MICIDIALE TENTATIVO DI RITORNO IN CAMPO DA PARTE DI VELTRONI, RAPPRESENTANTE PER L’AFRICA DEL GLORIOSO POPOLO DELLA SINISTRA – “MI HA STUPITO L’APPOGGIO DI FRANCESCHINI A RENZI” E AVVERTE IL SINDACO PER HOBBY: “TENGA LONTANO GLI OPPORTUNISTI”(AUTOCRITICA?)

Silvio Buzzanca per "La Repubblica"

La sinistra che si occupava delle grandi questioni del mondo, i pensieri lunghi di Berlinguer, la nascita del Pd, il Lingotto. È un Walter Veltroni «nostalgico» di un altro partito e «stupito», da Dario Franceschini, quello che si è presentato alla Festa democratica di Genova per dare il suo via libera a Matteo Renzi. La stessa "location", dove Franceschini si è pronunciato a favore del sindaco di Firenze e dove Pier Luigi Bersani ha stroncato entrambi.

Più o meno nelle stesso momento da Perugia, il segretario Guglielmo Epifani rispondeva con un secco «no» alla domanda se correrà anche lui per la segreteria del partito. Epifani ha anche replicato alle nuove pressioni dei renziani perché fissi il congresso. Ha detto che «la concessione delle date le fanno i sovrani. Io non posso concedere nulla, Abbiamo affidato all'Assemblea nazionale il potere di decidere modalità e tempi».

Lui, Veltroni, da quel palco vorrebbe invece parlare di altro, di progetti, di idee. Non di nomi, di Berlusconi e Renzi. Ma gli tocca farlo. Lo vuole la platea, lo vogliono i media. E l'ex segretario si schiera con il sindaco di Firenze. Le sue idee, spiega, «sono interessanti; ci vedo una sintonia con la ispirazione originaria del Pd, quella che decidemmo al Lingotto, quella che ci portò al 34 per cento nel momento più difficile per il centrosinistra».

Dunque, esterna l'ex segretario, «se presenterà un documento chiaro sul presente, netto sul passato e capace di definire la fisionomia del partito a vocazione maggioritaria avrà il mio consenso». Perché, aggiunge, «ora è il momento di mettere in campo la sinistra riformista e se questa è la proposta di Matteo Renzi penso sia giusta».

Un appoggio, quindi, condizionato a programmi e progetti. E anche per questo Veltroni è «stupito» da Franceschini. Perché se lo ricorda come suo alleato nel 2008, ma su posizioni diverse dopo. Perché, spiega, «quello che mi interessa è la linearità delle posizioni politiche. Non ci devono essere schieramenti fatti per ragioni di opportunità». E dice che «le correnti sono state un autentico cancro per questo partito».

Allora, se un consiglio si sente di dare a Renzi, è quello di parlare chiaro, fissare i paletti con un programma che eviti intorno a lui l'unanimismo di chi pensa solo a salire sul carro del vincitore. «Cosa che successe a me nel 2007», ricorda. E ammonisce il partito ad usare tutte le risorse per tornare a vincere. E cita oltre a Renzi anche Enrico Letta che vede come novelli Bill Clinton e Barack Obama.

Nel dibattito congressuale interviene anche Gianni Cuperlo. Il candidato dice che «il
nostro congresso non deve servire a sapere chi è il più fotogenico » e che non si può pensare alla segreteria come alla scorciatoia per arrivare a Palazzo Chigi. Ma Debora Serracchiani è sicura che «il segretario del Pd sia anche il candidato premier perché «non c'è il tempo né il modo di cambiare le regole».

Pippo Civati, invece, attacca Franceschini, e in sintonia con Veltroni mette Renzi sull'avviso rispetto agli endorsement. «A Renzi - dice - creano solo problemi, il vicedisastro Franceschini cosa fa? Diventa il vicedisastro di Renzi?». Infine, sullo sfondo si staglia la figura di Fabrizio Barca. Lo evoca Laura Puppato che dice: «Di lui ho molta stima, non è candidato ma si sta scaldando».


2. FIORONI: "IL ROTTAMATORE SI DEVE RASSEGNARE: NON PUÃ’ ESSERE ELETTO SEGRETARIO SUBITO"
Giovanna Casadio per "La Repubblica"

«Stiamo scaldando i motori e la macchina del congresso è ormai partita, ma sono preoccupato. E se c'è una crisi, viene prima l'Italia e poi le assise del Pd». Beppe Fioroni è stato un "frenatore": aveva detto che avrebbe preferito un congresso democratico l'anno prossimo, anche per evitare che le tensioni nel partito ricadano sul governo sostenuto insieme dal Pd e dal Pdl.

Fioroni, la crisi di governo è davvero alle porte secondo lei?
«Sono molto preoccupato, come mai mi era accaduto. Non vorrei che il Pdl perdesse la bussola, dimenticasse la ragione per cui ha dato vita al governo. Lo scopo dell'esecutivo Letta è di tirare fuori l'Italia dall'emergenza sociale ed economica e di fare le riforme.

Ora chiedo al Pdl di anteporre ciò che serve all'Italia agli interessi di parte. Però registro un clima che va in tutt'altra direzione, e in cui l'interesse particolare prevale sulle questioni generali».

Il Pd, da parte sua, è ormai in piena sfida per il congresso. Anche questo crea problemi?
«Il Pd è in fase pre-congressuale. Ci è appena arrivata la lettera che formalmente convoca
per il 20 settembre l'Assemblea nazionale. Decideremo lì la data del congresso. Con le attuali procedure, i tempi del congresso si allungano».

Ma se la situazione politica precipita, se si aprisse la crisi, addio congresso?
«Ovviamente mi auguro che non capiti, né voglio discutere di quando capiterà. Certo di fronte a una crisi la priorità è dare un governo al paese, evitare che l'Italia precipiti ancora di più nel baratro dell'emergenza sociale ed economica».

Quindi, c'è da mettere in conto uno slittamento del congresso?
«Va da sé. Se però non c'è crisi di governo, bisogna fare quello che va fatto».
Proprio tempi lunghi e un rinvio del congresso è quello che Renzi teme.
«Allora deve puntare a cambiare lo Statuto, perché con le attuali regole si va alle calende greche nella consultazione degli iscritti prima di scegliere i candidati a segretario per le primarie».

Quindi lei ha cambiato idea? Finora ha sostenuto che sarebbe stato meglio non disturbare il premier Letta con le tensioni congressuali.
«I candidati sono ormai in pista, non ci sarebbe motivo di rimandare. Il discrimine è se c'è o meno la crisi. Ormai il treno è partito».

Ma lei con chi sta: con Renzi, con Cuperlo, con Civati?
«Mi auguro sia un congresso in cui si confrontino le idee e si dia ai Democratici la possibilità di scegliere. Ho ricordato che se c'è un candidato che ha l'80 per cento e gli altri messi insieme non arrivano al 20 per cento, allora il dibattito è difficile. Comunque personalmente premierò, appoggerò, chi costruirà il massimo di unità».

 

 

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