HA DA VENÌ BAFFINO! - LA SAI L’ULTIMA?: “NON DOVREBBERO ESSERCI DUBBI SU CHI HA VINTO LE ELEZIONI: IL CENTROSINISTRA E IL PD!” - “PARMA NON È UN CASO ESEMPLARE, È L’ECCEZIONE” (CHE CONFERMA LA REGOLA) - I FANTASMI DEL ’94: “PER EVITARE DI RIPETERE L’ERRORE SERVE UN’ALLEANZA TRA PROGRESSISTI E MODERATI” - GRILLO NON FA ‘CRI’, FA ‘CRAC’!: “CAPISCO CHE LA SINISTRA VECCHIA E NOIOSA VENGA PRESA A CEFFONI, MA SE DOVESSE VINCERE UNA FORZA DI QUESTO TIPO PER PER L’ITALIA SAREBBE IL CRAC”…

Marco Damilano per "L'Espresso"

"Se nel 2013 il fenomeno esplodesse a livello nazionale con parole d'ordine come l'uscita dall'euro o il rifiuto di pagare il debito pubblico, per il Paese sarebbe il disastro. E L'Italia nella sua storia non è aliena dal buttarsi nel caos". Parla l'ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri.

Pubblichiamo qui di seguito ampi stralci dell'intervista di Marco Damilano a Massimo D'Alema. La versione integrale è in edicola sull'Espresso di venerdì.

All'indomani delle elezioni amministrative Massimo D'Alema, il più tenace difensore del sistema dei partiti, alza la diga contro l'anti-politica: «E' stato un voto tra il rischio greco e la possibilità francese.

Non ci sfuggono i segnali di malessere e le domande di cambiamento che sono rivolte anche a noi, ma quello che più mi ha impressionato è vedere come gran parte dell'informazione abbia assegnato la vittoria a Grillo.

Non dovrebbero esserci dubbi su chi ha vinto le elezioni: il centrosinistra e il Pd sono passati da 54 a 98 sindaci. E invece questa notizia è stata completamente occultata da una parte della stampa».

Parma non conta nulla? Eppure sembra una metafora dell'Italia: un Comune governato dalla destra, in dissesto e sotto inchiesta. Chi voleva l'alternativa avrebbe dovuto rivolgersi al Pd. E invece...
«Parma non è un caso esemplare, è l'eccezione. A Parma non governavamo da dieci anni e dietro al candidato 5 Stelle si è schierato tutto il centrodestra. Personalmente non sono affatto stupito di quel voto. Noi abbiamo vinto a Brindisi, Alessandria, Lucca, nel resto del Paese. E c'è qualche eccezione che deve far riflettere».

Tutto bene, dunque? Non la preoccupa che un elettore su due sia rimasto a casa? La crisi del sistema non riguarda anche il Pd?
«Certamente c'è una crisi del sistema politico, c'è un distacco preoccupante tra cittadini e istituzioni, ma noi rappresentiamo l'unica forza nazionale, l'unica possbilità di dare una guida politica al Paese. Naturalmente non da soli, in una situazione estremamente difficile, con un grave malessere sociale e con forze che agiscono per smantellare l'unica prospettiva politica in campo».

Quali forze?
«Una parte della borghesia italiana. Quelli che dicono: meglio Grillo del Pd. Quelli che giocano sul patto tra gli industriali e gli indignati. Per quale prospettiva è difficile dirlo. Ci sono molti progetti velleitari, accorati appelli in direzione di Montezemolo, c'è chi attende l'arrivo del Cavaliere bianco, tutto purché non si esca a sinistra dalla crisi del berlusconismo.

Anche Berlusconi fu un modo di non uscire a sinistra dalla crisi della Prima Repubblica. L'errore politico che commettemmo allora, nel 1994, fu l'illusione dell'autosufficienza della sinistra. Non ci accorgemmo che il mondo conservatore e anticomunista non aveva più rappresentanza politica ma non per questo aveva smesso di essere la maggioranza dell'elettorato. C'era un vuoto e fu riempito da Berlusconi. Per evitare di ripetere l'errore dobbiamo costruire un asse di governo basato sull'alleanza tra progressisti e moderati».

Lei ha definito Grillo «un impasto tra Bossi e il Gabibbo». Dopo Parma lo ripeterebbe?
«Guardi che non è un insulto... Bossi ha fondato un grande partito che ha governato l'Italia per dieci anni. E il Gabibbo è un personaggio che ha attecchito... Mi riferisco alla violenza verbale, all'uso dell'insulto. E comunque il populismo non è un caso solo italiano. La radice culturale è l'anti-politica, ma adesso che il grillismo esprime sindaci, diventa un fenomeno politico.

Ora, dobbiamo renderci conto che noi siamo un grande Paese europeo, con vincoli economici internazionali. E dobbiamo immaginarci cosa potrebbe succedere se nel 2013, nel compiacimento generale, un fenomeno di questo tipo dovesse esplodere a livello nazionale con parole d'ordine come l'uscita dall'euro o il fatto che non dobbiamo pagare il debito pubblico.

Capisco che tutto questo faccia divertire i media e che la sinistra vecchia, noiosa e burocratica venga presa a ceffoni... Ma dobbiamo tutti renderci conto che se dovesse vincere una forza di questo tipo per l'Italia sarebbe il crac».

Al crac ci siamo già arrivati, per colpa - anche, non solo - della classe politica...
«Questo lo può dire il cittadino arrabbiato, che fa bene a esserlo, anche se magari dovrebbe arrabbiarsi con se stesso se ha votato per Berlusconi o per Bossi. Il governo Prodi nel 2008 ha lasciato l'Italia con un debito al 103,5 per cento e 34 punti di spread, come la Germania.

E' profondamente ingiusto e non onesto verso la storia reale del nostro Paese mettere nello stesso mazzo tutti i politici. In questo modo si colpisce la democrazia, che consiste nella capacità di distinguere e nel diritto di scegliere. Quando viene meno questo, scatta il qualunquismo e si apre la strada a ogni tipo di avventura.

Con tutta la saggezza di questo mondo, con l'equilibrio e l'apertura alla società civile e alle competenze che abbiamo sempre dimostrato, chiedo alla borghesia, agli imprenditori, ai grandi editori: con chi volete governare l'Italia? Qual è il disegno? Dove si vuole arrivare? Prima di bombardare l'unica prospettiva di governo bisognerebbe pensarci bene».

 

 

Massimo D'AlemaBEPPE GRILLOMASSIMO DALEMA gabibboLUCA MONTEZEMOLO AI BOX FERRARI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…