1- SMS BUSI: “MI SI DICE CHE SULL’ ESPRESSO MI SI FA DIRE, \"CON LA MONDADORI STO BENONE\": MAI RILASCIATA A TALE TESTATA ALCUNA DICHIARAZIONE DA QUANDO, DOPO AVERMI COMMISSIONATO LA CRONACA DELLA PRIMA, SI RIFIUTÒ DI PUBBLICARE LA MIA STRONCATURA DI \"PINOCCHIO\" DI BENIGNI, SENZA PAGARMI NÉ L’ARTICOLO NÉ LE SPESE” - 2- “È DI PUBBLICO DOMINIO NEL PICCOLO MONDO ANTICO DELL’EDITORIA CHE GIORGIO BOCCA LASCIÒ LA MONDADORI SOLO PERCHÉ DA UN PAIO D’ANNI VENDEVA SEMPRE MENO, E NON RISULTA CHE CON FELTRINELLI ABBIA RIBALTATO L’IRREVERSIBILE SORTE” - 3- MAL DI MONDADORI: FINO A QUANDO RESTERÀ AUTORE DI SEGRATE ROBERTO SAVIANO? - 4- DAGO: ‘L’ESPRESSO’ NON LEGGE GLI ARTICOLI DI SCALFARI SU ‘LA REPUBBLICA’ E SI DIMENTICA DI SCHIAFFARE NELLA LISTA DEI FEDELISSIMI DI SEGRATE L’EINAUDIANO SCALFARI

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1 - BUSI SMS A DAGOSPIA
Con tutta la stima, non ricambiata, che ho per Giorgio Bocca, è di pubblico dominio nel piccolo mondo antico dell\'editoria che egli lasciò la Mondadori solo perché da un paio d\'anni vendeva sempre meno, e non risulta che con Feltrinelli abbia ribaltato l\'irreversibile sorte.

BUSIBUSI Storia busibusi

Quanto alla mia posizione e opinione nei confronti della Mondadori-Berlusconi, credo che a Dagospia verrà data a giorni l\'anticipazione di una mia intervista esclusiva (vale a dire, formalmente contrattualizzata con la relativa testata) e se no pazienza.

Ps Mi si dice or ora che sull\' Espresso, tra virgolette o riquadro, mi si fa dire, \"Con la Mondadori sto benone\": mai rilasciata a tale testata alcuna dichiarazione da quando, dopo avermi commissionato la cronaca della prima, si rifiutò di pubblicare la mia stroncatura di \"Pinocchio\" di Benigni, senza pagarmi né l\'articolo né le spese della mia trasferta a Roma.

Aldo Busi

VITOVITO MANCUSO

2 - CACCIA ALL\'AUTORE
Enrico Arosio per L\'Espresso


Un mite teologo ha il mal di Mondadori, ma quanto infettivo è questo virus? Quante vittime mieterà? Il caso di Vito Mancuso, dotto saggista che dà l\'addio alla casa di Segrate perché a disagio per la cosiddetta \"legge ad aziendam\" con cui il governo Berlusconi ha risolto il contenzioso fiscale tra il gruppo editoriale di Berlusconi e lo Stato, eccita questa fine estate già fibrillante di crisi di governo.

Palazzo_MondadoriPalazzo_Mondadori

Ma forse la vicenda, oltre a creare dibattito (osserva un editore concorrente che non vuol essere citato: \"La novità è che, con l\'applicazione di questa legge, Marina e Silvio Berlusconi sono diventati la stessa persona\") è la spia di qualcos\'altro. Inquietudini che riguardano il mercato librario in una fase molto delicata. Processi di ristrutturazione, cure dimagranti, prospettive incerte.

La sfida dell\'e-book, la concorrenza tra carta ed elettronica. E, una volta di più, la caccia all\'autore in un mercato in piena mutazione genetica, in cui i direttori editoriali sono ormai, citando Huxley, maschi Beta rimpiazzati da maschi Alfa: gli uomini marketing, sacerdoti della religione vincente.

mondadorimondadori jpeg

Cominciamo dai mal di pancia: fino a quando resterà in Mondadori Roberto Saviano? L\'uomo di \"Gomorra\" è inquieto. Ha trovato nella editrice milanese una squadra di professionisti che ha prima creato e poi gestito un caso letterario di rilevanza internazionale. Ma certo lo scrittore non cela il suo disagio, civile prima che politico, rispetto all\'azionista.

RiccardoRiccardo Cavallero Direttore libri e trade della Mondadori

Il suo agente, Roberto Santachiara, non desidera commentare le indiscrezioni sul suo autore; ma Saviano si sta guardando intorno, lacerato tra la gratitudine (la Mondadori, va pur detto, ne ha fatto un uomo ricco) e la propria coscienza di narratore engagé. Già quest\'anno il libro-Dvd \"La parola contro la camorra\" non è stato edito a Segrate ma a Torino, da Einaudi-Stile Libero.

