CON VENDOLA NON CENTRO - CASINI AVVELENATO PER ESSERE STATO SCAVALCATO DA MONTI E BERSANI: “NESSUN ACCORDO, SOLO UNA TELEFONATA TRA I DUE. UN GOVERNO CON MONTI E VENDOLA NON LO VEDO PROPRIO” - PIERFURBY SPERA DI PRENDERE ABBASTANZA VOTI DA IMPORRE L’USCITA DI SEL NEL DEBOLE GOVERNO CHE USCIRÀ DALLE ELEZIONI - “MA NON PARLIAMO DI PATTI, AIUTA BERLUSCONI”…
Francesco Bei per "la Repubblica"
Nessun «patto» di non belligeranza siglato tra il Centro e il Pd, «non esiste». Se c'è una cosa che manda in bestia Pier Ferdinando Casini è la raffigurazione di un centro «subalterno» alla sinistra, una «rappresentazione falsa», funzionale allo schema d'attacco del Cavaliere. Così, quando ieri mattina Casini ha letto su Repubblica di un incontro segreto tra Monti e Bersani, con un accordo in funzione anti-Berlusconi, non ha perso tempo ed è passato alle contromisure.
In un'intervista mattutina a Rai Parlamento ha bollato come «un film di fantascienza» un'alleanza post elettorale con il centrosinistra «perché il nostro programma non potrà mai convivere con quello di Sel». Poi si è attaccato al telefono per capire cosa stava succedendo, sollevato dalla precisazione di Palazzo Chigi (forse sollecitata dallo stesso Casini) che parlava di colloquio telefonico.
«Anche oggi, come del resto faccio tutti i giorni, ho parlato con Monti - riferisce Casini ai suoi - ma di questo patto con Bersani il premier non mi ha assolutamente parlato. Non esiste, non c'è stato nemmeno un incontro, Monti ha smentito. Anzi, se passa questa idea siamo tutti finiti, facciamo a Berlusconi un regalo immenso».
Il leader dell'Udc è appena uscito da una riunione infinita sulle liste del suo partito alla Camera. Di post-elezioni lì dentro nessuno ha parlato. «Al momento siamo tutti impegnati a testa bassa a vincere le elezioni, il resto viene dopo. E tutto dipende dal risultato - spiega ancora Casini - che riusciranno a raggiungere le liste che si richiamano a Monti. Un conto è prendere il 13 per cento, un altro è prendere il 20. Cambia tutto, non so se mi spiego».
Nella strategia del leader Udc l'alleanza con «la sinistra riformista» continua a essere un punto fermo, sia chiaro. La variabile è invece in quale ruolo dovranno schierarsi i diversi giocatori, chi guiderà la coalizione e chi invece sarà guidato. Quali saranno i confini parlamentari dell'alleanza, se fino al Pd o anche oltre. E tutto questo «si vedrà solo a urne chiuse. Io comunque un governo con dentro Monti e Vendola insieme non lo vedo proprio, mi dispiace».
Ma il centro «se non vuole essere subalterno alla sinistra deve essere forte, deve uscire molto robusto dalle elezioni». Per questo accreditare l'idea di un accordo segreto Monti-Bersani, agli occhi di Casini, è esiziale.
«Non si possono dare a Berlusconi questi vantaggi, scherziamo? Io non ho paura di una sua vittoria, questo no. Ma resta comunque molto pericoloso. E l'unico che può indebolirlo è Monti ». In altre parole «è agli elettori del Pdl che il Centro si deve rivolgere, è a Berlusconi che Monti deve sottrarre consensi. E per riuscirci dobbiamo essere molto esigenti, pretendere coerenza anche da Bersani. E denunciare le ambiguità dell'accordo di governo con sinistra conservatrice a cui noi restiamo alternativi».
L'impressione è che Casini, in questo ultimo mese di campagna elettorale, abbia ritagliato per sé il ruolo di «poliziotto cattivo ». Lasciando Monti più libero di tessere la sua tela con il Pd in vista del dopo elezioni. Questa intransigenza con l'ala sinistra non significa che Casini intenda fare sconti al Cavaliere, anzi. Ai suoi ieri lo ha ripetuto ancora una volta, impartendo istruzioni per tutti quelli che parteciperanno alle trasmissioni elettorali: «Sapete cosa mi diceva Berlusconi quando eravamo alleati? "Pier, quando vai in tv devi dire solo una cosa, al massimo due. Perché il telespettatore medio di più non ne capisce, se le dimentica. Ma quella cosa la devi ripetere sempre, sempre, devi martellare fino alla nausea".
Ecco, dobbiamo mettere in pratica il consiglio di Silvio. In tv dobbiamo ripetere ossessivamente un concetto. Berlusconi adesso vuole abolire l'Imu, vuole abolire il redditometro, vuole abbassare l'Iva. Tutte cose bellissime. Ma perché non le ha fatte lui visto che è rimasto al governo otto degli ultimi dieci anni? Ve lo dico io: perché è un buffone».
Se si va a sondare l'umore dei montiani, i risultati non cambiano.
Nessun patto di non belligeranza: «Se Bersani mantiene il fair play anche Monti adotterà lo stesso metro. Altrimenti siamo sempre pronti a indossare i guantoni». Casini è convinto che questa strategia sia la migliore in assoluto: «Un centro forte, alla fine, conviene anche a Bersani. Perché governare con Vendola per lui sarà dura».






