCHE MINISTRO GOVE IN ISOLAMENTO

michael gove

 (ANSA) - Nuovo colpo per il governo britannico sullo sfondo dell'emergenza coronavirus: anche Michael Gove, numero tre della compagine, cancelliere del ducato di Lancaster e ministro dell'Ufficio di Gabinetto, è da oggi in auto-isolamento precauzionale a casa non perché contagiato in prima persona, ma perché un familiare ha manifestato sintomi compatibili con il Covid-19. Lo riferisce la Bbc. L'isolamento di Gove colpisce una figura chiave dell'esecutivo Tory proprio mentre il premier Boris Johnson è in terapia intensiva.

 

2 - CORONAVIRUS: MEDIA, CONDIZIONI JOHNSON INVARIATE NELLA NOTTE

 (ANSA) - Condizioni "invariate" per il premier britannico Boris Johnson, dopo la prima notte trascorsa nel reparto di terapia intensiva del St Thomas hospital di Londra in seguito al peggioramento dei sintomi del suo contagio da coronavirus. E' questo il messaggio diffuso stamattina dai media britannici sulla base delle ultime informazioni raccolte e in attesa del previsto bollettino ufficiale di Downing Street.

 

micheal gove e boris johnson campagna per la brexit

Secondo Sky News, Boris Johnson resta alle prese con "difficoltà respiratorie" e ha ricevuto ossigeno durante la notte. Il ministro Michael Gove - numero tre del governo Tory dopo il premier e il titolare degli Esteri Dominic Raab, incaricato da ieri di esercitare la supplenza di Bojo - aveva da parte sua confermato in precedenza in un'intervista radiofonica la somministrazione di ossigeno a Johnson, negando tuttavia per ora la necessità di un ricorso al ventilatore polmonare.

 

 

3 - LA BEFFA PER BOJO: NELLE MANI DELLA SANITÀ CHE HA SMANTELLATO

Sabrina Provenzani per il “Fatto quotidiano”

 

Il premier Boris Johnson ieri sera è stato trasferito in terapia intensiva al St Thomas hospital dopo che le sue condizioni sono peggiorate; era stato ricoverato domenica per il coronavirus.

Il ministro degli Esteri Dominic Raab gli subentra alla guida del governo, almeno per il momento.

Ciò che è avvenuto spazza via le cautele che Downing Street ha avuto su Johnson costretto ad andare in ospedale per i suoi sintomi.

 

MICHAEL GOVE

La prima versione: il primo ministro britannico è stato ricoverato per precauzione in ospedale perché continuava ad "avere sintomi persistenti di coronavirus 10 giorni dopo l' esito positivo del tampone". Per l' agenzia di stampa di Stato russa Ria Novosti, che cita due fonti ospedaliere, Johnson sarebbe invece in terapia intensiva, attaccato a un respiratore. Notizia smentita subito da Downing Street. Ma se non c' era alcuna emergenza, perché ricoverare il primo ministro alle 20 di sera, quasi in contemporanea con il discorso alla nazione della Regina Elisabetta, studiato nei dettagli per rinfrancare e unire il Regno?

 

MICHAEL GOVE

Ieri mattina ufficiale su Twitter, Johnson o chi per lui, ha inviato un messaggio rassicurante: "Sono di ottimo umore e in contatto con il mio team, per lavorare insieme nella lotta a questo virus e per proteggervi tutti". E ancora: "Vorrei ringraziare il brillante staff dell' Nhs che si sta prendendo cura di me e di altri in questo periodo difficile. Siete la parte migliore del Paese". Un riconoscimento quasi obbligato, sulla scia dell' omaggio già presente nel discorso di Elisabetta e della ondata di sostegno al servizio sanitario che sta attraversando il Regno Unito.

MICHAEL GOVE

 

Ma accanto alle parole di gratitudine e agli applausi per medici e infermieri che uniscono i britannici ogni giovedì alle 8 di sera, c' è la rivolta del personale medico, mandato al fronte senza maschere, guanti, visori. Il 23 marzo scorso, quando Johnson non risultava ancora infetto, 4.000 fra infermieri e medici gli avevano rivolto un appello pubblico chiedendo l' invio di materiale protettivo. Che, malgrado grandi promesse del governo, dopo due settimane non è ancora arrivato in molti ospedali.

 

micheal gove con sarah vine

L' Nhs, il primo servizio sanitario pubblico della storia, è una creatura laburista di cui i britannici vanno fierissimi. È anche una delle grandi vittime di una lunga stagione di austerità, gestita da successivi governi conservatori. Anni di tagli, ridimensionamenti, stipendi congelati, scontri fra il governo e il personale, manifestazioni di piazza.

 

Nel 2017 proprio Johnson, come l' attuale ministro della Salute Matt Hancock e i conservatori più in vista che oggi applaudono l' Nhs, votarono contro la proposta laburista di sbloccare gli stipendi pubblici, compresi quelli del personale infermieristico, e alcuni gioirono sguaiatamente della sconfitta di quella proposta, con commenti del livello: le infermiere non arrivano a fine mese perché non sanno gestire i soldi. Johnson ha strumentalizzato la crisi dell' Nhs, prima durante la campagna per il Leave al referendum su Brexit, quando si faceva campione della promessa di liberare, una volta usciti dall' Ue, 350 milioni a settimana per la Sanità. Poi, durante la marcia per le politiche vinte a dicembre, promettendo grandi risorse al sistema sanitario.

michael gove

 

Promesse non ancora mantenute.

La responsabilità, oggi, dell' impreparazione dell' Nhs è politica, e che ora la vita di Johnson dipenda da un sistema sanitario che ha contribuito a scarnificare è una svolta beffarda. Intanto i morti in ospedale alle cinque di pomeriggio di ieri erano 5.373, un aumento di 439 sul giorno precedente, in calo rispetto al picco di 708 sabato. Ma nella conferenza stampa giornaliera il Chief Medical Officer Chris Whitty, uscito guarito dall' isolamento, ha dichiarato di non sapere quando aspettarsi il picco di decessi.

boris johnson michael goveMichael Goveboris johnson michael gove

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...