MaurizioMaurizio Costa Ad Mondadori

La stessa Einaudi che già nel 1994, quando fu acquisita da Berlusconi, fu subito abbandonata da due pionieri del dissenso, Carlo Ginzburg e Corrado Stajano. Non è un mistero che Saviano piaccia anche ad altri. Per esempio a un Carlo Feltrinelli, la cui maison ha almeno quattro caratteristiche interessanti: è l\'ultimo marchio nobile di una certa dimensione esterno alla trojka che controlla il mercato del libro in Italia (Mondadori, Rcs, Gruppo editoriale Mauri Spagnol); è forte nella distribuzione con le Librerie Feltrinelli; è abbastanza liquida da voler rilanciare l\'attività editoriale cercando autori, o da spendere cifre elevate per nomi di prestigio come i Nobel Herta Müller e José Saramago, morto a giugno a 87 anni; è pronta a investire oltre 40 milioni nel progetto della nuova sede a Milano, con gli star architects Herzog & de Meuron.

ELIDOELIDO FAZI FRANCESCA MERLONI - copyright Pizzi

Quanto all\'iniziatore del caso, Vito Mancuso, sembra che piaccia assai all\'editore romano Fazi, che negli ultimi quattro anni è tornato con pepite d\'oro dalla New Moon di Stephenie Meyer, la narratrice cult per adolescenti (di Fazi, Mancuso è già oggi consulente). E tuttavia una certa qual prudenza è calata intorno a lui: s\'intuisce che non è il nuovo \"Herbert Mancuse\", ispiratore di un Sixty-Eight anti Berlusca.

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\"Ho stima per Mancuso, che non è un ingenuo e ha convinzioni sincere\", commenta Andrea Romano, ex Einaudi, autore (anche) Mondadori, direttore del think tank Italia Futura: \"Ma separerei la qualità di una casa editrice dagli interessi dell\'azionista; malgrado quella pessima legge in materia fiscale. La Mondadori sopravvivrà tranquillamente\". Anche perché tanti autori importanti, per dirne uno David Grossman, in Mondadori ci stanno benone: sono affezionati al loro editor, non al papà della presidente che sta a Palazzo Chigi.

Certo, la Mondadori si ritrova, una volta tanto, a giocare in difesa. Si mormora di turbamenti anche di due altri signori delle tirature, Carlo Lucarelli e Paolo Giordano. Prolifico giallista il primo, esordiente-boom il secondo (\"La solitudine dei numeri primi\", premio Strega e un milione di copie solo nel 2008), sono entrambi in ambasce. Anche se Lucarelli pubblica principalmente con Einaudi; e di Giordano la Mondadori, ad onta delle voci, ha in tasca il contratto per il prossimo libro previsto nel 2011.

RENZORENZO ARBORE PIERGIORGIO ODIFREDDI

In generale, a palazzo Niemeyer si ostenta sicurezza. I due nuovi capi editoriali, Riccardo Cavallero e Antonio Baravalle, diffondono ottimismo. Sono i periodici, non i libri l\'anello debole della produzione. Su un fatturato dell\'area libri di 420 milioni di euro, che sarà mai l\'eventuale fuitina di un autore o due? Basta il prossimo Ken Follett a fare il botto consolatore.

MondadoriMondadori - schema gruppo

La scommessa dei prossimi anni riguarda l\'investimento nel libro elettronico, dove gli apocalittici (i giganti alla Google si papperanno tutto) si alternano agli integrati (si creerà un solido mercato parallelo, la carta e l\'e-book) e non si sa oggi chi avrà ragione. Del resto Mondadori può acquistare chi le pare, la disinvoltura non manca: proprio il superlaico Piergiorgio Odifreddi, che ha snobbato l\'invito allo sdegno di Mancuso, fu strappato da Mondadori alla Longanesi con un\'offerta succulenta (il che forse spiega il due di picche a Mancuso). E se anche, come parrebbe, il sofisticato Pietro Citati preferisce sempre più l\'Adelphi, che già da tempo gli ripubblica l\'opera non più riedita dalla Mondadori, non per questo Segrate chiuderà i conti in rosso.

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Piuttosto ci si chiede: che sarà di Gian Arturo Ferrari, il Platini dal tocco magico, per anni stratega massimo di casa Mondadori? In neghittosa vacanza greca, e di umor capriccioso (\"Non so nulla di Mancuso\"), il Professore ha sottoscritto un accordo che gli impedisce per qualche tempo attività in concorrenza. Nessuno crede che l\'espertissimo Ferrari, oggi presidente del Centro per il Libro istituito dal ministro dei Beni culturali, si adagerà in un ruolo di \"gloriously retired\", o pensionato d\'oro.

Nella chiave del \"che succederà\", del resto, circolano ipotesi suggestive. Hanno avuto successo piccoli editori come Fazi, come Marsilio, e marchi nuovi come Chiarelettere? Non è dunque vero che l\'editoria ristagna. Colpisce la fantasia che un primario banchiere come Corrado Passera, in questo agosto interventista tra interviste politiche e ospitate al Meeting di Rimini, investa mezzo milione di euro (personali, non di Intesa Sanpaolo) nell\'Encyclomedia, la storia multimediale della civiltà europea ideata da Umberto Eco con Danco Singer.

