renzi merkel

VIVA LA BREXIT! DOPO IL REFERENDUM INGLESE L'ITALIA INCASSA LA FINE DEL BAIL-IN E PIÙ FLESSIBILITÀ SUI CONTI PUBBLICI. È ARRIVATA LA FINE DELL'EUROPA DI MONTI E JUNCKER? - RENZI PUNTA A SPOSTARE IL REFERENDUM, VISTO CHE NON RIESCE MANCO A RACCOGLIERE LE FIRME, A DOPO LA LEGGE DI STABILITÀ. NELLA QUALE PROMETTERÀ MENO TASSE. HA CAPITO CHE CON LE RIFORME NON SI MANGIA, CON LA FLESSIBILITÀ FISCALE SÌ. E COPIERÀ DI NUOVO SILVIO

DOMENICA SCRIVEVAMO: LA BREXIT SALVERÀ L'ITALIA. LA GERMANIA SARÀ COSTRETTA A FARE CONCESSIONI SU DEFICIT E BANCHE

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/non-lasciatevi-prendere-fondelli-giornaloni-brexit-salver-127536.htm

 

 

1. LA BREXIT SARÀ LA TOMBA DELL'EUROPA DEI MONTI E JUNCKER?

Aspirina per Dagospia

RENZI JUNCKERRENZI JUNCKER

 

Chissà se, alla fine, i contribuenti europei dovranno fare un monumento ai sudditi di sua Maestà. La Brexit, paradossalmente, diventerà il chiavistello per mandare in soffitta l'Europa dei Monti e Juncker. E forse anche Grillo, dopo averlo fatto con Podemos.

renzi junckerrenzi juncker

Renzi è convinto di aver incassato sia maggiore flessibilità di bilancio sia l'intervento pubblico per salvare le banche. "Speriamo abbia capito bene", si augurano gli sherpa degli Esteri e dell'Economia. Il lessico europeo non dirà mai che il fiscal compact è stato congelato.

 

Ma i governi lavorano come se lo fosse. Quindi, sconti fiscali ed investimenti per un punto di pil, 16 miliardi. E per le banche si guarda all'esperienza americana per il salvataggio della Fanny Mae. Nel 2008 aveva un buco da 25 miliardi di dollari, coperto con un bond pubblico remunerato all'8,5%. Emissione che andò a ruba fra i sottoscrittori e rimborsata in cinque anni.

 

Merkel mantide religiosa.

renzi merkel hollanderenzi merkel hollande

Per Juncker sarebbe un aiuto di Stato. Ma Juncker ha perso la sua partita sul fronte Brexit. Merkel lo ha mollato, dopo averlo fortemente voluto alla guida della Commissione. Ora Angelona punta su Donald Tusk, polacco, voluto sempre dalla Cancelliera come presidente del Consiglio europeo.

 

Il motto in voga è: più Stati meno burocrazia. Musica per le orecchie di Matteuccio. Va detto, però, che solo una volta la Commissione è stata messa in minoranza dal Consiglio europeo. Era la notte fra il 23 ed il 24 novembre 2003. L'Ecofin, guidato da Giulio Tremonti come presidente di turno, mise in minoranza la Commissione di Romano Prodi che voleva applicare le sanzioni a Germania e Francia per deficit eccessivo.

 

renzi merkel hollande  renzi merkel hollande

Ora la Merkel, anche in vista delle elezioni tedesche, vuole riproporre lo stesso schema. Anche i contribuenti tedeschi votano meglio se con la pancia piena.

 

E Matteo gode. Conta così di avere gli strumenti per vincere il referendum costituzionale, visto che con le armi del Pd non riesce nemmeno a raccogliere le firme necessarie. Primum vivere, deinde philosophari. A Palazzo Chigi hanno capito che con le riforme non si mangia, con meno tasse in busta paga sì. Quindi, meglio rinviare il referendum a dopo il varo della Legge di Stabilità. Meno tasse per tutti. E tanto per fare una cosa nuova, Matteo copia Silvio.

 

 

2. SUI CONTI ROMA E PARIGI INCASSANO LA PROMESSA DI PIÙ FLESSIBILITÀ

Alberto D' Argenio e Tonia Mastrobuoni per ''la Repubblica''

 

renzi merkel hollande    renzi merkel hollande

È mezzogiorno quando Matteo Renzi entra nell' aula di Montecitorio per spiegare ai deputati la posizione italiana in vista del vertice del pomeriggio a Berlino con Angela Merkel e François Hollande. Un summit cruciale per rilanciare l' Europa dopo Brexit. Il premier vuole che partorisca proposte forti da portare al summit a 27 (senza Cameron) di oggi e domani a Bruxelles. Laura Boldrini lo avvicina e sussurra: «Allora, come andrà stasera?». Il premier risponde: «Il problema è che la signora non ha voglia di dare una vera scossa all' Europa».

 

La signora è Angela Merkel. Uno scambio di battute che con qualche ora di anticipo rende il senso di quello che diventerà la giornata di ieri. Storica, perché nel pomeriggio a Berlino la linea europea viene dettata in un formato innovativo dai tre maggiori paesi superstiti dell' Unione. La risposta al Brexit c' è, ma è frutto di un grande compromesso e sarà diluita nel tempo.

 

renzi come merkel e hollanderenzi come merkel e hollande

Angela Merkel porta a casa il punto immediato, quello che le stava a cuore. Al di là della retorica sulla necessità di non perdere tempo, nessun pressing concreto (magari con azioni ritorsive) su Londra per accelerare l' avvio delle pratiche di divorzio dall' Unione. I tempi li possono dettare gli inglesi. E dunque tutto rinviato a settembre-ottobre, per non punire un partner cruciale per l' industria tedesca. E c' è da aspettarsi che il divorzio non sarà né rapido né doloroso, come invece auspicavano Parigi e Bruxelles per dissuadere altri governi a tentare l' avventura fuori dall' Ue.

 

regina elisabetta profughi britanniciregina elisabetta profughi britannici

E così mentre a Parigi l' Italia sta battendo la Spagna, congedati i cronisti il premier italiano e il presidente francese si siedono a cena con la Cancelliera per continuare le discussioni. Andranno avanti fino a tarda sera. I due leader non ottengono un rilancio in grande della costruzione europea e nemmeno la possibilità di costruire un' Unione a due velocità, con gruppi di paesi che possano andare avanti nell' integrazione su temi specifici. Merkel non vuole toccare nulla prima delle elezioni tedesche del 2017 e non vuole lasciare indietro i paesi dell' Est, croce e delizia di Berlino.

 

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Ma se non portano a casa un nuovo progetto visionario, è sull' amministrazione di alcuni dossier specifici che qualche cambiale la incassano. Innanzitutto Renzi riesce a salvare quello che con i suoi definisce «il momentum », lo slancio e l' urgenza del momento, con un' agenda verificabile di riforme europee su temi cruciali per l' Italia, a partire dalla crescita. Il calendario è questo: a settembre ci sarà un vertice straordinario a 27 per passare alle proposte concrete.

 

Nei summit di ottobre e dicembre si chiuderà il lavoro, dunque «entro sei mesi», come avevano auspicato sabato Hollande e Renzi all' Eliseo. Per rendere l' Europa più forte e in grado di rispondere alle richieste dei suoi cittadini, Renzi e Hollande ottengono che nel comunicato finale - redatto in francese e tedesco, ma non in inglese - si assicuri che le proposte che saranno sfornate a settembre si punterà alla «crescita per creare occupazione, in particolare per i giovani» e sugli «investimenti per rilanciare l' economia ». E ancora, si promettono «nuove tappe» per rinforzare la crescita dell' eurozona, anche dal punto di vista delle politiche di bilancio.

principe george disprezza gli europei brexitprincipe george disprezza gli europei brexit

 

Per Roma e Parigi un libro dei sogni, anche se questi impegni entro settembre dovranno essere declinati in proposte concrete attraverso negoziati prevedibilmente duri.

 

Hollande ottiene impegni forti sulla sicurezza, con la promessa di «rinforzare i mezzi comuni per proteggere le frontiere esterne» e «lo sviluppo della difesa europea» per portare a termine operazioni militari congiunte.

 

Se tutto questo processo dovrà essere chiuso a dicembre, si riconosce che il 60esimo anniversario dell' Unione che si celebrerà il 25 marzo a Roma «sarà un appuntamento importante per riaffermare l' unità europea». Evento sul quale Renzi punta molto. Il sogno del premier è un nuovo patto politico per l' Europa. Magari, se ce ne saranno le condizioni politiche, per lanciare una costituente che riscriva i trattati europei donando una nuova anima e nuove politiche all' Unione.

 

 

3. L' ITALIA E LO SCUDO SALVABANCHE SI PUNTA A SOSPENDERE IL BAIL IN

Roberto Petrini e Giovanni Pons per ''la Repubblica''

 

«Oggi il quadro normativo è molto difficile da maneggiare ma tutto ciò che servirà per dare tranquillità e fiducia sarà oggetto di attenzione del governo e delle istituzioni europee, nel rispetto delle regole». Queste le parole del presidente del consiglio, Matteo Renzi, in conferenza stampa con Angela Merkel e François Hollande che confermano le indiscrezioni degli ultimi due giorni riguardo un possibile intervento statale sulle banche dopo le turbolenze determinate dalla Brexit.

