giancarlo giorgetti matteo salvini gianni letta silvio berlusconi ignazio la russa renato brunetta

SCOSTATI TU CHE MI SCOSTO ANCH’IO – ALLA FINE SALVINI E LA MELONI SONO STATI COSTRETTI A VOTARE SÌ ALLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO PER NON PERDERE LA FACCIA E DOVERSI GIUSTIFICARE DAVANTI A PROFESSIONISTI E IMPRESE – LA TRAMA DEL PONTIERE GIORGETTI CHE HA CONVINTO IL CAPITONE (SUO MALGRADO): “QUESTO È IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITÀ, DI FARE POLITICA”, E LO SCONTRO LARUSSA-BRUNETTA

 

 

Federica Fantozzi per www.huffingtonpost.it

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI

Alla fine, sono le facce a raccontare tutto. Quella di Matteo Salvini che, nervoso e frettoloso, batte sul tasto dell’“unità del centrodestra” per parlare del futuro anziché del presente, per rilanciare le sue prossime battaglie: il tavolo con la maggioranza su scuola e fisco, e la lotta alle modifiche dei Decreti Sicurezza, dove “sono sicuro che porteremo la nostra compattezza, con FdI e Fi faremo muro”.

 

Nella sua testa echeggiano ancora le parole di Giancarlo Giorgetti: “Questo è il momento della responsabilità, di fare politica”. Non di rompere, insomma, anche a costo di cambiare idea.

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

 

Quella di Giorgia Meloni, la più disinvolta nell’argomentare che il sì allo scostamento è una vittoria non di Silvio Berlusconi bensì dell’intero centrodestra che ha convinto il governo a dire come spenderanno i soldi, e “stavolta non abbiamo votato a scatola chiusa”.

 

Quella di Antonio Tajani, un po’ imbarazzata, mentre argomenta che quando Berlusconi al mattino in collegamento con il suo gruppo parlamentare ha annunciato il voto favorevole “evidentemente si era sentito con Matteo e Giorgia...”. E ribadisce che “collaborazione istituzionale non significa sostegno al governo”.

 

SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI

La conferenza stampa dei leader del centrodestra al Senato comincia con quasi un’ora di ritardo, mentre intorno tutto si è già consumato. A Montecitorio, lo scostamento è appena passato con 552 sì, compresi quelli di tutto il centrodestra. Nonostante il contemporaneo parere negativo del governo sulla risoluzione di Fi, Lega e FdI.

 

Non avrebbe potuto andare diversamente, perché l’asticella fissata da Salvini e Meloni, rispetto a quella degli azzurri, era troppo alta e irricevibile, come il Tesoro aveva già messo in chiaro e come era già emerso durante la riunione degli sherpa economici dei tre partiti.

gianni letta e berlusconi

 

Ma è uno “sgarbo”, se non altro di forma, che irrita molto la destra: “Potevano trovare un modo per recepire qualcosa, magari andare al voto per parti separate”. Nei meloniani l’impressione che i giallorossi “si siano scelti l’interlocutore” per spaccarli è forte. E che ci riproveranno. La partita, insomma, si sposta sulla legge di bilancio, sulle misure vere e proprie e sui capitoli di spesa importanti. Dove Meloni ha avvisato: “Vigileremo, non ci faremo turlupinare”.

 

L’accelerazione di Berlusconi

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

La mossa in avanti di Berlusconi, maturata ieri quasi a mezzanotte – grazie all’apertura sul sostegno agli autonomi “non garantiti” e sul rinvio delle scadenze fiscali del ministro Gualtieri e al pressing inesausto dei “dialoganti” guidati da Gianni Letta e Renato Brunetta - mette in subbuglio gli alleati e agita Forza Italia, sempre più spaccata tra “governisti” e “sovranisti”.

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

 

Fatto sta che stamattina, prima delle nove, l’ex premier ha telefonato in diretta al suo gruppo riunito a Montecitorio, dove la seduta stava per cominciare: “Forza Italia vota a favore – ha detto con decisione – Gli altri decideranno cosa fare, ma auspico che ci seguiranno e che il centrodestra sarà unito”. Un’accelerazione rispetto allo status quo della sera precedente, quando prevaleva l’idea di aspettare la risposta del governo. Certo, il voto contrario era già escluso, ma si pattinava tra astensione e sì, con l’obiettivo anche tattico di tenere la maggioranza sulla corda.

 

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani a catania 1

E invece l’ex premier ha colto di sorpresa il suo stesso partito, dove il gruppo guidato da Mariastella Gelmini era propenso al voto favorevole, mentre al Senato la preoccupazione di spaccare la coalizione è avvertita in modo netto. Spiazzati anche i gruppi leghisti e meloniani, che dopo avere inviato la mozione comune alla maggioranza attendevano che fosse questa a battere un colpo.

 

Lo spaesamento in aula

I tempi sono strettissimi. Poco dopo, alle dieci, comincia la seduta, in un clima surreale in cui i deputati non sanno bene come andrà a finire. Il vicecapogruppo di FdI Tommaso Foti fa un discorso da opposizione dura: “Il nostro giudizio è negativo, il divide et impera non vi porterà da nessuna parte”.

