1. DA TRAVAGLIO A DARIO FO, ALLA SBARRA IL ‘’MOVIMENTO 5 FASCI’’ DI GRILLO & CASALEGGIO 2. FO: ‘’BEPPE HA SBAGLIATO E HA ANCHE CAPITO DI AVER ESAGERATO. TUTTI QUELLI DI SINISTRA CI SONO RIMASTI MALISSIMO LEGGENDO QUEL POST CONTRARIO ALLA CANCELLAZIONE DEL REATO DI CLANDESTINITA’. CONSIDERATO, TRA LE ALTRE COSE, IL GRANDISSIMO UTILE CHE VIENE ALL’ITALIA DALL’ARRIVO DI QUESTI PROFUGHI: LO STATO ITALIANO INCASSA UNA CIFRA DI UNDICI MILIARDI DI CONTRIBUTI VERSATI DA QUESTI LAVORATORI” 3. TRAVAGLIO: “MA COME? E’ STATO IL PRIMO VERO E CONCRETO SUCCESSO PARLAMENTARE DI M5S, LA PRIMA PROPOSTA PENTASTELLATA A OTTENERE LA MAGGIORANZA!”


1. DARIO FO: "GRILLO HA SBAGLIATO E HA CAPITO DI AVER ESAGERATO"
Jacopo Iacoboni per "lastampa.it"

«Ci sono rimasto male. Poi lui ha capito di aver esagerato»
Dario Fo ha appena finito un'interminabile riunione nella sua bella casa milanese, sua e di Franca, nella quale come sempre s'è appassionato. A 87 anni il premio Nobel è ancora un vulcano di progetti, ora sta portando in tour in Italia il libro della Rame per Chiarelettere, In fuga dal Senato. Ha accettato di parlare della sconfessione di Grillo dei suoi parlamentari sull'abolizione del reato di clandestinità. Le sue idee sono nette.

«Lo dice a me? Tutti quelli di sinistra ci sono rimasti malissimo leggendo quel post», spiega subito, usando per sé, classicamente, non alla maniera del Movimento cinque stelle, l'etichetta "di sinistra".

Secondo lei come mai Grillo ha deciso di andarci giù così duro?
«Beppe ha sbagliato e, credo, ha anche capito, ieri sera tardi (nella notte di giovedì), di aver esagerato. Da quello che so se n'è reso conto, e c'è chi gliel'ha detto in modo franco».

Lei sull'immigrazione anche di recente ha sostenuto, e fatto, cose che vanno in direzione opposta rispetto a quel post.
«Ma naturalmente! Le ho dette e le ripeto. In un'occasione - nel libro che abbiamo fatto assieme con lui e Casaleggio - le ho anche scritte, per la verità. Nel libro mi sono scagliato duramente verso tutti e due per il fatto di non aver considerato - tutti e due (lo ripete, nda.) -, tra le altre cose, il grandissimo utile che viene all'Italia dall'arrivo di questi profughi. Non è solo una questione etica, ho detto. È un'opportunità per noi italiani».

In che senso?
«Parlando con loro - ci sentiamo spesso, quasi quotidianamente e facciamo anche diverse iniziative insieme - credo di aver alzato la voce quando sostenevo questo: ricordatevi che ogni anno, se non ricordo male, lo stato italiano incassa una cifra di undici miliardi di contributi versati da questi lavoratori. E pensate, gli ho detto, molti di loro, nonostante i denari che hanno versato, preferiscono poi andarsene lo stesso in Germania, o in Inghilterra, perché l'Italia è un posto rovinato».

E loro? Non li ha convinti, si direbbe.
«Io sono sempre stato chiaro, non li ho mai adulati, sulle cose su cui non eravamo in accordo. Devo dire che entrambi, essendo intelligenti, alla fine hanno sempre capito e rispettato, e a volte sono anche venuti sulle mie posizioni. Tra parentesi, mi è capitato di fare spesso iniziative nel volontariato sia con Beppe sia con Casaleggio. L'ultima è che siamo andati in due associazioni che fanno assistenza ai ciechi, una a Milano e una a Genova. Questo è lo spirito del nostro lavoro».

Grillo secondo lei ha inteso queste sue osservazioni? Non sono critiche che provengono da un uomo ostile.
«Io dico di sì, secondo me ha capito di aver esagerato. Ma l'altra parte del lavoro che voglio fare è aiutarle poi in concreto, queste persone. Le posso raccontare una storia?».

Quale?
«Per tutta la giornata di ieri (giovedì) io e mio figlio Jacopo siamo stati al telefono con Lampedusa, col sindaco e la questura, volevamo far arrivare lì delle tende autoriscaldate per aiutare chi sbarca. E sa cos'è successo? La sindaca ci ha detto "non possiamo accettarle perché gestisce tutto la questura". C'è un protocollo e una burocrazia che stanno fermando tantissimi aiuti! È folle. Il nostro Paese è ridotto a questo. L'impiegata quando mi sono arrabbiato mi ha detto "ma sa, siamo in Italia...". Che vuol dire, siamo in Italia? "Tu, sei in Italia!", le ho strillato al telefono. Ovviamente non è colpa sua, ma che ragionamento è?».

