HOMELAND - DURO CONSERVARE UN’AMICIZIA PER I CONSERVATORI AMERICANI SE OBAMA CI METTE LO ZAMPINO - LA SCELTA DEL PRESIDENTE DI CANDIDARE AL PENTAGONO CHUCK HAGEL ROVINA IL RAPPORTO DI LUNGA DATA CON JOHN MCCAIN – E NON SI SA ANCORA SE IL VECCHIO REPUBBLICANO VOTERà CONTRO O A FAVORE DELLA NOMINA DEL SUO COMPAGNO D’ARMI IN VIETNAM...

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

«Vieni qui sergente!» Quando aveva bisogno di Chuck Hagel, allora senatore repubblicano del Nebraska, John McCain chiamava così il suo «compagno di banco» al Congresso. Una confidenza cementata dalla comune esperienza di guerra nel Vietnam (Chuck in fanteria, John pilota della Navy, abbattuto nei cieli di Hanoi, tutti e due pluridecorati) oltre che dalla militanza politica: due conservatori seguaci di Reagan, con la testa dura.

Un rapporto schietto tra amici col gusto della burla: Hagel ogni tanto si presentava in ufficio con in faccia una maschera di McCain presa da un costume di Halloween. Il senatore dell'Arizona una volta inscenò un finto licenziamento di tutto lo staff di Hagel.

Ieri, però, McCain non scherzava affatto quando, nell'audizione del candidato alla guida del Pentagono davanti alla Commissione Forze armate del Senato, ha stretto alle corde Hagel che non voleva dare risposte dirette alle sue domande sull'estensione dell'impegno militare Usa in Iraq e in Afghanistan.

Interventi decisi rispettivamente nel 2007 e nel 2009 da George W. Bush e da Barack Obama. Allora Hagel bocciò quelle scelte e il suo no sull'Iraq segnò anche la rottura politica tra i due vecchi amici: McCain, inizialmente perplesso anche lui per l'invasione del Paese del Golfo, aveva poi scelto di appoggiare in pieno la linea di Bush.

Adesso Hagel la pensa ancora così? E' sempre convinto che anche Obama, che l'ha appena scelto come ministro della Difesa, abbia sbagliato nel 2009? L'ex senatore del Nebraska prova a spiegare perché prese quelle posizioni, ma il vecchio amico lo gela: «Senatore, deve rispondere alla mia domanda in modo diretto, mi deve dire se era nel giusto o se ammette di avere sbagliato». E quando Chuck gli replica con altrettanta durezza che non risponderà semplicemente con un sì o con un no, McCain fa calare il gelo: «Credo che la storia abbia già dato il suo giudizio sull'efficacia di quelle controffensive e lei è dalla parte sbagliata».

Possibile che, quando arriverà il momento di votare, McCain bocci il politico che nel 2000 fu copresidente della sua campagna per le elezioni presidenziali? L'uomo che, per stargli a fianco, sfidò George Bush e al quale McCain regalò un pubblico «sarò eternamente orgoglioso del rapporto che ci lega»? Molti pensano che la storia conti e che, al dunque, McCain non porterà fino alle estreme conseguenze la sua evidente ostilità nei confronti della candidatura di Hagel.

Hagel è un personaggio controverso per le posizioni che ha via via assunto, oltre che sulla guerra in Iraq e Afghanistan, anche sull'embargo nei confronti dell'Iran, il peso della lobby israeliana negli Usa, i militari gay. La Casa Bianca è ancora convinta di poter spuntare la ratifica della sua nomina quando i 26 membri della Commissione voteranno: nonostante le perplessità, diffuse anche in campo democratico, almeno 12 senatori progressisti e un repubblicano, Thad Cochran del Mississippi, voteranno per Hagel.

Sei senatori repubblicani hanno già annunciato il voto contrario, dichiarando che quella di Hagel è la scelta sbagliata per l'America. McCain ha detto cose non molto diverse, ma, come altri suoi colleghi, non ha ancora annunciato come voterà.

Di certo il fantasma delle divisioni sul Vietnam, scacciato dalla politica americana con l'elezione di un presidente, Barack Obama, che aveva 14 anni alla fine di quella guerra, torna improvvisamente a condizionare le strategie internazionali degli Stati Uniti attraverso le storie intrecciate di tre protagonisti centrali: i ministri degli Esteri e della Difesa e il parlamentare più influente degli organismi di controllo del Congresso.

McCain e Hagel hanno rotto sull'Iraq, non sul Vietnam, è vero, ma su quella che oggi il senatore dell'Arizona chiama «la nostra profonda divergenza di vedute del ruolo globale dell'America» probabilmente pesa proprio il Vietnam e il modo diverso nel quale i due hanno vissuto quella guerra: McCain che combatteva dal cielo e che poi, abbattuto e catturato, è tornato negli Usa dopo anni di prigionia accolto da eroe.

Hagel, invece, dopo aver combattuto nel fango e nella giungla e aver visto morire tanti compagni, non è diventato di certo un pacifista, ma si è convinto che la guerra va presa in considerazione solo in circostanze estreme. Insomma un prudente realismo, molto diverso dall'atteggiamento di un McCain che va sempre all'assalto agitando la bandiera dell'«eccezionalismo» americano.

Certo, anche John Kerry, come Hagel, ha combattuto e sofferto nella giungla vietnamita. E, una volta tornato a casa, è diventato un fiero oppositore di quella guerra. Eppure McCain, che oggi minaccia di bocciare Hagel, ha appena dato il suo pieno appoggio alla scelta di Kerry come nuovo Segretario di Stato.

Anche qui, come spiegava ieri il Financial Times, pesa il Vietnam, ma in un altro modo: McCain era un fiero avversario del senatore democratico, tanto che andò fino in Massachusetts, il suo Stato, a fare campagna contro di lui. Ma poi i due cominciarono a lavorare insieme a Washington, impegnandosi soprattutto nella comune battaglia per il ripristino delle relazioni diplomatiche e commerciali col Vietnam. E diventarono amici.

 

 

chuck hagel 01chuck hagel in vietnam tk wg John MccainJohn MccainBARACK OBAMA ohn Kerry con il presidente Barack Obama JOHN KERRY OBAMAGuerra VietnamGuerra Vietnam

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”