 

RENATO BRUNETTA IGNAZIO LA RUSSA

Rivendica la rappresentanza dei “non garantiti” - gli istruttori di palestre rispetto ai prof di educazione fisica, le guide turistiche rispetto ai dipendenti di museo - per non lasciare la bandiera (e il successo) nelle mani di Forza Italia. Sottolinea: “Questa opposizione ha stile di maggioranza perché privilegia l’Italia, valutiamo quale apertura di credito dare alla maggioranza per fare uscire l’Italia dalle secche.

GIORGIA MELONI MADONNA COME LA FERRAGNI BY @PANIRURO

 

Il nostro voto non è ispirato a secondi fini, la stella polare di FdI è il Paese”. Praticamente una dichiarazione implicita di voto favorevole, senza però legarsi le mani.

 

Quando tocca a Renato Brunetta, il responsabile economico azzurro è raggiante: “Si sta aprendo una fase nuova di ascolto e condivisione sul fisco, sulle partite Iva, sul reddito di ripartenza, sul grande senso di responsabilità di Berlusconi”. E’ grazie a lui, in sostanza, che il governo si appresta a ridurre “la tragica frattura tra garantiti e non garantiti”. Certo, “sono misure costose, ma servono per tenere in piedi il Paese”.

 

RENATO BRUNETTA IGNAZIO LA RUSSA

Conclude un intervento che sembra un’arringa: “Spero in un sì unanime del centrodestra unito, altrimenti si direbbe no all’ossigeno per il Paese”. Mette le mani avanti, poiché già si parla di un prossimo scostamento a gennaio: “Noi ci saremo sempre per votare risorse. Da noi verrà un sì alla coesione come chiede il presidente della Repubblica Mattarella”.

 

E pazienza se il suo discorso, e il suo ruolo di “tessitore del dialogo” non sono graditi a tutti nelle file alleate: La Russa lo accusa apertamente di “intralciare l’unità del centrodestra” con un sì annunciato prematuramente, e chissà a chi si riferisce Salvini quando evoca “quinte colonne”.

 

Giorgetti Salvini

A quel punto, il boccino è in mano alla Lega. Ha il ruolo più ingrato, sono quelli rimasti a bocca asciutta: volevano l’azzeramento dell’Iva al 4% sui beni primari, il taglio dell’aliquota al 22%, la sostituzione dell’Irap con l’Ires per le imprese, persino misure sulle pensioni come lo stop al blocco delle rivalutazioni automatiche.

 

giancarlo giorgetti massimo garavaglia

Provvedimenti troppo costosi per il governo, ma i leghisti masticano amaro: “Gualtieri ha 100 miliardi e se li spende in solitaria – mugugnano – A noi resta una mancia”. In aula prende la parola Massimo Garavaglia: “Se tra un mese fate un nuovo scostamento sarebbe un falso in bilancio”. Oggi però “la Lega c’è, ma chiede al governo rispetto e trasparenza sui dati”.

 

Fine dei giochi. E della suspense. Le letture si accavallano, ma la partita è finita. Esultano i “governisti”. Per Gelmini è “uno scatto in avanti”, per Osvaldo Napoli “cambiano le prospettive tra maggioranza e opposizione, ma niente federazione”, per Debora Bergamini Fi è “determinante”.

 

silvio berlusconi

Berlusconi – a modo suo – ha rispettato i paletti: la posizione del centrodestra è unitaria. Ha portato il centrodestra sulle sue posizioni (come rileva con una certa malizia Franceschini), ne ha mantenuto l’unità (grazie anche, per l’ennesima volta, alla prontezza e alle doti di mediazione della Meloni), ha “ascoltato” gli appelli del Quirinale. E’ una vittoria politica che sposta il baricentro dell’opposizione sulla “collaborazione istituzionale”. Se durerà, e a che prezzo, lo si vedrà presto. Venerdì arriverà in Parlamento la riforma dei Decreti Sicurezza. E Salvini ha promesso ai suoi che non accetterà sconti.

 

La mediazione di Giorgetti

Tra la notte e l’alba, sono diversi i pontieri al lavoro nei partiti. Forza Italia ha il problema di non apparire arrogante, di ricucire con gli alleati prima che la mossa di Berlusconi diventi uno strappo conclamato. Tajani e Licia Ronzulli smussano i toni, al punto che una nota ufficiale di Fi smentisce la frase dell’ex premier “gli altri facciano come vogliono”. Troppo urticante.

 

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI

In casa della Lega, è Giancarlo Giorgetti ad assumersi il ruolo di placare Salvini: “Questo è il momento della responsabilità – ragiona con lui – E’ il momento di fare politica”. Non di rompere, insomma. Non è l’unico nel Carroccio a pensarla così. Giorgetti ricorda a “Matteo” quando Bossi ne diceva di tutti i colori su Berlusconi: “E poi ci ha fatto il governo insieme. In politica si cambia idea”. E il Capitano, persuaso anche dalla Meloni (che insiste: è una manovra della maggioranza per dividerci, non caschiamoci) gli dà retta.

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…