1. LE CAZZATE DI MONTI CHE HA USATO LE ISTITUZIONI PER LE SUE AMBIZIONI E NON C'È RIUSCITO PERCHÉ HA CALCOLATO MALISSIMO LE FORZE IN CAMPO E LA SUA POPOLARITÀ NEL PAESE 2. MA COME SI FA A PENSARE DI INAUGURARE LA CAMPAGNA ELETTORALE SPOSANDO IL MARCHIONNISMO SPINTO (FLESSIBILITA' TOTALE, ESCLUSIONE DELLA FIOM, INVESTIMENTI SOLO NEI PAESI DOVE E' CONVENIENTE FARLO) MENTRE IL GOVERNO DALLO STESSO MONTI HA AMMAZZATO CON LA RIFORMA DEL LAVORO TARGATA FORNERO QUEL POCO DI FLESSIBILITÀ CHE C'ERA OBBLIGANDO LE AZIENDE A MANDARE VIA MIGLIAIA DI GIOVANI? 3. UN ERRORE DI SOSTANZA CHE HA COSTRETTO CISL-BONANNI E LE ACLI A MOLLARE MONTI 4. SENZA LA SICILIA CUFFARIANA E' DIFFICILE CHE CASINI POSSA ESSERE PRESENTE AL SENATO 5. L'ASSE BERSANI-RENZI FUNZIONA BENISSIMO: LA SCELTA DI MOLTI CAPILISTA RENZIANI 6. IL BANANA SPERA IN UN PD MAGGIORITARIO SOLO ALLA CAMERA, PER PROPORRE UN GOVERNO DI SALUTE PUBBLICA, AFFIDATO QUESTA VOLTA A POLITICI, E RIMETTERSI IN GIOCO

DAGOREPORT

Ma perche' Monti Mario un giorno e' in campo come castigamatti centrista, novello De Gaulle Charles della Terza Repubblica italiana, e il giorno dopo appare come un timoroso burocrate che teme di perdere i suoi privilegi attuali se si infila in un terreno che, quasi per contratto, non avrebbe dovuto nemmeno calpestare?

E come fanno i poveri italiani a tenersi aggiornati sull'offerta politica a poco piu' di due mesi da elezioni di una certa importanza per un Paese stremato dall'effetto congiunto di una crisi economica che si incattivisce e dall'insipienza complessiva delle proprie classi dirigenti, se la cosiddetta grande stampa quando sembra che l'ormai ex premier si candidi ne traccia in pensosi editoriali le magnifiche sorti e progressive e quando appare piu' chiaro che non lo fa spiega con presunzione (dei fatti) che ha ragione a non farlo e che e' meglio che si acconci a sperare in uno strapuntino istituzionale all' ombra del grande Pd prossimo venturo?

Tuttavia, ci sono fatti che vanno aggiunti al racconto di questi giorni e che spiegano perché alla fine un sano esercizio di umiltà servirebbe a tutti, a cominciare da un ex premier che questa domenica ci propinerà le sue tavole della legge, dimenticandosi di aggiungere che tante cose di cui parla ha preferito non farle e che altre le ha fatte male, senza nemmeno riconoscere che anch'egli, sia pure per poco, ha usato le istituzioni per le sue ambizioni politiche e non c'è riuscito perché ha calcolato malissimo le forze in campo, la sua popolarità nel Paese, e la sua stessa conseguente determinazione ad andare avanti costi quel che costi.

Non a caso, come gli ricorda Luigi Zingales sul "Sole 24 Ore", Mose' nella Bibbia incitava il suo popolo a combattere per affermare la legge del Signore contro i falsi idoli. La citazione biblica equivale a dare a dare a Monti Mario del pomposo Don Abbondio. Ecco comunque i fatti di cui sopra:

1. Martedì scorso presso la Comunita' di Sant'Egidio si e' tenuta la prima vera riunione organizzativa delle forze della nascente lista Monti per l'Italia. Accanto agli uomini di S.Egidio erano convenuti i rappresentanti nazionali e regionali di Italia Futura, Cisl e Acli con l'obiettivo di lanciare la raccolta firme e mettere in contatto tra di loro i rispettivi referenti regionali. In tutto c'erano una settantina di persone. La riunione va malissimo, le lingue, le aspettative, le storie personali sono nettamente diverse. Allora si decide di spezzettare la riunione, dividendola subito in tante riunioni regionali, ma la musica non cambia. Insomma, disarticolazione completa tra i contraenti, difficoltà anche dentro Italia futura per le dimissioni del coordinatore lombardo e la trattativa personale di quello pugliese con l'Udc. La cosa rimbalza ai piani alti della nascente creatura, con effetti immaginabili.

2. Nel frattempo Monti Mario pensa bene di andare a Melfi, a sceneggiare con Marchionne Sergio, Elkann Yaki e un po' di operai ad applaudire in favore di telecamera, la parabola dell'azienda senza confini che non si dimentica dell'Italia. Un errore di sostanza che avrà immediate conseguenze politiche perché propone plasticamente uno scontro tra padroni e popolo, cosa che nemmeno chi, come Bonanni, era fisicamente presente in seconda fila a Melfi poteva accettare. Il giorno dopo il capo della Cisl scrive al Corriere e prende le distanze dall'avventura montiana. La stessa cosa fanno le Acli, che votano Pd e non il futuribile Centro per Monti e che non sono in realtà rappresentate da Olivero, il quale non casualmente deve dimettersi dalla presidenza del movimento cattolico per candidarsi.

