UN ALTRO CASO PER IL GIALLISTA VELTRONI – NEL NUOVO LIBRO DI “WALTER-EGO” RITORNA IL COMMISSARIO BUONVINO ALLE PRESE CON UN COLD CASE A VILLA BORGHESE - MOLENDINI: "LA POLITICA APPARE POCO, MA C'È. C'È CON UNA CITAZIONE A PROPOSITO DI "UNO STRACCHINO SCADUTO DAI TEMPI DEL GOVERNO DINI" E CON LA DESCRIZIONE DI DUE AGENTI "FELICI DI LAVORARE INSIEME COME AVREBBERO POTUTO ESSERLO TRUMP E JOE BIDEN” – L’OMAGGIO AD ALIDA VALLI  - VIDEO

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Marco Molendini per Dagospia

 

Walter Veltroni ha facilità di scrivere. Lo fa in modo estremo da quando ha scelto di fare a meno, non fino in fondo, sarebbe impossibile, della politica. Romanzi, articoli, film, documentari.

 

Scrive in modo leggero e avido, divora le parole come se si trovasse davanti a un dolcissimo montblanc. Lo fa inventando e mescolando.

 

I suoi personaggi sono altro da sé, ma nelle sue storie riaffiorano sempre le passioni, la musica, il cinema, il calcio, la città che ama. Insomma, è difficile non vedere qualcosa di autobiografico quando racconta.

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Riferimenti magari nascosti, forse involontari, mascherati da qualche depistaggio o dal gusto per l'ironia. Walter è un astemio professionista, il vino gli farebbe lo stesso effetto della kriptonite per Nembo kid, eppure l'eroe dei suoi romanzi gialli lo ha battezzato Buonvino, commissario dalla carriera complicata, a metà strada fra Germi e Camilleri.

 

Il suo poliziotto, un cinquantenne dalla carriera complicata, è ora alla sua seconda avventura, Il caso del bambino scomparso, pubblicato da Marsilio, anche questa ambientata a villa Borghese, parco a cui Veltroni è doppiamente legato, dai ricordi dell’infanzia, dalle sue prime esperienze politiche (ricordo, quando era giovanissimo segretario della Fgci, un festival al Pincio del ‘75 con Gino Paoli e gli Inti Illimani) e dagli anni da primo cittadino, quando battezzò la Casa del cinema. Un’area che conosce così bene da inserire a corredo del racconto una topografia dettagliata del parco. 

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Il libro scorre in modo piacevole e sorprendente seminando una raccolta di citazioni personali, musicali (i Beatles, Morricone, Billie Holiday), letterarie (Joyce, Carrère), culinarie (dolci, soprattutto dolci), sportive (i due gatti che si chiamano Gullit e Rijkaard), cinematografiche (da Hitchock a Orson Welles, a Nanni Moretti, a Bertolucci), quest’ultime accompagnate da un inserimento di due immagini da cardiopalma di Alida Valli del grande fotografo Arturo Ghergo che Buonvino conserva dentro al portafoglio (non so se Walter faccia altrettanto). La politica, a conferma della separazione, appare poco, ma c'è.

 

alida valli alida valli

C'è con una citazione a proposito di «uno stracchino scaduto dai tempi del governo Dini» e con la descrizione di due agenti «felici di lavorare insieme come avrebbero potuto esserlo Trump e Joe Biden». Politica è anche l'ambientazione ai tempi del primo covid: il libro è stato scritto durante il lockdown e l'indagine prende l’avvio ai tempi della «valanga», come la chiama il libro, venuta dalla Cina e con l'Italia che «si era limitata a chiudere i voli diretti», mentre Buonvino, razionale ma ansioso, «sapeva, dentro di sé, che il contagio sarebbe arrivato per altre vie». 

galleria borghese galleria borghese

 

C'è, poi, un altro indizio che Walter Veltroni lascia cadere nella storia, quasi per inciso, la data del fattaccio alla base di questa avventura, ovvero la scomparsa di un bambino dopo una visita alla Galleria borghese. Ora, a parte la Galleria che venne riaperta quando Veltroni era ministro della cultura, la sparizione, testimoniata da un dvd, avviene nel 2009, l’anno in cui Veltroni lascia la segreteria del pd, il partito che ha fondato. Un fattaccio anche quello, con il partito ancora oggi alla ricerca di una stabilità e di un futuro.

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Gli indizi sono distribuiti in maniera leggera nel racconto, non lo influenzano, galleggiano, mentre Buonvino procede con sicurezza verso la soluzione del mistero. Come premio di consolazione sulla sua strada trova l'agente Veronica, dal volto che ricorda Alida Valli nel film Il caso Paradine di Hitchcok, e balla con lei mentre la voce magica di Billie Holiday canta Crazy he calls me.

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