VIALE DEL TRA-MONTI: FINE DI UN TECNICO

Antonello Caporale per "Il Fatto Quotidiano"

Nel nome dei marò, fucilieri esperti di oceani e di squali, il governo s'inabissa e scompare. Oggi inizia il triduo pasquale, coincidenza che illumina anche la via crucis di Mario Monti mentre tocca la vetta finale, chiude l'ultima curva della sua apparizione politica. "Non vedo l'ora", sospira. Non vede l'ora di scomparire, forse di scendere dopo essere salito, di lasciare palazzo Chigi al nuovo entrante e rinchiudersi alla Bocconi, a casa, fuggire a Bruxelles o chissà dove.

Non vede l'ora di illustrare la improvvisa fuga del suo ministro Terzi: "Stupefatto per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto". La lista di ministri che lo accompagnano si fa più corta e si presenta penitente davanti a un Parlamento sconosciuto e ostile.

Un superlativo gesto di dilettantismo internazionale, una figura pacchiana di improvvisazione e furberia, un coagulo di mille debolezze e mille verità a noi ancora sconosciute deporta la compagine tecnica nei fuori corso dell'università, asinelli e basta. Come quei pifferi che scesero dalla montagna per suonare e finirono suonati.

La cravatta è identica a quella di sempre, un celeste annacquato sopra un perfetto vestito Facis, il grigio benestante in voga quarant'anni fa. L'aria è cupa e l'umore è naturalmente nero. Perchè il papocchio indiano si fa parametro tecnico, regola consueta di un governo che appare sbandato e oggi deriso.

Con la scusa dei marò la politica si vendica e trafigge, e persino Brunetta, uomo che mille e mille scuse dovrebbe all'Italia, utilizza un surplus di cattiveria per ferire il suo status, il suo onore: "Che doppiezza morale, che vergogna!". Clap, clap. Quattro battimani di un centrodestra già in libera uscita, forse disperso per i vicoli di Roma - oggi non piove e qualche regalino per Pasqua è utile - sicuramente distratto, già annoiato. Mentre la sinistra è lì, muta e pensierosa.

Nel Transatlantico è tutto un pulviscolo democratico: crocchi che si formano, poi si disperdono. Commentano, ricordano forse si disperano. Ecco Franceschini spiegare a Enrico Mentana come va questo brutto mondo, e Stefano Fassina rimanere senza parole di fronte alla grilleide quotidiana.

I pentastellati, ragazzi semplici e volenterosi, si aggirano ancora per metà turisti, sbigottiti dalla responsabilità che li ha colti nel momento più bello della festa. Grillo dalla villa di Sant'Ilario tuona e scrive: molte cattive parole, come al solito. E, come al solito, molti vaffanculo metaforici. Soliti destinatari: Bersani, Berlusconi, Pdmenoelle, anche Monti.

Pippo Civati, un deputato con l'amore per la politica e l'intelligenza giusta per comprendere, chiede desolato: "Ma insomma che cosa vuole?". Civati è del Pd, perciò domanda. I colleghi a 5 Sstelle si rifugiano nel silenzio adorante o compassionevole, a seconda dei punti di vista.

Ah, ecco Rocco Casalino, il fantastico boy del Gf (la luminosa estate del Grande Fratello, ricordate?). Il nuovo avanza sulle macerie, in limine mortis. Nel Transatlantico si passeggia, nell'aula si analizza, si contesta, ci si divide. Ignazio La Russa fa smorfie e boccacce, tenute a freno da una blanda presidenza . Laura Boldrini fa parlare e anche un po' ingiuriare: "Signor presidente, continui la prego". Monti è costretto a continuare tra le pallottole d'aria della rappresentanza del Popolo delle libertà, qualche sfottò, qualche ammonimento: "Ma chi ti ha messo là?".

Il professore tenta il rilancio animoso: "Quando la politica ha fallito e ha chiesto aiuto...". Bruisio, e qualche altro parolone: "Sei stato tu a candidarti!".

Un livoroso Maurizio Lupi lo indica alla massa: lui è oggi il male. Fa tenerezza vedere Corrado Passera in bilico, ultima sedia a destra: vorrebbe quasi correre via, se egli stesso potesse espungersi dalla lista dei ministri lo farebbe volentieri e finalmente potrebbe volare altrove. L'altrove della Severino, ministro ancora per un po' di giorni, è lo studio legale. E per Fabrizio Barca? Nuovo governo o nuovo partito. Vorrebbe fare il segretario del Pd, sempre che il Pd resti all'impiedi. Tutti hanno un posto, un luogo, un amore o un ritrovo. Pensano a quel nuovo che li aspetta, a una seconda chance.

L'unico che sembra temere il domani è proprio lui, il presidente del Consiglio. Illustra le fasi della trattativa col governo indiano, spiega ma non convince. E' incredibile, se è vera la ricostruzione e documentati gli atti con i quali l'India ha violato non solo le amicizie ma anche i trattati, la totale inoperosità degli organi chiamati a farli rispettare. Su questo dobbiamo dare ragione a Brunetta: l'Europa, "la sua Europa signor presidente, non ha mosso un dito". Vero due volte.

Sparita dalla circolazione come il ministro Terzi, che si è dato alla fuga come colto da un raptus, davanti al Parlamento che ascoltava sbigottito le sue parole, annotava ieri l'altro la sua frustrazione e anche la sua piccola vendetta interna. "Tra qualche giorno si conosceranno meglio i motivi per cui lui ha fatto questo", dice ora Monti. Ha preparato il suo passaggio in politica, l'ambasciatore Terzi era uomo di Fini e adesso che Gianfranco non c'è più si accomoda nella truppa di Berlusconi. "Falso!", risponde l'accusato. "Ho preso questa decisione in coscienza e senza nessun'altra mira".

Sarà anche così, ma quel che si guarda da qui, da questa poltroncina di Montecitorio, è il disfacimento non solo di un governo ma di un intero Paese. Non c'è parola d'onore che possa vedersi mantenuta, non c'è impegno, né contratto, né comma, né legge. Si salvi chi può.

 

 

TERZI E MARO I DUE MARO GIRONE E LATORRE bersani con brunetta nella sala del cavaliere GIULIO TERZI A MONTECITORIO jpegla russa e meloni alla camera BRUNETTA MARONI ALFANO SCHIFANI I DUE MARO ILLUSTRAZIONE DI KOEN IVENS Enrico MentanaDARIO FRANCESCHINI

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