C'è un problema nelle teste, prima ancora che nelle leggi e nella politica.
«Sì. E cambiarle riguarda tutti, la cultura, i libri, i giornali. Abbiamo un sistema di media che lavora, spesso, non sempre, a disinformare, all'imbesuimento collettivo, al conformismo, a togliere la facoltà di giudizio alla gente. È rimasto lo stesso di quando Franca e io fummo cacciati dalla Rai perché lei in uno sketch famoso nominava ripetutamente la parola mafia. O perché parlavamo di morti sul lavoro».

Un tempo ci piaceva raccontarci come italiani brava gente, ora i dati dicono che l'80 per cento degli italiani vuole più controlli, non meno, sui clandestini che sbarcano. Che è successo, la mutazione di Pasolini s'è compiuta fino in fondo anche su questo?
«E' un processo, non eravamo così, nel dopoguerra; lo siamo diventati. La prima responsabilità per me è il disastro culturale, i soldi tagliati alle scuole, ai teatri; poi l'impossibilità di far conoscere, di informare le persone».

Grillo però, anche in un movimento che nasce sull'idea di democrazia diretta, ha una responsabilità; può orientare, non solo assecondare tutto questo.
«Io gliel'ho detto, e ripeto, credo che abbia capito».

2. LA LEGGE GRILLO-CASALEGGIO
di Marco Travaglio per Il Fattoquotidiano

Nella politica italiana si fronteggiano ormai due modelli: da un lato quello fin troppo elastico dei vecchi partiti, che se ne fregano dei loro elettori e fanno il contrario di quello che han promesso in campagna elettorale perché tanto, poi, in qualche modo, i voti li raccattano lo stesso; dall'altro quello fin troppo rigido del Movimento 5Stelle, ossessionato dal "programma" e dal rapporto fiduciario con gli elettori, al punto che Grillo e Casaleggio scomunicano i parlamentari M5S per aver presentato l'emendamento che cancella il reato di clandestinità, solo perché non è previsto dal programma e non è stato sottoposto preventivamente al vaglio della Rete.

Intendiamoci, la fedeltà agli elettori e agli impegni presi con loro è un valore: si chiama coerenza e trasparenza. Molto bene fecero Grillo e Casaleggio a far scegliere dagli iscritti al portale (magari pochi, ma liberi) i candidati per il Quirinale. E molto bene fanno a richiamare gli eletti all'impegno di non fare da stampella a governi altrui con maggioranze variabili peraltro non richieste da nessuno.

E molto male fece il Pd a far scegliere il candidato per il Quirinale a Berlusconi (prima Marini, poi Napolitano), impallinando Prodi e scartando a priori Rodotà, e poi ad allearsi col Caimano al-l'insaputa, anzi contro la volontà degli elettori: in Germania, prima di dar vita alla Grosse Koalition con la Merkel, l'Spd ha promosso un referendum fra coloro che le hanno appena dato il voto. Ma questo vale per le scelte strategiche, compatibili con tempi medio-lunghi. Per le altre, agli elettori non si può dire tutto prima.

Ci sono emergenze e urgenze che nascono sul momento (in Parlamento bisogna votare a getto continuo sì o no a questo o quel provvedimento) e richiedono risposte fulminee, incompatibili con la consultazione dei sacri testi e del Sacro Web. L'altra sera, a Servizio Pubblico, Rodotà faceva notare come in Parlamento occorra cogliere l'attimo, sfruttare una situazione favorevole che si presenta lì, in quel momento, e poi forse mai più, e bisogna afferrare il treno per la coda prima che passi.

Perciò l'altro giorno i parlamentari 5Stelle hanno fatto benissimo a rilanciare una proposta già contenuta nel loro "piano carceri" estivo - quella di abrogare il reato di clandestinità - trasformandola in un emendamento che quel giorno, in quell'ora, aveva buone possibilità di passare. E così è stato: hanno colto alla sprovvista il governo, il Pd e Sel e li hanno costretti a votare con loro: il primo vero e concreto successo parlamentare di M5S, la prima proposta pentastellata a ottenere la maggioranza. Cosa che non sarebbe accaduta se si fosse rinviato tutto di qualche giorno per avviare le complicate procedure di consultazione popolare.

Grillo e Casaleggio contestano sia il metodo sia il merito della proposta, convinti che, inserendo l'abrogazione del reato di clandestinità nel programma elettorale, "il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico". Ma, così dicendo, denotano una profonda disinformazione in materia (dimostrata anche dall'assenza di qualunque proposta, nel famoso programma, sul tema della clandestinità).

È vero che quel reato è previsto anche in altri paesi europei, sia pure in forme e con applicazioni diverse da quelle dello sciagurato pacchetto Maroni. Ed è vero che l'immigrazione clandestina non può e non dev'essere lecita: nessuno Stato sovrano può tollerare che circolino indisturbate sul suo territorio persone senza un'identità certa. Ma non tutto ciò che è e dev'essere proibito può esserlo per le vie penali.

Esistono anche sanzioni amministrative che, quando funzionano, sono altrettanto o addirittura più efficaci. I clandestini non vanno inquisiti e processati per il solo fatto di trovarsi in Italia (quando commettono delitti invece sì, come gli italiani): vanno semplicemente identificati e poi espulsi dalle forze di polizia.

 

 

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