nino d'angelo

''LA POVERTÀ È L'ODORE CHE TI PORTI SEMPRE ADDOSSO'' - STRAORDINARIA INTERVISTA DI ANTONIO GNOLI A NINO D’ANGELO: ''ANDAI DA SERGIO BRUNI E GLI DISSI ‘’MAESTRO IO VOLESSI CANTARE’’. MI RISPOSE: ‘’A PRIMMA COSA, MPARATE A PARLÀ!’’ - "ME NE SONO ANDATO DA NAPOLI PER NON SUBIRE IL RICATTO DELLA CAMORRA. VOLEVANO UNA TANGENTE DAI MIEI GUADAGNI. SPARARONO ALLE FINESTRE DI CASA" – ''MARADONA MI DICEVA: "NINO CANTAMI "CARMELA". SI È FIDATO DELLE PERSONE SBAGLIATE” - LA RIVALITA’ CREATA DA MEROLA CON D’ALESSIO E IL MANCATO INVITO ALLA COMMEMORAZIONE DI PINO DANIELE - "SORRENTINO? APPARTIENE ALLA NAPOLI ALTA MENTRE IO VENGO DAL VICOLO DELL'ULTIMO QUARTIERE DI NAPOLI…" - VIDEO

 

 

Antonio Gnoli per “Robinson – la Repubblica”

 

nino d angelo

Il povero che diventa ricco entra di buon diritto tra le favole a lieto fine che ci hanno raccontato. E in fondo la vita di Nino D'Angelo somiglia un po' a una favola. Oggi è un nonno felice, ieri - o meglio sessant' anni fa - era uno "scugnizzo" che si vergognava della povertà: «Avrei fatto qualunque cosa pur di non essere povero», dice.

 

Anche il criminale? Gli chiedo. «Il criminale no. Mi è capitato casualmente di imbattermi in personaggi che si sono rivelati vicini alla malavita. Ma non era il mio mondo. Io ancora non sapevo cosa avrei fatto. Ma i sentimenti che mi hanno sempre accompagnato non si sono mai mescolati con l'arroganza, il sopruso e la violenza».

 

D'Angelo ha raccontato la sua vita in un libro, Il poeta che non sa parlare. Ed è la voce autentica di un figlio del popolo, di uno che dal basso è salito parecchio in alto, senza dimenticare le sue origini.

nino d angelo

 

In quale quartiere di Napoli sei nato?

«In un vicolo a San Pietro a Patierno, l'ultimo quartiere di Napoli, non distante dall'aeroporto Capodichino. Sono cresciuto con i nonni materni a Casoria. Mio nonno voleva da me due cose: che fossi un fan di Giacomo Rondinella, che io detestavo, e comunista.

 

Gli chiedevo: nonno, chi sono i comunisti? Sono quelli che la pensano come noi, rispondeva. Nonno, ma noi come la pensiamo? E che ne so, diceva. Sono cresciuto nella povertà: non c'erano vestiti, vacanze, regali. Qualche volta vedevamo la televisione a casa di una vicina.

NINO D'ANGELO RITRATTO DA RICCARDO MANNELLI

 

Non mi piaceva la scuola, preferivo la libertà della strada con i suoi giochi, in particolare il pallone dove un po' eccellevo. Sognavo di fare il calciatore. Ero Gaetano, non ancora Nino. Il primo soprannome che mi fu dato era "Semmenzella" che è un piccolo chiodo per risuolare le scarpe.

 

Mio padre era scarparo. E andò pure a lavorare fuori pur di mantenerci. Crescendo mi diedero un secondo soprannome: "Miezumetro". Non ero alto, non lo sarei mai diventato. Ma ero determinato a crescere in un altro modo».

 

È stata complicata diciamo questa "crescita"?

«Un misto di volontà, fortuna e talento. Non so in che ordine, ma questi sono stati gli ingredienti. Ho cantato in parrocchia, alle feste nelle piazze e poi ai primi provini. C'era un posto a Napoli, c'è ancora, dove vanno tutti quelli che vogliono cantare.

 

gigi d'alessio nino d'angelo 8

E lì si incontra gente che fa i mestieri più diversi: cameriere, sguattero, pescatore, io allora facevo il posteggiatore. E quel posto era stato battezzato da Sergio Bruni "Il cimitero dei cantanti", lì gli aspiranti artisti non nascevano, morivano».

 

Ma tu non sei morto, anzi.

SERGIO BRUNI 19

«Ho fatto il cantante posteggiatore e gorgheggiavo nei ristoranti. Il gelataio per portare qualche soldo a casa. Sono passato a cantante di matrimoni. Avevo il mio repertorio. Tenevo pure l'abito adatto, colore verde. Cantavo davanti agli invitati e agli sposi.

 

Piacevo, anche se le canzoni erano spesso tragiche: storie di sangue, di delitti, di amori passionali e tradimenti che finivano male, di padri morti per un incidente, di famiglie finite sul lastrico. Ma vuoi essere un po' più allegro, mi dicevano».

