VIENI AVANTI, TARANTINO! – IL PROSSIMO FILM “THE HATEFUL EIGHT” NASCE DALLA LUNGA E CONVINTA LEZIONE DI QUENTIN A VENEZIA SU “MINNESOTA CLAY”, “I CRUDELI” E IL CINEMA VIOLENTO DI SERGIO CORBUCCI

Marco Giusti per Dagospia

Ha ragione Richard Corliss su "Time" che per capire l'operazione sul western di Quentin Tarantino, cioè "Django Unchained" ma, soprattutto, il prossimo progetto "The Hateful Eight", che lo giri o meno, ma sembrerebbe di sì, dobbiamo riandare a quella sera al Festival di Venezia del 2010 quando fece la sua lunga e convinta lezione in sala Perla su "Minnesota Clay", "I crudeli" e il cinema violento di Sergio Corbucci.

E per inciso ricordiamo che per Tarantino se Sergio Leone è il più grande regista di tutti i tempi, i film western più belli sono quelli di Sergio Corbucci. Corliss ci fa notare però la reazione violenta di Tarantino a chi voleva riprendere la serata con il cellulare. "This is for the people in this room, not for YouTube", urlava. La stessa reazione l'ha avuto con i fan che hanno letto in rete, senza permesso, il copione del suo ultimo film.

"Il problema di essere Quentin Tarantino", scrive Corliss, "è di essere tampinato da un'armata di geeks che sono esattamente come era lui venticinque anni fa". Cioè pronto a tutti per ritrovare la copia di un film di culto di serie B, italiano, sudamericano, coreano. O un frammento, una dichiarazione di un maestro. I suoi fan lo venerano e lo trattano come lui trattava i suoi registi. Solo che i suoi vecchi maestri, da Castellari a Deodato, non sono ciò che è oggi Tarantino per il pubblico e per il mercato internazionale.

Nel comportamento furioso contro chi ha distribuito e letto il copione del suo nuovo film, ritroviamo la stessa veemenza di quella serata veneziana. Anche se l'idea stessa, dice Corliss, di non voler girare più il suo film, ha reso "The Hateful Eight" il copione più letto dell'anno. E non come libro, come avrebbe voluto lui, ma come puro e semplice testo rubato da internet.

Complice il sito Gawker che ha postato il link alla sceneggiatura. E che ha fruttato a Gawker una causa da un milione di dollari da parte dello stesso Tarantino. Quello che veramente non si capisce, però, è la questa reazione furiosa, visto che gran parte delle sceneggiature dei suoi film erano state lette da mezzo mondo prima di essere girate. E proprio lui inviava i copioni a amici e fan eccellenti per far girare e far condividere, da chi voleva lui certo, le sue storie.

E, allora, perché andare alla ricerca del traditore motherf... che ha fatto leggere lo script di "Tha Hateful Eight" a tutta Hollywood? E perché urlare che non lo farà più? Salvo poi ripensarci, ultimamente, dicendo che lo può riscrivere. Cambiare. E' un bene, siamo d'accordo tutti. Perché tutti vogliamo vedere questo nuovo western crudele alla Corbucci di Tarantino.

E, come lui stesso ha detto a Jay Leno, fare Django lo ha solo messo nelle condizione di poter girare altri western adesso che sa come si fa. Sappiamo, dallo script, che il film si aprirà sotto la neve, in 70 mm Supercinemascope, il formato costoso, bellissimo, molto anni '60 che ha usato recentemente Paul Thomas Anderson in "The Master", un vero e proprio schiaffo all'uso obbligato del digitale di questi ultimi tempi.

E sappiamo che una diligenza tirata da sei cavalli apparirà all'orizzonte. Sappiamo anche che il film si svolgerà in due soli ambienti, l'interno della diligenza e una locanda conosciuta come Minnie's Haberdashery dove gli otto protagonisti "hateful", cioè pieni di odio, ne faranno di ogni colore. E tutta l'azione si svolgerà in ventiquattro ore, quando una tempesta di neve isolerà la locanda di Minnie dalla città più vicina, Red Rock.

Dice Corliss che questo "The Hateful Eights" è quasi una commedia, con i cattivi che tengono in ostaggio gli innocenti. E cita tre classici del cinema di Hollywood tratti da celebri commedie. "La foresta pietrificata" di Robert Sherwood che venne girata nel 1936 da Archie Mayo con Humphrey Bogart, Bette Davis e Leslie Howard, "L'isola di corallo" di Maxwell Anderson, girata nel 1948 con Edward G. Robinson, Humphrey Bogart e Lauren Bacall, e infine "Fermata d'autobus" di William Inge che venne girato da Joshua Logan nel 1956 con Marilyn Monroe e Don Murray.

