ginevra elkann

''NON HO PIÙ LA SENSAZIONE DI NON AVER COMBINATO NIENTE'' - GINEVRA ELKANN REGISTA DI ''MAGARI'': ''LA PROTAGONISTA, COME ME, SOGNA CHE I GENITORI TORNINO INSIEME, PERCHÉ VICINI NON LI HA MAI VISTI. I MIEI (MARGHERITA AGNELLI E ALAIN ELKANN) SI SONO SEPARATI QUANDO AVEVO UN ANNO E NON LI HO MAI VISTI NELLA STESSA STANZA - A 3 ANNI MI TRASFERII IN BRASILE PERCHÉ MIA MADRE SI ERA INNAMORATA DI UN SIGNORE CHE VIVEVA LÌ E CHE È TUTTORA SUO MARITO. PENSAVO CHE PER ESISTERE DOVESSI FAR DIMENTICARE DI ESSERE UNA AGNELLI, FINCHÉ…''

 

Malcom Pagani per ''Vanity Fair''

 

ginevra elkann

Dove, fin dal titolo –Magari-convivono nostalgia e promessa di futuro. Nella terra di mezzo in cui non si sa ancora dare nome a ciò che si è stati, ma non si è pronti a definire quel che si sarà. Sabaudia, 1990. Biciclette e motorini, orizzonti e solitudini, partite di calcio e film dei Vanzina in tv, corriere e tramonti, linee d’ombra da attraversare e lampi che illuminano il percorso. Il primo sorprendente lungometraggio di Ginevra Elkann – producono Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Wildside, distribuirà Bim tra pochi mesi – si svolge durante un inverno che sembra un’estate.

 

ginevra elkann giovanni gaetani d aragona

In un posto di mare che restituisce conchiglie e abissi, a seconda dell’angolazione dalla quale si osservi il disordine creativo di una famiglia in cui un padre inadeguato per la prima volta alle prese con la responsabilità e i suoi tre figli, che quasi non lo conoscono, dividono lo stesso tetto in un periodo circoscritto che somiglia a una vacanza e nasconde invece il passo duraturo dei confronti che rimangono, della verità, della vita.

 

Il Festival di Locarno ha visto Magari, se ne è innamorato e ha deciso di dedicargli l’onore dell’apertura: «Sarà una sorta di ritorno, ma anche un inedito», dice la regista. «Il primo film che avevo prodotto, ambientato in Iran e girato da Babak Jalali, fu invitato proprio lì, ma io non lo seguii perché stavo per partorire. Locarno è un Festival meraviglioso dove il pubblico assiste alle proiezioni in una piazza bellissima, e in cui ogni cosa e ogni dettaglio parlano del profondo amore per il cinema».

 

È un amore corrisposto?

«Totalmente. Sono cresciuta negli anni ’80 anche io, un tempo molto più libero, fatto di poco e di tutto, in cui al riparo dal bombardamento contemporaneo di impulsi e rumori, senza telefonini, potevi innamorarti dei ragazzi a bordo di un Ciao e inventarti qualsiasi cosa lavorando di fantasia. Ero una ragazzina silenziosa, di una timidezza quasi parossistica, e quando sei così timida l’adolescenza può essere un periodo molto complicato».

agnelli family

 

Descrizione della sua timidezza?

«Se mi piaceva un ragazzo mi struggevo per due anni prima di rivelarmi. Non era poi così male struggersi per amore, c’era un compiacimento in quella sofferenza».

Il cinema che ruolo ha avuto nella sua formazione?

«Un ruolo fondamentale. In disparte, con pudore, osservi gli altri e vedi tanti film. L’ho fatto fin da quando ero piccola».

 

Si ricorda il primo?

«Come non potrei? The Elephant Man di David Lynch. Me lo fece vedere mia madre in tv».

Frequentava la sala?

«Era un privilegio riservato a mio padre e mio nonno».

ginevra elkann

Suo nonno, Gianni Agnelli.