Ma come si fa ad andare a sposare il marchionnismo spinto (flessibilita' totale, esclusione della Fiom, investimenti solo nei Paesi dove e' conveniente farlo) mentre il governo dallo stesso Monti presieduto ha ammazzato con la riforma del lavoro targata Fornero quel poco di flessibilità che c'era obbligando le aziende a mandare via migliaia di giovani e mettendo gli stessi in condizioni ancora peggiori? Come si fa a pensare di inaugurare la campagna elettorale, come pure e' stato scritto senza smentite e timori di smentite, in questo modo?

3. Il famoso incontro tra Monti Mario, Casini Pierferdinando (accompagnato da Cesa Lorenzo) e di Montezemolo Luca a palazzo Chigi, ebbe a produrre anche una conferenza stampa improvvisata sul momento dal Casini, conferenza stampa dalla quale in effetti nacquero tutte le prime pagine sulla imminente discesa in campo del Professore. Il giorno dopo infatti, consapevole di essere stato strumentalizzato da Casini, Monti ordina al suo ufficio stampa di frenare i bollori, di qui la frenata dei giornali di sabato 22 dicembre, primo giorno post Maya.

4. Grazie al ragionier Cesa Lorenzo, segretario Udc che non ha mai creduto alla lista unica, il partitino di Casini e' l'unico in grado di presentare le sue liste, anche se e' difficile che possa essere presente al Senato perché non ha più la Sicilia cuffariana dove poter superare lo sbarramento dell'8 per cento.

5. Italia Futura resta declinata al futuro. In fondo, e' quasi un peccato poiché era l'unica formazione che sul territorio aveva mobilitato adesioni fuori dai soliti noti, anche se talvolta inadeguate o sopravvalutate.

Dissoltosi il grande bluff di Monti Mario, ben sintetizzato nella foto della solita Fornero che si tappa le orecchie per non sentire le critiche (della Lega, ma potevano essere di chiunque altro) al suo operato, e' opportuno riprendere l'osservazione del Pd e di Lega/Berlusconi.

Nel Pd funziona l'asse Bersani/Renzi. Il partito tira un respiro di sollievo per il ritorno di Monti a orizzonti meno velleitari ed e' alle prese con le deroghe ai propri parlamentari per la ricandidatura. Ne sono state chieste 100 e autorizzate 50, con relative tensioni e incazzature degli esclusi. Tensioni tuttavia in parte mitigate dall'attesa di vittoria, con relativi posti di governo e sottogoverno (alla fine, i migliori) da distribuire. Intanto l'asse diretto tra il segretario e lo sfidante Renzi funziona benissimo: la prova regina la si avrà con la scelta dei capilista nelle varie circoscrizioni, dove il sindaco di Firenze avrà ampi riconoscimenti per i suoi uomini sia alla Camera sia al Senato.

La Lega e il candidato premier diverso da Berlusconi. E' chiaro, al di la di ogni scaramuccia per buttare fumo negli occhi, che Maroni si accorda con Berlusconi riconoscendolo come leader della coalizione. Come candidato premier, quello da indicare insieme al deposito firme, simbolo e programma, la base della Lega vuole pero' un altro. Il punto e' che Alfano secondo i sondaggi prende meno di Berlusconi e diversi altri personaggi testati pure. L'unico che davvero può andar bene alla Lega e' Tremonti Giulio. Cosa farà' il fidanzato di Francesca Pascale, quello rivendicato con forza da Katarina Kzenevic e che con il suo ex ministro dell'Economia non si prendeva? Può essere che convenga anche a lui restare leader della coalizione di centro destra, fare lo stesso la campagna elettorale come sta facendo ma non intestarsi la sicura sconfitta. Lo vedremo ai primi di gennaio, termine ultimo per il deposito di simboli, liste e candidati premier.

Il Senato in bilico e Berlusconi si candida per il Senato in tutte le circoscrizioni. Per non ripetere l'esperienza Prodi, il Pd deve avere una maggioranza in Senato che vada oltre i senatori a vita (Monti non viene incluso nelle simulazioni che fanno alla sede del Pd). Solo la Lega in alcune regioni del Nord può superare l'8 per cento, mentre l'Udc e' a forte rischio.

Il tentativo del Pd e' di dar vita a liste locali con animatori non iscritti al partito che possano eleggere un senatore da far convergere sul sostegno al governo. Berlusconi Silvio ha studiato bene la situazione, tanto e' vero (decisione gia' presa) che sara' capolista al Senato in tutte le circoscrizioni. La sua speranza e' che il Pd abbia la maggioranza solo alla Camera, così può riproporre un governo di salute pubblica, affidato questa volta a politici, per rimettersi in gioco. Difficilmente il Pd, dopo l'esperienza con Monti Mario, potrebbe ricascarci.

 

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