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«Si valutano tutti i possibili scenari e dunque tutti i possibili interventi», hanno fatto sapere ieri in mattinata fonti del ministero del Tesoro sul tema delle possibili soluzioni a difesa del sistema bancario. Niente di più sul piano ufficiale ma tra i Palazzi romani ieri è circolata con insistenza la voce di contatti con Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza che ha in mano il dossier del bail in, cioè il meccanismo europeo che impedisce il salvataggio pubblico delle banche e che ha segnato, coinvolgendo i risparmiatori, le ultime vicende del credito in Italia.

 

La parola d' ordine è evitare nuove "bailinizzazioni" a tutti i costi: del resto il meccanismo è stato oggetto di contestazioni da parte del governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco anche nelle sue ultime Considerazioni finali. La giornata in Borsa per i titoli bancari ieri è stata molto difficile, tanto che ha reso necessaria, in serata, una dichiarazione rassicurante del sottosegretario all' Economia Pier Paolo Baretta: «Non siamo in una situazione di emergenza: l' Italia è a favore di una soluzione europea, nessun intervento pubblico».

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Benché si parli di necessità di svariati miliardi nessuno pensa, neppure in Europa, a soluzioni come quelle spagnole o cipriote che coinvolgano l' intervento dell' Esm, il fondo salva Stati. Si lavora invece ad ipotesi più plausibili e adatte alla realtà del sistema bancario italiano: deroghe al divieto di salvataggio pubblico, ovvero al bail in, o semplici ricapitalizzazioni da parte dello Stato mediante bond.

 

MERKEL E SCHAEUBLEMERKEL E SCHAEUBLE

L' ipotesi circolata ieri, benché le interpretazioni siano controverse, prevede che l' Italia possa chiedere ai partner europei l' attivazione della deroga al divieto di aiuti di Stato prevista dall' articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell' Unione nel caso si presentino "circostanze eccezionali", caso rappresentato dal Brexit. Tuttavia prima di prendere qualsiasi iniziativa occorre aspettare il ritorno di Renzi dal vertice a tre con Merkel e Hollande. L' Italia in questa fase, infatti, non vuole provocare alcuno strappo con i partner europei ma trovare una soluzione condivisa.

 

L' idea potrebbe essere di creare un "corridoio" di sei mesi o più nel quale tutti i paesi europei che lo ritengano necessario possono procedere a mettere in sicurezza le proprie banche anche con soldi pubblici. Chiusa la finestra si tornerebbe alla situazione di oggi che vieta l' utilizzo di risorse pubbliche ma a quel punto il problema banche dovrebbe essere risolto una volta per tutte. Dunque la situazione è ancora molto fluida anche se i tempi di decisione devono essere veloci visto l' andamento dei titoli bancari in Borsa nelle ultime due sedute.

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCOPATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Se dunque tra oggi e domani arrivasse un input politico favorevole a una soluzione di questo tipo a quel punto scenderebbero in campo i tecnici per implementare i piani di ricapitalizzazione.

 

Già da ieri, infatti, è stato attivato un tavolo che comprende uomini di Palazzo Chigi, del Mef, del Mise e i vertici della Cdp per individuare la strada migliore per mettere in sicurezza il sistema bancario. L' entità complessiva dell' ipotetico intervento è ancora da definire, anche se nelle ultime ore qualcuno ha fatto trapelare la cifra di 40 miliardi.

«Parlare di interventi da 40 miliardi è assolutamente errato perchè se si deve fare un intervento prima si fa e poi se ne parla, prima di dare numeri a vanvera bisogna essere documentati», ha detto Alessandro Profumo, oggi azionista e presidente di Equita e in passato ad di Unicredit e presidente di Mps.

 

PADOAN VISCO GUZZETTI PATUELLIPADOAN VISCO GUZZETTI PATUELLI

 E proprio un analista di Equita, Giovanni Razzoli, ieri ha provato a simulare delle ipotesi di intervento sul capitale delle banche visto che la liquidità è stata assicurata con le recenti aste Tltro della Bce. Le strade potrebbero essere almeno tre: una garanzia della Cdp e di investitori privati su un nuovo round di aumenti di capitale; un nuovo piano di Padoan bonds che nel 2010 erano stati sottoscritti da alcune banche a un tasso dell' 8,5% e convertibili in capitale a richiesta del cda; un Atlante 2 per un acquisto massiccio di Npl (crediti deteriorati).

 

CREDITI DETERIORATICREDITI DETERIORATI

Se l' obbiettivo fosse quello di portare la copertura delle sofferenze delle banche quotate dal 55% medio odierno al 20%, cioè molto vicino alla soglia (17,6%) del bail in, la necessità di capitale totale sarebbe di circa 23 miliardi. A cui bisognerebbe aggiungere eventuali interventi per le banche non quotate che oggi pesano per il 25% del totale.

 

 

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