«Mi portava al cinema, a vedere i film della sua epoca, da Beau Geste a The Lady from Shanghai. Era rapito dai modi, affascinato dai movimenti impercettibili delle attrici: “Hai visto cosa gli ha fatto con la mano Rita Hayworth?”. Poi forse per il dolore alla gamba, forse per la noia, mollava spesso la proiezione a metà».

 

Era contento che lei facesse cinema?

«Contento non direi. Quando andai a fare l’assistente per Bertolucci su L’assedio, dubitò: “Ma perché la mandate a Roma a contatto con quell’orrendo mondo del cinema? Ce la rovineranno”».

ginevra elkann, alain elkann

Aveva ragione?

«Aveva torto. Io però ero felicissima. Seppi che Bertolucci cercava un assistente quando, dopo aver studiato regia a Londra e aver girato dei corti, stavo vagheggiando di partire per l’America per seguire la mia passione. Mi venne dato un numero di telefono e l’indicazione di chiamarlo a una data ora: per l’ansia mi scrissi il discorso su un foglietto per seguirlo passo dopo passo».

 

Telefonata con Bertolucci.

margherita agnelli ginevra elkann

«Partì una segreteria e recitai la mia parte. Poi mi richiamò e mi diede appuntamento in via della Lungara, a Trastevere, a casa sua, in un giorno di caldo e zanzare. Era bello e severissimo, Bernardo. Incuteva timore. Mi diede due magnifici film da vedere, tra cui Happy Together di Wong Kar-Wai, e poche settimane dopo mi ritrovai sul set nelle mani di Serena Canevari, il suo primo aiuto. Non sapevo urlare e con una piccola perfidia, “silenzio!”, prima della consueta liturgia ciak-motore-azione, lo facevano gridare sempre a me».

ginevra elkann

 

Come ha deciso di diventare regista?

«Era l’idea originaria, poi dopo aver fatto la video assistant per Anthony Minghella nel Talento di Mr. Ripley e aver accumulato un altro po’ di esperienze e gavetta, morì mio nonno. In quel periodo nella mia vita accaddero molte altre cose non sempre felici che, forse per paura di affrontare il mio sogno, mi fecero recedere dal proposito. Mi gettai nella produzione raccontando storie di Paesi lontani, di gente ai margini, vicende poco esplorate. Un’avventura bella, formativa ed emozionante».

 

Magari racconta anche dello stretto rapporto fra tre fratelli. Con John e Lapo, siete in tre anche voi. Quanto c’è di autobiografico nel suo film?

ginevra elkann giovanni gaetani dell aquila d aragona (2)

«Non più di quanto non sia lecito e non meno di quanto sarebbe inutile negare. Io, John e Lapo siamo molto diversi, ma anche molto legati. Ci vediamo, ci incontriamo, viaggiamo insieme. Proprio come i fratelli del film, tra noi tre c’è un rapporto fortissimo».

 

Dove si nasconde allora l’autobiografia in Magari?

«Nella rappresentazione di un lessico familiare e di un disordine che sono stati miei. Ho disegnato un racconto sull’idea della famiglia, su quello che immagini sia e che ti porti dietro dall’infanzia. Alma, la bambina del film, sogna che i genitori tornino l’uno accanto all’altro perché vicini non li ha mai visti. È un ricordo molto personale: i miei si separarono quando avevo un anno e io non li ho mai visti insieme, né nella stessa stanza, né nell’ambito di un periodo in comune, fino all’età di 14 anni. Quindi ho immaginato la vita che c’era stata prima di me, i periodi felici tra loro, l’idillio».

raz degan con lapo e ginevra elkann

 

Ha sofferto?

«Ho avuto un’infanzia itinerante tra l’Inghilterra, dove sono nata, e il Brasile, dove mi trasferii tra i 3 e gli 8 anni perché mia madre si era innamorata di un signore che viveva lì e che è tuttora suo marito. Del resto e sul resto, non chiedevo niente. Ero una bambina che sognava e il film racconta anche questo sogno: un sogno di riconciliazione a cui la cruda concretezza opporrebbe il realismo dell’impossibilità, ma che nella visione infantile si trasforma rendendo l’impossibile possibile. Ovviamente nel film non c’è solo la mia famiglia: io e Chiara Barzini, la sceneggiatrice, abbiamo pescato nelle storie di tantissime persone. Anche perché in Magari pulsano le dinamiche che esistono in tutte le famiglie del mondo».

GINEVRA ELKANN 3

 

Magari emoziona e porta in superficie la memoria di quel che siamo stati da bambini e da adolescenti.

«Sono contenta che me lo dica perché era esattamente quel che io e Chiara, che è una scrittrice irriverente e baciata dal senso dell’umorismo, desideravamo accadesse. Che si entrasse in sala e poi, nel momento dell’accensione delle luci, si uscisse all’aria aperta con qualcosa che ti resta dentro e che ti smuove intimamente».

JOHN LAPO E GINEVRA ELKANN

È stato difficile lavorare con bambini e adolescenti?

«Ho lasciato loro molta libertà incastonata in confini molto precisi: ciò che mi interessa in un attore è l’intenzione. Il sentimento che porta in dote. Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, i due protagonisti, sono stati molto generosi verso la storia e verso i bambini».

 

Magari è un titolo aperto. Una parola che apre alla possibilità e alla speranza, ma non offre certezze.

«Magari è una parola che mi piace molto. È doppia. È nostalgica e malinconica, ma ha dentro una porzione di felicità». 

E la malinconia le piace?

ginevra elkann

«È un sentimento che vive dentro di me, e se ci vive significa che non mi dispiace».

Cosa le dispiace allora?

«Il conformismo generalizzato: siamo entrati testa e piedi in un format molto preciso alle cui regole dobbiamo sottostare. Sono regole sciocche, legate alla libertà di parola, alla censura e all’autocensura, alle cose che si possono o non si possono dire. Mi pare, ma forse sbaglio, che il cinema conservi tempi e modi per declinare la realtà alla propria maniera, una maniera più libera».

 

È stato difficile far dimenticare di essere una Agnelli, ammesso e non concesso che uno debba farlo dimenticare?

ed ruscha, ginevra elkann e john elkann

«La chiave è proprio questa: da piccola pensavo che per esistere fosse necessario farlo dimenticare, poi ho capito che la mia famiglia è parte della mia vita, che vengo da lì e che non c’era ragione di allontanarsi da quel sentiero. Non sento più il peso del giudizio altrui e so che non c’è chiave più giusta per la serenità di accettare quel che sei. Adesso lo so, ieri lo sapevo meno».

Quando ha capito queste cose?

«Dopo essermi sposata e aver avuto dei figli. Cosa tramandi loro? Chi sei e da dove vieni. Senza rimozioni».

 

Tra poco compirà 40 anni. Sono come se li immaginava?

ginevra elkann e jean christope babin

«Meglio. Ho molti amici, una vita piena, consapevolezze maggiori di ieri. Non ho più la sensazione di non aver combinato niente».

alain con la figlia ginevra elkann e raffaele la capriaLa famiglia agnelli al trentesimo posto fra i piu ricchi del mondo Ginevra Elkann Ginevra Elkann sulla copertina di Town Country ginevra elkannGinevra Elkann con il marito Giovanni Ginevra sulla Fiat di famiglia Giovanni Agnelli e famiglia Lapo Elkann Jared Leto e Ginevra Elkann alain con la figlia ginevra elkann Ginevra Elkann Lapo Elkann Jared Leto e Ginevra Elkann GINEVRA ELKANN Ginevra Elkann ginevra elkann con la sorellastra sophie de pahlen GINEVRA ELKANN jpegALESSANDRO BENETTON E GINEVRA ELKANN alain con la figlia ginevra elkann

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...