 

Ti preparavi alla "sceneggiata".

gigi d'alessio nino d'angelo 7

SERGIO BRUNI 18

«Vengo dalla sceneggiata. È un genere classico, come la tragedia greca. Ha uno schema semplice che io ho un po' ampliato: un triangolo composto da "Isso" un lui e da "Essa" una lei e poi c'è "'O malamente", il cattivo.

 

Il pubblico si immedesima al punto che quando il cattivo fa la sua azione perfida, urla, avverte la vittima: sta attento, voltati, non bere perché quel fetente ha messo il veleno. È un susseguirsi di emozioni e si arriva al punto che anche quando la sceneggiata è finita il cattivo viene preso a male parole, insultato, a volte percosso».

SERGIO BRUNI 18

 

Il re della sceneggiata era Mario Merola.

livio cori nino d'angelo 3

«Fu un autentico protagonista: generoso e incazzoso in egual misura. Mi prese a ben volere, come pure prese a ben volere Gigi D'Alessio. Si divertiva a metterci l'uno contro l'altro per vedere come reagivamo. Ma alla fine io e Gigi diventammo amici».

 

Tu racconti che foste gli unici due cantanti a non essere invitati alla commemorazione di Pino Daniele. Perché?

nino d'angelo mario merola

 

 

 

«Secondo gli organizzatori noi difendevamo una Napoli tradizionale che non c'era più. Ma caspita se c'era e lo dimostrava il successo che avevamo. Per me e per Gigi, Pino è stato un grande innovatore della musica. Il più grande. E nel suo nome incominciammo un tour insieme Figli di un re minore che abbiamo interrotto per colpa della pandemia».

 

 

Sei stato considerato il primo dei neomelodici.

nino d'angelo mario merola

«La parola "neomelodico" è bella, ma è diventata un calderone. Chiunque oggi canta in napoletano diventa un neomelodico. Io sono un cantante che ha impiegato cinquant' anni per diventare cantante napoletano».

 

Una delle critiche al neomelodico è che diffonde valori legati al mondo della malavita. Piccoli boss camorristi o figli di camorristi sono diventati cantanti neomelodici.

NINO D'ANGELO

«Il neomelodico viene prima della camorra. La camorra ha solo approfittato del fenomeno. Ci si è infilata perché è un mercato che produce soprattutto consenso nei quartieri».

 

È vero che tu e la tua famiglia aveste delle minacce al punto da decidere di trasferirvi da Napoli a Roma?

«Fu un periodo orrendo. Sparavano contro le nostre finestre di casa, telefonavano ai nostri numeri privati minacciandomi».

 

Perché ti avevano preso di mira?

«Per i soldi. Volevano una tangente dai miei ricavi. Ce ne siamo andati per non subire il ricatto. La camorra è il marcio di Napoli».

NINO D'ANGELO

 

Ha condizionato o influito sul tuo successo?

«Mai, perché qualunque cosa loro ti danno la vogliono indietro moltiplicata per cento. Il mio successo lo devo a me, ma soprattutto alla gente che mi ha voluto bene. Gli abitanti del quartiere dove sono nato hanno voluto realizzare un grande murales con la mia immagine. Quando mia moglie me lo ha detto ho provato imbarazzo ma anche un'infinita gratitudine per quel gesto».

nino d'angelo

 

Come hai vissuto il successo?

«All'inizio era qualcosa di inebriante. Dopo un po' non capivo più se ero Gaetano o Nino. Mi sentivo scisso tra la povertà da cui provenivo e la ricchezza che cominciava ad arrivare. Sono ricorso a uno psicologo. Non è stato semplice trovare un equilibrio tra due mondi così opposti. Non è facile guardarsi allo specchio e dire ce l'ho fatta!».

 

Perché?

«La povertà è l'odore che ti porti sempre addosso».

 

Ma eravate davvero così poveri?

NINO D'ANGELO E MARADONA

«Papà diceva in certi momenti: Gaetà io lavoro per cercare lavoro e non mi pagano per questo. Gaetà tu vuo' fa il cantante? Ma noi siamo nati per sopravvivere, così diceva. Ero il primo di sei figli, il primo a dover sopravvivere. Dicevo: "Ma papà, forse ho talento". E lui rispondeva: "Ma quale talento, se non hai una raccomandazione, e qui nessuno ti raccomanda, pigliate almeno la terza media e dammi una mano».

 

Ma tu il talento veramente te lo sentivi?

 «Lo vedevo riflesso negli occhi ammirati delle persone che mi ascoltavano. Ho iniziato a cantare a nove anni. Venivo messo in piedi su una sedia e cantavo un po' di repertorio: O zappatore ma soprattutto le canzoni di Sergio Bruni, e la gente diceva a mia madre "Questo bambino ha un grande dono fatelo cantare".

