DUE UOMINI IN BARCA - “LA REPUBBLICA” SI SCHIERA A FAVORE DI RENZI CONTRO BERSANI-BARCA

Claudio Tito per "La Repubblica"

C'È qualcosa nello scontro che sta dilaniando il Partito democratico che va ben oltre la battaglia per imporre una linea o una scelta. La verità è che nel duello tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi è in gioco anche - e soprattutto - il destino dei due contendenti. Quel che entrambi faranno da grandi. Perché dopo le elezioni della "non-vittoria" si è riaperta di fatto la corsa a Palazzo Chigi.

E non importa se il nuovo presidente della Repubblica non sia stato ancora eletto né se le urne non siano state ancora convocate. Ogni singola decisione che in questa fase viene assunta, infatti, favorisce o penalizza gli obiettivi dell'uno o dell'altro. La tattica del segretario e quella del sindaco non possono che essere divaricate.

Bersani coltiva ancora l'idea di poter approdare a Palazzo Chigi facendo valere la forza di numeri: la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. E si muove cercando di assecondare un passo alla volta il suo disegno.

Nel suo partito sta crescendo il numero di persone che lo accusa di voler agevolare la nomina di un capo dello Stato che possa condividere le sue aspirazioni governative. Il dubbio di molti di loro si concentra su un sospetto ben preciso: la volontà di ricevere l'incarico pieno di formare l'esecutivo anche a rischio di non conquistare la fiducia in Parlamento.

Secondo una buona parte del Pd, quel passaggio costituirebbe formalmente una sconfitta e potrebbe essere la premessa per reclamare una seconda chance per la premiership. Il segretario, in sostanza, farebbe valere il suo ruolo di presidente del Consiglio dimissionario per condurre la nuova campagna elettorale. E cogliere forse l'ultima occasione - per una questione generazionale - di portare un ex comunista alla guida di un governo.

Le mosse di Renzi si muovono in senso diametralmente opposto. Il sindaco fiorentino vuole accelerare per andare a votare il prima possibile. Sicuro di potere essere il nuovo sfidante di Silvio Berlusconi. Convinto di poter sconfiggere l'avversario storico del centrosinistra nella fase declinante della sua parabola politica e di poter approfittare della oggettiva contrazione dei consensi a favore del Movimento 5Stelle.

Anche perché i grillini hanno mostrato limiti consistenti nel personale politico approdato in Parlamento e nella capacità di elaborare una linea politica non solo produttiva per il Paese ma semplicemente condivisa dagli oltre 150 deputati e senatori eletti. Per questo, Renzi è pronto anche a spaccare il suo partito pur di ritrovarsi al Quirinale un uomo che - a suo dire - non si faccia condizionare dall'attuale vertice dei democratici.

Un "garante" non solo delle Istituzioni e del Paese, ma anche della contesa in corso nel Pd. Il suo cannone puntato contro Marini e contro la Finocchiaro rappresenta la prima mossa di una campagna elettorale già avviata e che per lui non può che avere come caposaldo il rinnovamento della politica. O più semplicemente la "rottamazione" della precedente classe dirigente. Il primo tassello, dunque, di una "corsa" in cui i nemici sono due: il Cavaliere e l'antipolitica di Beppe Grillo.


Ma il punto è proprio questo: la "guerra democratica" contiene al suo interno un rischio che entrambi sembrano sottovalutare. Ossia la distruzione dello stesso centrosinistra. E anche la fiches giocata in questi giorni da Fabrizio Barca sembra in primo luogo il modo, per il gruppo che più si sente legato alle radici dell'ex Pci, di fermare l'avanzare del sindaco di Firenze. Bersani e Renzi non si parlano, sempre più pronti a guardarsi come nemici. Un errore.

Nemmeno la Dc delle molteplici correnti ha mai anteposto lo scontro personale alle sorti del partito. Ieri il "rottamatore" si è sfogato con alcuni esponenti del Pd dichiarandosi pronto a fare un definitivo passo indietro: «Se volete Barca, se pensate che lui possa battere Berlusconi io mi faccio da parte in buon ordine. Ma mi sono stancato di essere trattato come un appestato».

Ovviamente si tratta solo di un modo per tenere alta l'asticella della trattativa. Ma lo strappo tra Bersani e Renzi con il passare del tempo sembra sempre più dilatato e quasi incomponibile. Si avvicinano alla battaglia finale - che comunque nel giro di un anno ci sarà - esponendo il lato più debole del centrosinistra. Quello che potrebbe restituire a Berlusconi la settima chance di vincere le elezioni.

 

 

Ezio Mauro EZIO MAURO FOTO AGF REPUBBLICA jpegmatteo renzi RENZI MATTEO Fabrizio Barca RENZI E BERSANI PDrenzi e bersani

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…