dago by sestini

20 ANNI DI DAGOSPIA – IL 23 MAGGIO DEL 2000 QUESTO DISGRAZIATO SITO ANDAVA ONLINE PER LA PRIMA VOLTA. DA ALLORA NIENTE È STATO COME PRIMA – MOLENDINI: “CASO UNICO NEL PANORAMA MONDIALE, IMPUDENTE, FAMELICO, TEMERARIO, CINICO ROMANO. RISORSA INFORMATIVA PRET A PORTER, DOVE LA NOTIZIA SI CONFONDE CON LA NON NOTIZIA, LA POLITICA CON LA NON POLITICA, IL NON SCHIERARSI CON LO SCHIERARSI, IL CHIARO CON L'OSCURO” –  PANZA: “È IL DIRITTO A UN DESIDERIO, È LA TESTIMONIANZA DI ESSERE OGGI PRESENTI A SE STESSI" – MASCHERONI: "LA VERITÀ È CHE DAGOSPIA LO VEDONO TUTTI" – IL VIDEO-OMAGGIO DI "STASERA ITALIA"

 

 

 

1 – VENT’ANNI DI DAGOSPIA

Marco Molendini per Dagospia

 

DAGO 1

Ricordo bene quando Roberto decise di lanciare Dagospia. Per caso, per ripicca (la rottura con l'Espresso dove aveva una rubrica, titolo Spia, dove osò l'inosabile: avanzare il sospetto che l'avvocato Agnelli portasse sfiga), per intuizione. Vent'anni fa: lancio e brindisi a casa sua, allora a via Condotti. Una scommessa in tempi in cui google era ancora in fasce e i giornali non fiutavano l'aria di crisi che li avrebbe stravolti. L'informazione, era ingessata. Come oggi mediata, legata a logiche di appartenenza, di scuderia, di amicizie e rapporti. Il progetto era chiaro: dire quello che i giornali non dicono. Lo spazio era tanto.

 

I SOPRANNOMI DI DAGOSPIADago ph Porcarelli

All'inizio Dagospia ascoltava e riportava soprattutto il dietro le quinte, i sussurri di salotto di un mondo edonista, animato da un presenzialismo sfrenato (i leggendari morti di fama), raccontava quello che ci si poteva raccontare al telefono ma che nessun giornale avrebbe scritto. Il non detto Dago lo strillava. Ma si occupava più di società che di politica o economia. Era più il Dagospia delle bocche sguaiatamente spalancate, rifatte, esagerate di Cafonal, invenzione folgorante resa visivamente esplicita con l'occhio di una trottola che girava la città come Umberto Pizzi, addobbato di macchine fotografiche come un albero di Natale.

dago togato

 

1 roberto dagostino

Dagospia è diventato come la conosciamo oggi, per naturale evoluzione: risorsa informativa pret a porter, dove la notizia si confonde con la non notizia, la politica con la non politica, il non schierarsi con lo schierarsi, il chiaro con l'oscuro. Caso unico nel panorama mondiale, velocissimo nello stare sul pezzo, nel raccogliere sussurri e grida, informazioni e suggestioni, pronto a bruciare o quotidiani e siti, attento a leggere i giornali, a scegliere le spigolature, riportarle con una titolazione accattivante, spesso molto più dei giornali stessi.

dago con la redazione (giorgio rutelli francesco persili federica macagnone riccardo panzetta alessandro berrettoni)

 

Passati al setaccio di Dagospia gli articoli vengono rivitalizzati dall'uso di un linguaggio esplicito, giocando su invenzioni, slogan che sono entrati nel vocabolario quotidiano: come sogno o sondaggio?, l'ovvio dei popoli, Giletti di baccalà eccetera, eccetera. Calembour usati per alleggerire, prendere le distanze, suggerire. Soprattutto per contribuire a dipingere un mondo colori che ne fa di tutti i colori e raccontare una commedia disumana che esercita su Roberto un'attrazione irresistibile.

 

Nell attesa legge Dagospia dago a oxford 1

Impudente, famelico, temerario, cinico romano. incapace di resistere a una notizia, esplicito fino al rossore (dei lettori), spregiudicato fino all'esorcismo della volgarità, senza compromessi, strumentalizzato (c'è chi ci prova) e instrumentalizzabile se non dal desiderio smodato di raccontare l'irraccontabile e dannatamente attuale, fatto su misura dell'Italia («in un paese decente non esisterebbe Dagospia», l'autodefinizione), dove si passa agilmente da Efe Bal a Di Maio, a Balotelli.

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

 

dago con la redazione e gli studenti all'ingresso della dining hall dell'oriel college di oxford

Così attuale da raggiungere dimensioni inimmaginabili per un bollettino fatto in casa, che non ha gerarchie di titoli, se non quello della collocazione, diventato a sua insaputa lettura obbligata per le élite e per il mondo dell'informazione, fino a mettere insieme cinque milioni di visualizzazioni al giorno.

Roberto lo conosco da una vita. La prima volta che l'ho visto aveva in testa un cesto di capelli alla sor Pampurio. Lavorava in banca, scriveva di musica, si vestiva come un pazzo. A unirci la passione per la musica, tanti amici in comune, la simpatia naturale, la stessa età.

Dago in redazione - ph SestiniArbore, Barbara Boncompagni e la redazione di Dagospia

 

Quando ho lasciato il Messaggero mi è venuto spontaneo inviare a lui il mio racconto del perché lasciavo il giornale dopo tanti anni. Adesso ogni volta che mi viene voglia di scrivere qualcosa gli telefono. Sono sicuro che Roberto capisce al volo e soprattutto che titolerà al meglio: nella mia vita professionale non ho mai avuto nessuno che mi titolasse bene i pezzi come lui, nemmeno io che me li sono titolati per tanti anni.

 

 

alta societa' su dagospia

2 – BUON COMPLEANNO “DAGOSPIA”: I VENT’ANNI DEL SITO

eva grimaldi e dago mutande pazze

Pierluigi Panza per www.fattoadarte.corriere.it

 

Il 22 maggio di vent’anni fa nasceva il sito di retroscena “Dagospia”, fondato e curato da Roberto D’Agostino. “Dagospia”, che si definisce “risorsa informativa online a contenuto generalista che si occupa di retroscena”, è diventato un sito molto popolare, specialmente nell’ambito dell’informazione, ma è qualcosa di più: è il diritto a un desiderio, è la testimonianza di essere oggi presenti a se stessi.

roberto dagostino

 

L’origine del modo d’essere di sito e fondatore va cercata negli anni Sessanta, anche prima del ‘68. “L’anno cruciale per me è stato il ’64 – raccontò Dagostino in una intervista -; Bandiera Gialla, Arbore, Boncompagni… Andavamo a via Asiago, nella sede Rai. Stavamo seduti lì, in studio, accanto a Lucio Battisti, Loredana Bertè, Renato Zero… E la sera andavamo al Piper”. Poi va cercato nel ’68 e nella passione per la letteratura americana: “Ricordo il nostro incontro con Fernanda Pivano. Ci presentammo io e Paolo Zaccagnini all’Hassler vestiti da Kerouac e Ginsberg de’ noantri, gilet da mercatino dell’usato, jeans stracciati, capelli lunghissimi, proprio on the road”. Quindi nell’Arbasino di “Fratelli d’Italia”,  un grande romanzo di gossip…

DAGOSPIA E POLITICO - DA IL MESSAGGERO

 

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

All’inizio, “Dagospia” era un sito di gossip. Ma poiché ogni “merce” deve diventare comunicazione spettacolarizzata, come scrisse Debord, per essere visibile e vendibile progressivamente anche economia, finanza, società, media, cultura e arte entrarono docilmente in scena sul sito facendo di Dagostino un taumaturgo del copyright (Pierfurby Casini, Daniela Santadeché, WalterEgo Veltroni, Marpionne…), l’ideatore del più godibile e intelligente programma di arte contemporanea (“Dago in the Sky”), l’inventore di un genere, “Il cafonal”, ovvero “la cafoneria trasformata nel massimo rito sociale della comunicazione, l’esibizionismo pacchiano che travolge tutti”, una specie di antieorico Proust.

Guarda Dagospia dago in the sky l'immagine proibita 1

 

Dago, Zero, Vistarini e Zaccagnini

E così, nell’età dell’ipercomunicazione social, Dagospia è diventata una testimonianza dell’apertura di senso gadameriana e del pragmatismo di Richard Rorty, un mondo dove non esiste più una specularità tra reale e razionale, tra reale e sua descrizione, ma dove “è vero ciò che è vero nel senso della credenza” (Rorty).

 

Bombetta Dagospia mughini e dago foto di bacco

Non dandoci più limiti all’interpretazione, Dagospia ha favorito l’affermarsi della creazione del consenso attraverso la costruzione di discorsi aperti che non necessitano di un sistema di verifica. Nell’età della finanziarizzazione i significati che emergono da un sito così sono quelli di uno storytelling che crea quel Capitale di visibilità (quel Potere di visibilità di cui parlava Bourdieu) su fatti e persone che vengono coinvolti e triturati. Si attua quanto descritto da Gianni Vattimo in “La società trasparente”: “Invece che procedere verso l’autotrasparenza, la società della comunicazione generalizzata ha proceduto verso quella della fabulazione del mondo”.

 

DAGOSPIA LETTURA OBBLIGATA - DA IL GIORNALEgiorgio rutelli anna federici dago

Il ricorso allo choc e alla spettacolarizzazione, al cafonal sono gli storytelling messi in atto per amplificare il valore della merce comunicativa: l’individuo spettacolarizzato, ridotto a macchietta, amplifica il suo Capitale di visibilità che diventa Capitale economico. Vanni Codeluppi ha ben descritto nei suoi testi questo aspetto di costante “messa in scena”: è il fenomeno della “vetrinizzazione del mondo” e riguarda sia la comunicazione che le arti contemporanee, che i comportamenti sociali… Nella società dei consumatori, nessuno può diventare soggetto senza prima trasformarsi in merce.

dago e arbore...

 

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

La Rivoluzione consumistica ha trasformato i desideri nell’esperienza centrale della vita e la loro sguaiata esibizione in una pratica. Per l’individuo, la celebrità è diventata il corrispettivo della gloria rinascimentale. Una fama che si consuma nel massimo falò delle vanità sotto l’arcobaleno di un non dissimilato nichilismo.

 

Se fama e celebrità non legate al reale successo di un’opera e di breve durata sono tanto ricercate è perché essere conosciuti fa sentire co-essenziali al mondo (tema caro a Sartre) e la riconoscibilità genera economia, denaro. Inoltre, l’essere ri-conosciuti è la condizione psicologica ideale per lo “stare in società”. Oggi le celebrità, ovvero le persone dotate di riconoscibilità, diventano eroi quotidiani perché consegnano tessuti di discussione agli altri. E oggi, le persone riconosciute, le celebrities, sono spendibili dalla finanza come dei bond umani, dei legami sostitutivi capaci di generare capitale.

 

 

3 – HARD E LEGGERO, D’ELITE MA DI MASSA. È IL CANE DA GUARDIA CONTRO I POTERI

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

Luigi Mascheroni per “il Giornale"

 

L' insostenibile leggerezza di Dagospia. Tratta tutto, a partire dai contenuti hard - finanza, politica estera, nuove tecnologie, dalla blockchain al Gruppo Blackstone - nel modo più soft possibile: gossip, pissi-pissi, bau bau. Facendo il cane da guardia contro i poteri. Ecco perché è un bestseller.