 

NINO D'ANGELO

Per incidere il primo disco mi chiesero varie centinaia di mila lire. Non le avevo. Affrontai i miei parenti più stretti: fate conto che sia il mio funerale e che ciascuno di voi metta una piccola cifra. Ecco. Non è meglio donare questi soldi quando ancora sono vivo? Raccolsi 500 mila lire e li diedi al discografico. Morì il giorno dopo. Non ci potevo credere».

 

Cosa facesti?

nino d angelo maradona

«Dicevo: ma dov' è il morto, fatemelo vedere. Pensavo alla truffa, ma era morto veramente. Andai perfino da Sergio Bruni e gli dissi maestro io volessi cantare. Mi rispose: a primma cosa, mparate a parlà! ».

 

Ti sei molti ispirato a lui?

«Per me è stato il più grande».

Più grande di Roberto Murolo?

«Anche Murolo è un monumento. Sono due leggende napoletane. Come mettere a confronto Raffaele Viviani e Eduardo De Filippo. Puoi parteggiare per l'uno o per l'altro. Io ho amato di più Viviani, perché ho interpretato il suo teatro. Così come ho amato Bruni per le sue canzoni.

james senese pino daniele

 

Maradona mi diceva: Nino, cantami Carmela. Bruni è stato incantevole e strano, con quella "mezza voce" che lo dovevi proprio ascoltare da vicino tanto era flebile. È stato il più grande creatore di silenzi che io abbia mai conosciuto».

nino d angelo 9

 

Il rapporto con Maradona come è nato?

mario merola e gigi d'alessio

«Volle conoscermi. A Napoli ero popolare quanto lui. Andai a trovarlo con mio figlio allo stadio San Paolo dove si allenava. Sono malato di calcio e vedermelo di fronte che mi parlava e palleggiava con le spalle, sì con le spalle, la destra e la sinistra, era incredibile. Ci siamo un po' frequentati. Spesso ci vedevamo a casa di Giuseppe Bruscolotti, grande difensore del Napoli, dove cenavamo».

 

Cosa pensi dei suoi guai, del suo declino, della sua morte avvenuta giusto un anno fa?

nino d angelo 82

paolo sorrentino 1

«Ha pagato con gli interessi gli errori che ha fatto. Si sentiva addosso tutto il peso del personaggio che era diventato. E questo lo ha schiantato. Diego aveva un difetto che è anche un pregio, si fidava di tutti. E purtroppo si è fidato anche delle persone sbagliate. Ma la bellezza di Maradona persona, per come l'ho conosciuto, fu unica».

 

Hai visto " È stata la mano di Dio" il film che Sorrentino gli ha dedicato?

«Mi è sembrato un film intimo e bello. Senza retorica. Lui è un grande regista che è dovuto andare via da Napoli per realizzarsi. Ma il fatto che abbia dedicato un film alla propria storia, alla sua Napoli e a Maradona, che un po' l'ha incarnata, è un bel gesto.

nino d angelo 81

 

Sorrentino appartiene alla Napoli "alta", al Vomero, mentre io vengo dalla Napoli povera, dell'estrema periferia. Ho dovuto fare molta più strada».

 

Nel percorso hai trovato persone che oltre a volerti bene ti hanno stimato. Penso a Goffredo Fofi o a Nicola Lagioia che ha scritto la prefazione al tuo libro.

«Gliel'ho chiesta io dopo che c'eravamo conosciuti e sono felice che abbia accettato. Quanto a Fofi mi ha aperto una porta su un mondo di cui non sapevo niente. Gliene sono grato perché per me è stato come un modo per provare a rinascere dopo gli anni della depressione».

nino d angelo 79

 

So che è stato un periodo molto duro per te.

«È arrivato subito dopo la morte di mia madre. Non credevo che avrei reagito così».

 

Così come?

«Prova a descrivere il nulla. Non si può. E io ero diventato il nulla. Non volevo pensare, mangiare, lavarmi, uscire. Non sapevo perché? Era la vita che stava sotterrando la mia anima. Sono andato avanti per quasi quattro anni dentro questo oscuro dolore.

nino d angelo 77

 

Poi sono lentamente riemerso e ho capito che non bisogna vergognarsi di questa malattia. Va curata e posso dirti che avendocela fatta sono più maturo, come più matura è la mia musica. In fondo le mie canzoni hanno sempre avuto il pregio di somigliare alla mia vita. Io sono stato il poeta che non sa parlare e quando ho parlato l'ho sempre fatto a modo mio».

pino daniele

nino d angelo 5neri parenti sul set con maradona e nino d angelonino d angelo prima del concertonino d angelo prima del concerto (4)nino d angelo prima del concerto (3)fan di nino d angelo (8)il pubblico di nino d angelonino d angelo prima del concerto (2)merchandising di nino d angelonino d angelo 78

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)