Passera lo fa, spiegano nel suo entourage, anche per motivi affettivi (l\'opera nacque sotto l\'egida della Olivetti, di cui Passera fu alla guida prima del tracollo) e si impegna a sostenerla sino al completamento. Si è così vociferato, sommando più suggestioni, di un suo futuro ingresso nel mercato editoriale; voci che lui nettamente smentisce. E tra le suggestioni rientra la ridda di voci, e di segnali, riguardanti il gruppo Rcs.

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Il concorrente storico di Mondadori, Rcs Mediagroup, non ha oggi nella divisione Libri il suo punto di forza. Non a caso, nel toto-autori in fuga da Mondadori, i marchi Rcs sembrano esclusi. Il gruppo deve ristrutturarsi a fondo. Hanno chiamato dal Sole-24 Ore, come nuovo amministratore delegato di Rcs Libri, Alessandro Bompieri. Non è un commissario liquidatore, ma qualcosa dovrà sforbiciare. La società Boston Consulting, che da mesi studia il nuovo assetto del gruppo, suggerirebbe di tagliare qualche marchio proprio o partecipato (Adelphi, Bompiani, Fabbri?).

La Rizzoli non ha più redditività, e campa su glorie passate. L\'indebolita Sonzogno è stata affidata alle cure del veneziano Cesare De Michelis editore di Marsilio, bravo a intuire il potente fenomeno Stieg Larsson e il filone del noir scandinavo. Rcs, a differenza di Gems (Messaggerie Italiane) e Feltrinelli (Librerie) è assente dal business distributivo, che è ancora redditizio.

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Da qui, passin passetto, il gossip agostano ha ipotizzato un interesse dell\'irrefrenabile (o infrequentabile?) senatore Dell\'Utri per qualche boccone della casa; fors\'anche perché, con stupore di molti, la Bompiani ha dato corda al Dell\'Utri mediatore sull\'annosa questione dei cosiddetti Diari di Mussolini, rifiutati a raffica da altri editori, acquisendo i diritti dagli eredi. Antonello Perricone, ad di Rcs Mediagroup, fermamente smentisce.

Andrà, infine, ricordato che sui giornali oggi c\'è la Mondadori, ma i veri problemi con l\'azionista li hanno avuti gli autori Einaudi. L\'anno scorso \"Il corpo del capo\" di Marco Belpoliti, saggio iconografico sul Cavaliere, fu stoppato da Ernesto Franco per timor di conflitto. \"Belpoliti è venuto da me, e l\'ho preso subito\", ricorda Luigi Brioschi, presidente di Guanda, che dello stesso autore pubblicherà a novembre il nuovo libro \"Pasolini in salsa piccante\".

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\"Il Quaderno\" di José Saramago fu rifiutato da Einaudi per i duri passaggi su Berlusconi, descritto più o meno come un delinquente. Nel 2006 la casa torinese rispedì alla vedova Patrizia Valduga gli \"Ultimi versi\" di Giovanni Raboni, che uscirono da Garzanti; e nel 2004 disse no al \"Duca di Mantova\" di Franco Cordelli. Sempre per i giudizi su di Lui.

Osserva con disincanto un einaudiano mai pentito, Sebastiano Vassalli: \"Più che dell\'Einaudi, Berlusconi mi pare che si occupi del \"Giornale\". Quanto a Mancuso, si è svegliato in ritardo. Viviamo in Berlusconistan, d\'accordo, ma i libri, in questo Paese, danno poco fastidio\".

VADO ANCH\'IO, NO IO NO (DAGO: E L\'ESPRESSO EVITA DI METTERE NELLA LISTA DEI FEDELI DI SEGRATE L\'EINAUDIANO EUGENIO SCALFARI)
Ecco una mappa delle fedeltà e infedeltà, accuse e difese, disagi e conferme degli autori Mondadori e della Einaudi, in relazione al ruolo dell\'azionista Silvio Berlusconi.

SUPERPENTITO
Vito Mancuso

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PRIMO DISCEPOLO
Don Andrea Gallo

FUORUSCITO STORICO
Giorgio Bocca

FORSE PENTITO
Massimo D\'Alema

MALPANCISTI
Roberto Saviano
Carlo Lucarelli
Paolo Giordano

ROSI DAL DUBBIO
Federico Rampini
Gustavo Zagrebelsky
Rosetta Loy

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SOFFRO MA RESTO
Nadia Fusini
Niccolò Ammaniti
Andrea Romano

CI STO BENONE
Piergiorgio Odifreddi
Corrado Augias
Stefano Zecchi
Aldo Busi
Antonio Pennacchi

FEDELI PER ORA
Alessandro Piperno

PLURIFIDANZATI
Andrea Camilleri
Pietro Citati
Aldo Cazzullo

STEFANOSTEFANO ECO EUGENIO SCALFARI

BERLUSCONI NO GRAZIE
Carlo Ginzburg
Corrado Stajano

CENSURATI
José Saramago
Franco Cordelli
Giovanni Raboni
Marco Belpoliti

 

 

 

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