Le tre commedie hanno in comune l'ambientazione, locande che si ritrovano sperdute e fuori dal contatto con la città, il fatto che si instauri un contatto tra i cattivi e i buoni, e il tempo. Per la verità aggiungerei altri film, più alla Tarantino, a cominciare dal poco noto spaghetti western molto amato da Quentin "Prega il morto e ammazza il vivo" diretto da Giuseppe Vari con Klaus Kinski capo dei banditi cattivissimo, oltre che razzista del Ku Klux Klan, Paolo Casella come pistolero in cerca della sua vendetta e Victoria Zinny che si svolge interamente in una locanda e dove si ripete la stessa situazione di "La foresta pietrificata".

Kinski, anzi, entra in scena esattamente come Edward G. Robinson nel film di Mayo. E Tarantino era pazzo del fatto che fosse uno dei rarissimi, se non il solo spaghetti western di impostazione teatrale. Metterei un altro film adorato da Tarantino come "I crudeli" di Sergio Corbucci, che presentammo proprio nel 2010 a Venezia, dove ritroviamo molti dei personaggi di "The Hateful Eights", a cominciare da un vecchio ufficiale sudista pazzo, Joseph Cotten, che era a capo della banda criminale, una vedova vestita di nero, la bellissima Norma Bengell, due bounty killer che inseguono, il morto nella bara avvolto nella bandiera sudista.

Elementi che ritroviamo nella nuova sceneggiatura di Tarantino. Andiamo ai personaggi. In "The Hateful Eights", Uma Thurman, che dovrebbe interpretare Daisy Domergue, è per Richard Corliss una specie di versione malvagia della Marilyn Monroe di "Fermata d'autobus", prigioniera nella diligenza del bounty killer John Ruth, che avrebbe dovuto essere interpretato da Michael Madsen, che la sta portando a Red Rock per essere impiccata. Ma un gruppo di sudisti è pronto a liberarla.

Sulla strada troviamo altri due personaggi. Il maggiore Marquis Warren, ruolo pensato per Samuel L. Jackson a imitazione del colonnello Mortimer di Lee Van Cleef, nordista, un altro bounty killer e Chris Mannix, forse Joseph Gordon-Levitt, che si vanta di essere il nuovo sceriffo di Red Rock, anche se possiamo dubitarne. Quando la diligenza si ferma alla locanda di Minnie, Ruth scopre che non c'è Minnie, ma un francese, sulla carta Vincent Cassel, che ha preso il suo posto.

Ospiti della locanda di Minnie sono un vecchio generale sudista, Sanford Smithers, cioè Bruce Dern, un ambiguo inglese, Oswald Mobray, cioè Tim Roth e un cowboy chiamato Joe Gage, che avrebbe dovuto essere Matthew McConaughey. A questo punto è scattata la caccia agli omaggi e ai rimandi tarantiniani già evidenziati nei nomi dei personaggi. Si va da quello al produttore e regista di serie e film western Charles Marquis Warren, che diresse "Seven Angry Men" e "Tension at Table Rock", a quello alla bella Faith Domergue, protagonista femminile di "Santa Fe Passage" di William Witney, che Tarantino amerà anche per le sue apparizioni nel cinema italiani, come "Una sull'altra" di Lucio Fulci.

Uno dei morti stecchiti che presenta il maggiore Warren come suo bottino da bounty killer si chiama Warren Vanders, come l'attore western attivo anche da noi in "Il prezzo del potere" di Tonino Valerii. E' vero che l'idea del western sotto la neve non può non rimandarci a "Il grande silenzio" di Sergio Corbucci, ma anche un violentissimo western di culto come "Condenados a vivir" meglio noto come "Cut-Throats Nine" do Joaquim Romero Marchent è interamente girato sotto la neve.

Non solo. Anche lì c'è una diligenza, con a bordo un ufficiale, Robert Hundar, e sette criminali. Durante una notte in una locanda, i criminali si liberano e uccidono l'ufficiale, violentandone la figlia. Da lì partirà la vendetta. Terribile. Aprire un western con una grande scena di diligenza, poi, ci riporta a "Ombre rosse" di John Ford, che a sua volta rubava l'idea a Maupassant, ma anche a spaghetti western clamorosi come "Giù la testa" o più amati da Tarantino, come "Il grande duello" di Giancarlo Santi.

Insomma, grande è la voglia di western, e grande è la voglia di giocare com Tarantino nel recupero di un cinema di genere che in molti amiamo. Solo che il gioco lo vuole condurre il regista e lo vuole fare con chi gli pare. Questo sembra evidente. Ora dobbiamo capire se questo interessantissimo e già chiacchieratissimo vedrà mai la luce o diventerà un piacere perverso dei geeks da internet.

 

 

Quentin Tarantino rinuncia al sequel di Django QUENTIN TARANTINO CON LA PANZATARANTINO PITTsergio corbuccisergio corbucciENZO G CASTELLARI FOTO ANDREA ARRIGA DJANGO OCCHIALI DA SOLE h fumo05 edward g robinsonbacall lauren 01Humphrey Bogart Ingrid Bergman - CAsablanca

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO