giuseppe conte paola de micheli

AUTOSTRADA PER L’INFERNO - IL VERTICE NELLA NOTTE TRA CONTE, GUALTIERI E DE MICHELI PRODUCE UNA NUOVA MINACCIA SGONFIA: REVOCA DELLA CONCESSIONE AD AUTOSTRADE, SE DA ATLANTIA ENTRO IL 30 SETTEMBRE NON ARRIVERANNO RISPOSTE CHE CONSENTANO DI PORTARE AVANTI IL PERCORSO DECISO A LUGLIO DAL GOVERNO PER RENDERE ASPI PUBBLICA CON L'INGRESSO DI CDP - SU ASPI, LA CARICA DEI FONDI E RITORNA IN CAMPO ANCHE F2I

LUCIA AZZOLINA GIUSEPPE CONTE PAOLA DE MICHELI

1 - ASPI: VERTICE A P.CHIGI, RISPOSTE ENTRO IL 30 O REVOCA

(ANSA) - Avanti con la revoca della concessione ad Autostrade, se da Atlantia entro il 30 settembre non arriveranno risposte che consentano di portare avanti il percorso deciso a luglio dal governo per rendere Aspi pubblica con l'ingresso di Cdp. E' la linea del governo emersa, a quanto si apprende, da un vertice che si è svolto nella notte di ieri a Palazzo Chigi.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Il premier Giuseppe Conte, come anticipato da alcuni quotidiani, si è confrontato con i ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli. Con loro il segretario generale di P.Chigi Roberto Chieppa e i capi di gabinetto dei ministeri dell'Economia Luigi Carbone e delle Infrastrutture Alberto Stancanelli. Ne sarebbe emersa, a quanto spiegano fonti di governo, la valutazione di una situazione "sempre più compromessa" e una posizione unitaria in favore dell'avvio della procedura di revoca, se non arriveranno le risposte sollecitate nei giorni scorsi anche in uno scambio di lettere con l'azienda.

 

ATLANTIA AUTOSTRADE

2 - AUTOSTRADE, LA CARICA DEI FONDI E RITORNA IN CAMPO ANCHE F2I

Francesco Spini e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

Chiusi (almeno per ora) i canali con la Cassa depositi e prestiti, la partita di Autostrade per l'Italia torna sul mercato. Da che, giovedì scorso, il cda di Atlantia ha avviato il processo di dismissione della quota, a bussare alla sua porta (per l'offerta non vincolante c'è tempo fino al 16 dicembre), sarebbero già in molti. Protagonisti sono soprattutto i fondi dedicati alle infrastrutture, al punto che è pronta a tornare in campo anche F2i, la Sgr che in un primo momento aveva lavorato per affiancare nell'operazione la stessa Cdp, salvo poi rimanere esclusa dalle trattative.

f2i

 

Ora che lo stallo riguarda la Cassa, ambirebbe di nuovo a un ruolo di primo piano nella partita. Di qui a dicembre saranno in tanti a lavorare sul dossier che prevede due alternative: la vendita dell'88% di Aspi o la scissione nella quotanda Acc (Autostrade Concessioni e Costruzioni) del 55% di Aspi più un altro 33% conferito in natura. Ci sarebbe anzitutto la famiglia Dogliani che con la sua Fininc ha interessi anche "autostradali" tra Italia (Frejus e Salerno-Reggio Calabria) e Argentina, accompagnata dal fondo britannico Circuitus. Altra pretendente è la Toto Holding (ricordate AirOne?) in alleanza col fondo americano Apollo.

ATLANTIA INVESTITORI

 

 E poi c'è la carica dei grandi fondi internazionali. Tra contatti, mail, richieste di informazioni, ecco rispuntare i soliti Blackstone, Kkr, Macquarie. Si va poi da Stonepeak, ad Australian Super, da Sixth Street, al fondo pensione olandese Pggm e al colosso cinese China Merchant. A questi si aggiungerebbero Temasek e iSquared.

 

Un assembramento destinato a crescere, visto che gli advisor di Atlantia - Mediobanca, JpMorgan e Bofa - stanno inviando in giro per il mondo la «process letter», l'invito a offrire. Una lettera in cui però è esclusa espressamente la possibilità di qualsivoglia manleva (inusuale nel settore), che permetta cioè di liberare l'acquirente da richieste danni anche solo indiretti per il crollo del ponte Morandi. Un no, quello di Atlantia, che ha fatto deragliare le trattative con la Cdp.

 

Macquarie

Il governo, rimasto col cerino in mano, adesso ha tre possibili armi per controbattere all'offensiva di Atlantia. Dopo l'ultima lettera della holding, tra Palazzo Chigi, il ministero dell'Economia e Cdp, si discute di come uscire dallo stallo. La strada maestra resta la revoca ma, come spiega una fonte di governo che partecipa ai tavoli su Autostrade, nel bivio in cui si è infilata la trattativa «è una minaccia che ha meno potenza». Aprendosi a un'operazione di mercato che dovrebbe avere come esito l'uscita dei Benetton dalla gestione della rete autostradale, sarebbe meno giustificabile estromettere Aspi stracciando il contratto. La seconda strada è l'utilizzo del «golden power».

 

luciano benetton

La norma che prevede poteri speciali dello Stato su aziende e infrastrutture considerate strategiche è stata estesa a molti più settori da uno dei primi decreti dell'emergenza Covid. Il governo ha fatto intendere di volerla utilizzare su Telepass, la società di Atlantia da cui passano dati considerati sensibili (pedaggi e non solo) che sta aprendo parte del capitale ai fondi. In queste ore però, tra i ministeri interessati, non si esclude di poter ricorrere al golden power anche nel caso le autostrade messe sul mercato rischiassero di finire in mani straniere e senza un presidio pubblico.

 

Terza e ultima strada è il tavolo aperto al ministero dei Trasporti sul Pef, il piano economico finanziario di Aspi stilato sulla base del nuovo modello tariffario: settimana scorsa il ministero ha inviato il piano all'Art, l'Autorità di regolamentazione dei trasporti, che dal 7 settembre ha come presidente Nicola Zaccheo, molto gradito a Pd e M5S. L'Art dovrà fornire un parere e può inserire prescrizioni. Quali e quante, lo si vedrà presto.

 

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