UN PM ANTIMAFIA: "LA DEFINIZIONE ‘REALITY’ PER LE DICHIARAZIONI DI RIINA E' LA FOTO PERFETTA DI QUESTA BIZZARRA E CONTINUA FUGA DI NOTIZIE"

1. DAGONOTINA - Un pm antimafia: "la definizione ‘reality' per le dichiarazioni di Riina e' la foto perfetta di questa bizzarra e continua fuga di notizie"


2. IL DERBY FERRARA-RIINA
Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"

Giuliano Ferrara è preoccupato. Anzi, furibondo. L'ira funesta di Totò Riina contro Nino Di Matteo che continua a indagare sulle trattative e gli altri retroscena delle stragi del 1992-'93, è pari all'ira funesta di Ferrara contro Riina. O meglio: contro il suo compagno di ora d'aria, il boss pugliese Alberto Lorusso, che l'ha fatto parlare. O meglio: contro chi l'ha mandato a parlare con Riina. O meglio: contro il pm Nino Di Matteo che li ha intercettati. Anzi, diciamola tutta: Ferrara è furibondo per quel che dice Riina.

Nel giornalismo all'italiana, i fatti vanno aboliti per non disturbare le opinioni. E, se Riina dice che vuole morto Di Matteo ("mi fa impazzire") e subito ("facciamolo in fretta... se mi riesce sarà la cosa più grossa di tutte"), come possono tutti i Ferrara d'Italia gabellare Di Matteo per un acchiappafantasmi? Se Riina dice "io l'appunto glielo lasciai" (il papello agli uomini dello Stato) e "la cosa si fermò, 3 o 4 mesi" (la sospensione delle stragi dopo via D'Amelio), come fanno tutti i Ferrara d'Italia a negare la trattativa?

E se Riina ricorda che B. "è andato a prendere lo stalliere e se l'è messo dentro" (Mangano nella villa di Arcore) e afferma che i Graviano "avevano Berlusconi" in pugno, come fanno tutti i Ferrara d'Italia a liquidare i rapporti fra B. e Cosa Nostra come fandonie di toghe rosse e pentiti comunisti? E se Riina dice "Napolitano non deve testimoniare" per non legittimare Di Matteo ("questo disonorato si porta pure il presidente della Repubblica") e dà ragione ai corazzieri ("fanno bene... ci danno una mazzata... ci vuole una mazzata nelle corna... a questo pm di Palermo"), come fanno tutti i Ferrara d'Italia a sostenere la stessa cosa?

Dunque, non potendo mangiarsi i nastri di Riina né farli bruciare dalla Consulta, bisogna neutralizzarli. E Ferrara ce la mette tutta, pronto persino a rinnegare la religione del cinismo ammettendo l'esistenza del "doppio Stato" e financo invocando una "commissione parlamentare d'inchiesta", pur di svilire le intercettazioni come "una spaventosa messa in scena" architettata da "qualche settore d'apparato dello Stato italiano" per "mostrificare il presidente della Repubblica, calunniare Berlusconi e monumentalizzare Di Matteo e il suo traballante processo".

A dire di Ferrara, Lorusso è un "agente provocatore" infilato da fantomatici "apparati" amici di Di Matteo accanto a Riina per farlo "parlare in modo consono agli intendimenti dei pupari". Altri intanto insistono su una versione che all'inizio pareva probabile, ma che la lettura delle carte rende implausibile: quella di Riina che lancia messaggi farlocchi "sapendo di essere intercettato".

Purtroppo per i depistatori e i minimalisti - a prescindere dalla veridicità delle frasi di Riina che vanno vagliate una per una dai pm - sono smentite dai fatti sia la tesi ferrariana di Riina che mente a comando imbeccato dall'agente provocatore, sia quella di Riina che mente a nuora perché suocera intenda.

Gli agenti provocatori non sono previsti dal nostro ordinamento, ma dove lo sono (come negli Usa) lavorano per lo Stato che li usa per indurre un sospettato a commettere reati. Qui Lorusso non induce Riina a commettere alcun reato: semplicemente lo stuzzica a parlare della storia della mafia, che mostra di conoscere molto, forse troppo bene.

Si può sospettare finché si vuole sul perché il Dap e la Dna abbiano scelto proprio un boss pericoloso come lui, espertissimo nel far filtrare fuori dal carcere ordini criminali in codice, per accompagnare Riina nell'ora d'aria; ma, anche se Lorusso fosse una cimice umana per far cantare Riina, resterebbero comunque le parole di Riina, che vanno prese terribilmente sul serio. Inoltre, se Lorusso fosse un agente dello Stato, o addirittura della Procura di Palermo (peraltro ignara della sua designazione), a giugno sarebbe corso a informare i suoi referenti appena Riina gli disse che Di Matteo andava ammazzato: invece se ne guardò bene.

Se sappiamo che Riina vuole morto Di Matteo, è solo grazie alle intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo su Riina, indipendentemente dalla presenza di Lorusso (decisa da altri), dopo che a giugno il boss confidò a un agente penitenziario che nella trattativa con lo Stato "io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me". Un altro dato di fatto, poi, smentisce l'ipotesi di Riina che delira perché sa di essere intercettato.

Le ore di socialità i due mafiosi detenuti nel carcere milanese di Opera le trascorrevano in parte in una saletta dotata di tavoli per le carte e di un biliardino, in parte nel cortiletto esterno dove poi la Dia ha piazzato un sofisticato sistema di ascolto.

Nella saletta, sospettando la presenza di microspie, Riina e Lorusso non hanno mai parlato che del tempo e del calcio; nel cortile, invece, hanno discusso a ruota libera di mafia e politica, evidentemente ignari delle intercettazioni, per cinque mesi fino a metà novembre; poi, dopo i primi articoli di stampa sul mandato di Riina a uccidere Di Matteo, hanno detto ancora qualcosa per un paio di giorni, quando già sospettavano di essere ascoltati; infine il 18 novembre hanno smesso di uscire e, quando sono tornati in cortile, hanno parlato solo di sport e del tempo che fa. Il che fa pensare che la gran parte delle conversazioni non fossero destinate all'ascolto di nessun altro.

È comprensibile che questo dia fastidio a Ferrara e ai suoi mandanti nemmeno troppo occulti, ma le cose stanno così. Restano un paio di interrogativi. Se Riina sa cose che noi non sappiamo e teme che Di Matteo le scopra, anche Ferrara sa cose che noi non sappiamo e teme che Di Matteo le scopra o che Riina le dica? E le cose che sa Riina sono le stesse che sa Ferrara? E chi arriverà primo a raccontarle?

 

 

TOTO RIINA Toto Riina Nino Di Matteotravaglio, santoroGiuliano Ferrara NAPOLITANO MANCINO E GIORGIO SANTACROCE Berlusconi DellUtri Mangano

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)