LA TRAMA DEL TESSITORE DACCÒ - DA LENZUOLAIO PER I LETTI DEI PRETI A DEUS EX MACHINA DELLA TRUFFA S.RAFFAELE - DOPO VENT’ANNI PASSATI A BRACCETTO CON CL E FORMIGONI A STRINGERE AMICIZIE COI POTENTI DELLA REGIONE LOMBARDIA (PORTANDO LA FIGLIA ERIKA IN DOTE) CROLLA L’IMPERO DI PIERINO. E FA CRACK…

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

In principio erano le Tessiture Daccò di San Colombano al Lambro, provincia di Lodi, un'aziendina a pochi passi di distanza dal suo principale cliente, l'ospedale psichiatrico gestito dai frati dell'ordine di San Giovanni di Dio, meglio noti come Fatebenefratelli. Parte da qui, dall'impresa di famiglia ereditata dal padre, l'incredibile avventura di Pierangelo Daccò, per tutti Pierino, descritto dai pm di Milano, che lo hanno fatto arrestare un mese fa, come il gran ciambellano dei fondi neri del San Raffaele, l'organizzatore e il gestore delle operazioni truffaldine che hanno svuotato le casse dell'impero ospedaliero fondato da don Luigi Verzè. Tutto qui?

No, c'è molto altro. E molto di più. In oltre vent'anni di onorata (si fa per dire) carriera, quel piccolo imprenditore della bassa lodigiana è diventato un punto di riferimento per il sistema di potere, e di affari, che ruota attorno a Roberto Formigoni, il ciellino che dal 1995 siede sulla poltrona di presidente della regione Lombardia.

Il governatore conosce e frequenta Daccò da almeno un ventennio: vacanze in comune, feste. Non è una sorpresa, del resto. Già nei primi anni Novanta il rampantissimo Pierino era ben inserito nel giro degli uomini di punta del Movimento Popolare, espressione politica di Comunione e Liberazione. Daccò conosceva bene pesi massimi come Antonio Intiglietta, Giorgio Vittadini e Antonio Simone. In particolare con quest'ultimo strada facendo i rapporti sono diventati molto stretti. Per quasi vent'anni Daccò e Simone hanno fatto affari insieme. A un certo punto, nel 2007, prendono in gestione anche un ospedale, il San Giuseppe di Milano per poi cederlo un paio di anni dopo.

Tutto questo per dire che nel 2005, quando finalmente approda al San Raffaele per diventare il gestore occulto dei fondi neri, Daccò è già un personaggio di gran peso nel mondo della sanità lombarda, un mondo che vale miliardi di euro all'anno di giro d'affari. La sua scalata al potere, e alla ricchezza, è tutta sottotraccia. Prima che esplodesse il caso San Raffaele con il crack dell'ospedale e il suicidio di Mario Cal, braccio destro di don Verzè, il riservatissimo Daccò si è sempre mosso ben lontano dai riflettori.

L'unico incarico pubblico, se così si può dire, è quello di consigliere d'amministrazione dell'Inter, tra il 1989 e il 1995, ai tempi della presidenza di Ernesto Pellegrini. Un onore, per Daccò, che è un interista sfegatato, ma forse c'entrano anche gli affari. Insieme a lui, infatti, troviamo nel consiglio dell'Inter di Pellegrini anche Giancarlo Abelli, uno degli uomini più potenti della politica lombarda, considerato una sorta di ras della sanità, anche lui, manco a dirlo, molto vicino a Formigoni.

Particolare importante: una delle due figlie di Daccò, Erika, ha sposato il consigliere regionale lombardo Massimo Buscemi, pure lui formigoniano. Ebbene, un paio di anni fa si è scoperto che Buscemi si era messo in affari, affari immobiliari, con la moglie di Abelli, Rosanna Gariboldi. Incroci sorprendenti, non c'è che dire, sui quali, però, si alza il velo soltanto adesso che lo scandalo San Raffaele ha scoperchiato il pentolone degli affari sporchi di certa sanità lombarda.

Daccò era abilissimo a non dare nell'occhio. Sfuggiva ai giornalisti, ai magistrati e anche al fisco, tant'è che da tempo , imitato in questo dall'amico Simone, ha trasferito la residenza Londra, ad Hampstead, uno dei sobborghi più eleganti e rinomati della città. Nessun problema fino a quando un paio di anni fa l'Agenzia delle entrate di Lodi non ha avviato un'indagine nei suoi confronti, sospettando che la residenza londinese fosse fittizia. Un po' com'è successo per Va-lentino Rossi. Conseguenze? Nessuna, almeno finora.

Nel mondo degli affari, però, chi doveva sapere sapeva benissimo chi era davvero Daccò e di che cosa si occupava. La conferma? Eccola. Nell'agenda del banchiere Gianpiero Fiorani, il furbetto della Popolare di Lodi, compare anche il numero di cellulare di Daccò con accanto una sola parola: Regione. Considerato che Daccò non ha mai avuto nessun incarico ufficiale dalla giunta Formigoni, l'appunto nell'agenda di Fiorani la dice lunga quantomeno sull'immagine che l'uomo di fiducia dei ciellini proiettava di sè.

Per capire come sia arrivato fino a lì bisogna partire dalla piccola tessitura di San Colombano al Lambro. È lo stesso Daccò a spiegare le sue origini in un verbale d'interrogatorio che risale al gennaio 1994, quando, nel pieno di Mani Pulite, la procura di Milano stava indagando sulle forniture al sistema sanitario. L'amico di Formigoni, sentito dai magistrati in qualità di persona informata dei fatti, spiega che la sua azienda ha "come clienti unicamente istituti gestiti da ordini religiosi (....) i quali a loro volta sono convenzionati con enti pubblici".

Il cliente principale, come detto, era l'ordine dei Fatebenefratelli. Il legame con i frati di San Giovanni di Dio, con cui tra l'altro si lancia in operazioni immobiliari in Israele (a Nazareth) e in Cile, permette a Daccò di entrare nel giro grosso della sanità. Nasce da lì un rapporto destinato a durare nel tempo, quello con il manager Renato Botti che nel 1990 era segretario amministrativo dei Fatebenefratelli.

Botti nel 2003 approda al San Raffaele come direttore generale . Giusto due anni dopo, Daccò comincia a trafficare con i fondi neri di don Verzè. Nel frattempo, secondo quanto raccontano entrambi, i due amici avevano però bruscamente interrotto i loro rapporti. Di sicuro Botti e Daccò hanno alle spalle una lunga storia di affari comuni. Tra il 1990 e il 1992 hanno dato vita insieme ad alcune società: un'agenzia di viaggi con sede a Milano in via Montenapoleone e un centro medico polispecialistico.

Con l'aiuto di Daccò e di Cl la carriera di Botti a metà degli anni Novanta ha preso il volo. Nel 1993 troviamo il manager alla presidenze dell'Ipab, l'ente di beneficenza milanese a controllo comunale. Nel 1997 arriva la nomina a direttore generale dell'assessorato alla Sanità della giunta Formigoni. Da qui Botti passa al San Raffaele dove incrocia di nuovo il vecchio socio. Daccò però ormai vola molto più alto. L'ex fornitore di biancheria per gli ospedali è diventato una trottola che viaggia solo off shore, tra Lugano, Vienna, i Caraibi, maneggiando società ombra e fondi neri. Fino a quando sei mesi fa il San Raffaele non fa crack. E Daccò arriva al capolinea della sua carriera di uomo ombra.

 

OSPEDALE SAN RAFFAELEDON VERZE E CAL FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO jpegmassimo buscemiREGIONE LOMBARDIA

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM