draghi conte armi

QUI VIENE GIÙ TUTTO – ANCHE SE LA MINACCIA DEI CINQUE STELLE SULLE ARMI A KIEV SI È RIVELATA PER QUELLO CHE ERA, FUFFA, DRAGHI SI È STANCATO DEI CONTINUI DISTINGUO DI CONTE E SALVINI. IL PREMIER PROVA FATICOSAMENTE A TIRARE DRITTO, SENZA DARE TROPPO PESO ALLE PATURNIE DEI PARTITI. MA QUANTO POTRÀ DURARE? “MARIOPIO” È PREOCCUPATO ANCHE DAL TRACOLLO DI MACRON E DAI TENTENNAMENTI DI SCHOLZ: IN BALLO NON C’È LA SOPRAVVIVENZA POLITICA DI PEPPINIELLO O DI MAIO, MA IL DESTINO DELL’EUROPA…

Annalisa Cuzzocrea per “la Stampa”

 

MEME SULLA SCONFITTA ELETTORALE DI MACRON

Alla fine a impuntarsi è stato Mario Draghi. Alle nove e mezzo di sera, quando a Palazzo Chigi è stata inviata l'ennesima riscrittura di un testo limato fino alle virgole per accontentare le richieste del Movimento 5 stelle, il presidente del Consiglio ha detto: «No, a questo punto vediamo domani».

 

Cioè stamattina alle 8:30, quando i rappresentanti dei gruppi si incontreranno di nuovo con il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola per siglare l'intesa finale sulla risoluzione di maggioranza da presentare prima della partenza del premier per il Consiglio europeo.

 

draghi conte

La riunione negli uffici del Senato è durata sei ore. Da una parte la delegazione M5S guidata dalla capogruppo a Palazzo Madama Mariolina Castellone, dall'altra quella del Pd e delle altre forze di maggioranza.

 

«Siamo a un passo», hanno detto i partecipanti per tutto il pomeriggio, ma quell'ultimo passo non si è riuscito ancora a compierlo. È una questione di virgole, di rimandi legislativi, di passaggi tabù. Il primo da superare è il riferimento al decreto Ucraina, quello che autorizza l'invio di armi fino a fine anno. Palazzo Chigi pretende ci sia. I 5 stelle non lo volevano: quel che hanno chiesto fin dal primo momento è di vincolare il governo a un passaggio parlamentare in caso di nuovi aiuti militari.

 

mario draghi alla parata del 2 giugno 2022

«Conte non vuole rompere su questo», è il refrain di chi ha il mandato a trattare. Ma il presidente M5S pretende una cosa che il premier non è disposto a concedere. E cioè di costringerlo a un passaggio parlamentare prima di decisioni chiave sulla crisi ucraina.

È come se i due, nonostante la miriade di emissari e l'esistenza del telefono, non riuscissero a comunicare. Da giorni Draghi aveva spiegato che quel passaggio era per lui «inaccettabile».

 

E da giorni i 5 stelle dicevano che per loro un nuovo passaggio in Parlamento era obbligato. Come si esca da qui è difficile dirlo. Luigi Di Maio è stato accusato dai suoi e anche da alcuni alleati di aver descritto una contraddizione che non esisteva, di aver complicato la mediazione con un'uscita scomposta contro il Movimento rappresentando un anti-atlantismo inesistente.

mario draghi in conferenza stampa a bruxelles 1

 

Di sicuro, il capo della Farnesina ha fatto i suoi calcoli. Ma la fatica su un documento che doveva essere molto semplice, affidando al premier italiano il mandato di fare quel che serve in accordo con gli alleati europei per aiutare il popolo ucraino, dimostra che l'ex capo politico M5S non ha inventato nulla.

 

La distanza è reale. La difficoltà del governo ad andare avanti in modo coeso su una crisi le cui conseguenze sono già nelle case degli italiani, in termini di inflazione, aumenti del costo dell'energia e paura di ritrovarsi coinvolti nel conflitto, è ormai provata.

 

MARIO DRAGHI IN CONFERENZA STAMPA A KIEV

Conte e i suoi vicepresidenti, i più aggressivi nei confronti di Di Maio e della sua linea in politica estera, continuano a ripetere che a parlare deve essere solo la diplomazia e che solo in quel senso il nostro governo deve aumentare gli sforzi. Non hanno raccolto le aperture di Draghi, il desiderio di pace italiano ed europeo espresso nella visita al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, l'impegno diplomatico dimostrato anche dal prossimo viaggio in agenda, ad Ankara dal 5 al 7 luglio. Così come non hanno ascoltato le parole di ieri di Volodymyr Zelensky che al Parlamento italiano dice: «Aiutateci».

giuseppe conte mario draghi

 

Dal canto suo Palazzo Chigi non ama essere impegnato in estenuanti mediazioni sulle virgole dei testi per dare l'impressione a Giuseppe Conte e ai suoi 5 stelle di aver ottenuto una vittoria o un vantaggio.

 

Il rapporto è a dir poco estenuato. Perché anche se il presidente M5S continua a ripetere che non metterà mai in dubbio atlantismo ed europeismo e che anche il Movimento sta senza esitazione dalla parte dell'Ucraina, cioè degli aggrediti, le sue parole di questi giorni hanno seminato più di un dubbio nella testa di Draghi e di chi lo circonda.

 

mario draghi volodymyr zelensky

Il premier non ritiene di poter svolgere a pieno il suo ruolo in una crisi già complicatissima se la forza politica più numerosa della sua maggioranza si esprime continuamente in senso contrario. Non si tratta di non rispettare la democrazia parlamentare, ma di essere in grado di prendere impegni a livello europeo e internazionale senza rischiare di vederli sconfessati un giorno dopo dalle discussioni tra i partiti.

 

Del resto, quel che ripete da giorni è che «i progressi verso la pace si possono fare solo se si va avanti uniti, sia in Italia che in Europa», e di unità nelle ultime ore non se ne è vista per niente.

 

mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2

La preoccupazione del presidente del Consiglio comprende ovviamente anche quel che è accaduto in Francia: Emmanuel Macron, che già aveva avuto un atteggiamento altalenante rispetto alla richiesta dell'Ucraina di entrare nell'Unione europea, potrebbe essere ancora più tiepido dopo il voto di domenica e la rivalsa della sinistra "insoumise" di Mélenchon e della destra estrema di Marine Le Pen.

 

Olaf Scholz ha altrettanti problemi con la sua maggioranza in Germania, oltre a storici legami di interessi con la Russia di Vladimir Putin. Il ruolo di Draghi era quello di spingere gli alleati europei in una direzione chiara a favore del governo di Kiev per far arrivare l'Ucraina al tavolo della pace nelle migliori condizioni possibili.

 

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN

Se non avrà neanche lui la libertà di farlo, l'intero quadro rischia di deteriorarsi e le promesse della presidente del Parlamento europeo Metsola e della presidente della commissione Ursula von der Leyen rischieranno di restare lettera morta. Siamo quindi dentro a un gioco molto più grande dei destini del Movimento 5 stelle, dei suoi consensi in crisi e dei suoi rapporti interni avvelenati.

 

L'altolà di ieri notte significa questo: fermatevi. Perché se anche tutti sono certi che magicamente, all'ora di pranzo di oggi, una soluzione si troverà, in tempo per le 15, quando Draghi comincerà il suo discorso al Senato. E se pure quella soluzione vedrà un voto a larghissima maggioranza e farà tirare al governo un sospiro di sollievo, non si può arrivare ogni volta a un passo dalla crisi. Non è questo il tempo. Non ora, non qui.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…