 

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

Roberto D' Agostino, professione lookologo, in Quelli della notte - trasmissione cult, diventa popolarissima - trasformò un romanzo pesantissimo, di uno scrittore ceco, pubblicato da Adelphi (un concentrato di élitarismo ai limiti della leggibilità!), nel libro del decennio. Il capolavoro fu di D' Agostino, non di Kundera.

 

E poi, vent' anni fa, s' inventò una pubblicazione web di informazione generalista, un aggregatore - cioè che saccheggia gli articoli più interessanti dei maggiori quotidiani - trasformandolo nel sito giornalistico più specialistico e insieme più popolare che esista. Dagospia non è per tutti, ma tutti gli addetti ai lavori, e molti di più, lo leggono.

È la nuova stampa, bellezza.

 

Arbore e Dago, presentazione de "Il peggio di Novella 2000" - 1986

Bello, non è bello. L' impaginazione alla Drudge Report è inguardabile, le foto rubate dal web sono quelle che sono, i fotomontaggi terribili, la titolazione graficamente monocorde, le pubblicità spesso grattano il fondo... Eppure Dagospia resta in cima. E non è soltanto una questione di costi (minimi) e ricavi (dicono ottimi). È che Dagospia è l' unico modello giornalistico innovativo e vincente che si è visto in Italia negli ultimi vent' anni, a parte il Foglio di Ferrara, e per ragioni opposte.

 

Dago ph Porcarelli

I quotidiani generalisti, sia le corazzate sia i vascelli «da battaglia», a partire dal Fatto quotidiano, che spentasi l' onda antiberlusconiana si è arenato sulla battigia, sono tutti in crisi nera, oltre che vecchi. Per tacere del web. Non sarà stato innovativo il Post di Sofri... E Open di Mentana? Sembrava dovesse cambiare il mondo delle news... Chi l' ha visto? La verità è che Dagospia lo vedono tutti.

 

STASERA ITALIA DAGO SGARBI PALOMBELLI

Né di destra né di sinistra, basta che sia contro il Potere (chi altri in Italia?), è la formula vincente di Quelli della notte declinata nel giornalismo: una banda di disperati che ha cambiato la televisione. Allo stesso modo D' Agostino e la sua banda - a molti piace, a molti no, non importa - hanno rivoluzionato l' informazione. Leggerezza, velocità, gossip, riflessione alta e Cafonal basso, retroscena e lati B, artigianalità e un certo genio. Ci vuole del genio a rubare i pezzi a tutte le più grandi testate senza che nessuno dica «beh» (anzi: per i giornalisti essere ripresi da Dagospia è l' unico modo per essere letti da tutti), rititolare ogni cosa «à la D' Agostin», persino a pubblicare un pezzo per l' importanza di ciò che NON dice, e a metterci del proprio.

 

dago redazione. DAGO

Tra le specialità della casa: le indiscrezioni finanziarie, i retroscena politici, gli scoop nel mondo dei media, il cinema di Marco Giusti, l' arte contemporanea, il battitore libero Mughini... E tutto gratis, purtroppo per noi giornalisti. Dagospia nel 2000 partì con 12mila visite quotidiane in media. Oggi sono 3,5 milioni di pagine consultate al giorno. Il lato popolare dell' informazione di nicchia. A proposito, clic clic: «Auguri».

ANNA DAGO E GUADAGNINODago ph Porcarelli Dago, Carosone, Arbore, premio Orso alla CabalaDago in redazione - ph Massimo Sestinieva grimaldi e dago mutande pazzeDAGO - Quelli della nottePAZZAGLIA - DAGO - AMBASCIATORE USA MAXWELL RAAB - RENATO CAROSONE - NINO MANFREDI - RENZO ARBORE - DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNADAGO LUCIANO DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNADago ph PorcarelliDAGO ph Claudio Porcarelli isdago in the sky l'immagine proibita 23

 

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”