VIZI E CAPRIOLE, PAROLACCE E FIGURACCE DI ANGELA MERKEL, LA PARACULONA

Barbara Ciolli per Lettera43.it


I libri sui politici non sono mai teneri, ma è sempre prima delle elezioni che si leggono le cattiverie peggiori. A campagna avviata per le legislative del 22 settembre 2013, Angela Merkel non fa eccezione.

ALTRI TRE LIBRI SULLA CANCELLIERA
Dopo la biografia al veleno dell'agosto 2012 La Padrina (Orell Fuessli Verlag) della nemica di partito Gertrud Höhler, in poco più di un mese in Germania sono usciti tre libri, vergati da tre giornalisti che l'hanno sempre vista con il fumo negli occhi.
Avendola seguita per anni nei mandati al Bundestag e al governo, gli autori affermano di saperla lunga sui punti deboli che la cancelliera tenta in ogni modo di nascondere. Innanzitutto non è vero che è sempre gentile, educata, che non dice mai parolacce, scrive Nikolaus Blome.

LE IMPRECAZIONI DI "LADY AUSTERITY"
Nel suo volume Angela Merkel. La regina dell'indugio (Pantheon), nelle librerie da aprile, il notista e vicedirettore della Bild è quello che ci va più duro.
Afferma Blome che, quando è arrabbiata, la cancelliera arriva persino a usare parole come «Scheiße!» («m...da.!»).

Un po' come tutti i tedeschi, per la verità. Il guaio è che, a suo dire, Angela lo fa anche in luoghi istituzionali come Camp David, davanti al presidente degli Usa Barack Obama come nel 2012, quando il Bayern Monaco rischiava di perdere la finale della Champions League.
In effetti, alle partite della nazionale tedesca Merkel è sempre apparsa parecchio esagitata. Chissà, anche in quelle occasioni, cosa avrà sbraitato, tra gli spalti dello stadio, mentre esultava con fare così scomposto.
Impenetrabile, introversa, spigolosa


Non tutti, però, la pensano come Blome. Per Stefan Kornelius, autore di Angela Merkel. La cancelliera e il suo mondo (Hoffmann und Campe), in vendita da marzo, il calcio è il calcio e sulla vita privata non si discute.

Il giornalista della Süddeutsche Zeitung non è così convinto che Merkel, in compagnia dei potenti del mondo, si lasci andare a espressioni volgari. Per come l'ha conosciuta lui, quando perde le staffe o è in difficoltà, la cancelliera parla pochissimo. E se parla, lo fa a voce più bassa possibile. Chiunque sia una minaccia o dica troppo viene tenuto alla larga dal suo raggio d'azione. Come è successo, secondo i bene informati, con alcuni ambasciatori tedeschi che si davano molte, troppe arie, durante i viaggi all'estero.

MERKEL NON DIMENTICA
Frau Merkel, raccontano i biografi, non esita neanche a maltrattare i suoi collaboratori, zittiti con una, al massimo due, frasi perentorie.
La cancelliera sarebbe poi anche molto permalosa e non dimenticherebbe facilmente i torti subiti: come il suo pigmalione (e predecessore) Helmut Kohl, si dice abbia una memoria di ferro e chi scrive male di lei viene sistematicamente etichettato e ignorato.
Ma persino chi vuol dire bene sarebbe tenuto a debita distanza, attraverso un cordone sanitario creato dall'ex ragazza dell'Est, proprio per non scoprirsi mai, mantenendo così intatta la sua autorità. Praticamente una sfinge.

MUTA COME UNA SFINGE
Non a caso, quando Merkel decide di rispondere alle richieste di chi scrive libri su di lei, non lo fa quasi mai in prima persona, ma attraverso il filtro di una nutrita (e vituperata) schiera di collaboratori. Essendo in tanti, nei diversi colloqui i consiglieri finiscono per affermare tutto e il contrario di tutto ai diversi autori.
E, alla fine, nessuno capisce mai chi sia veramente la cancelliera, regina di tatticismi. O perché, a un determinato vertice sull'euro o a un incontro di Bruxelles, abbia agito in un modo anziché in un altro.

Anche il giornalista della Frankfurter Rundshau Stephan Hebels, in Madre imbarazzo. Perché la nazione non ha bisogno di Angela Merkel e delle sue politiche (Westend), in vendita da fine febbraio, ha fatto a pezzi la 'dottrina Merkel', riportando diversi aneddotti.
Ma curiosamente, leggendo tutte e tre le nuove biografie, anziché trovare risposte, gli interrogativi sulla cancelliera di Germania crescono.

Per esempio, secondo Kornelius la linea adottata al summit sull'ombrello di salvataggio dell'euro, nell'autunno del 2011, fu il risultato di una precisa strategia, che puntava a coinvolgere i parlamentari del Bundestag.
Per Blome, invece, in quelle ore Merkel era in preda al panico: nelle pause chiamava tutti i capi dei partiti tedeschi. E al socialdemocratico (Spd) Frank-Walter Steinmeier, suo avversario politico, avrebbe addirittura confidato («con voce tremante») che gli altri leader dell'Ue «non arretravano di un millimetro».

IL GHIGNO PER IL BOCCALE
Dietro la corazza da Panzlerin, si nasconderebbe dunque un carattere ansioso e permaloso. Tanto che, prima di emergere, anche nella Cdu, il suo partito, Merkel avrebbe avuto parecchie tribolazioni, proprio per l'insicurezza di fondo e la goffaggine nel muoversi.

Scrivono i biografi che a lungo Angela è stata presa in giro dai compagni cristiano-democratici, «per la sua mimica e per le sue espressioni». Tanta leggerezza di giudizio avrebbe lasciato il segno, perché tuttora, quando viene offesa, Merkel la prenderebbe sempre sul piano personale, non politico. Anche il cameriere che un anno fa, emozionato nel doverla servire, le rovesciò addosso cinque boccali di birra ebbe la stessa impressione. «Gridai "Scheiße" per la vergogna. Poi lei si girò e mi gelò con un ghigno», ha raccontato mortificato il giovane.

UN PIZZICO DI SADISMO
Eppure, tra i leader stranieri, la cancelliera non passa mai per la vittima e in questo tutti i biografi sono d'accordo. Facendo leva sulla sua posizione forte, con un pizzico di sadismo Merkel ama torturare i capi di Stato e di governo degli altri Paesi. In particolare, con un certo pelo sullo stomaco, tenendo sulle corde lo 'zar' di Russia Vladimir Putin.

Chissà poi se è tutto vero. Dopo Blome, Hebels e Kornelius, a maggio è in arrivo un libro su Angela Merkel, ragazza nella Ddr, scritto a due mani dal redattore della Bild Ralf-Georg Reuth e dal collega della Welt Günther Lachmann (Das erste Leben der Angela M, Piper).

Nel frattempo, su Intenet è iniziata a girare una strana foto degli Anni 70 con la futura cancelliera in topless (o forse anche di più) sulle spiagge dell'Est. Dall'espressione sembra proprio lei in versione femminista, ma potrebbe anche essere un fake della Rete.
Per i più maliziosi è solo l'antipasto del nuovo piccante libello, presto in circolazione. Un fuoco d'inchiostro, a cui - va detto - dall'ascesa al potere nel 2005 la cancelliera così permalosa è sempre uscita indenne.

 

merkel-mangiaANGELA MERKEL SONNECCHIA jpegMERKEL ARRABBIATA jpegANGELA MERKEL ANGELA MERKEL ANGELA MERKELMERKEL ANGELA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?