cannes 2019

AU REVOIR, METOO - CANNES 2019 NON È UN PAESE PER DONNE, LARGO AI MATTATORI. A DISPETTO DELLE MARCE, DEGLI EQUILIBRI PARITARI DILIGENTEMENTE APPLICATI A COMMISSIONI SELEZIONATRICI E GIURIE, MALGRADO IL NUMERO DECISAMENTE ALTO DELLE REGISTE, È UN PUGNO DI UOMINI-STAR AD ALZARE LA TEMPERATURA DI QUESTA 72MA EDIZIONE, MENTRE SUL RED CARPET DOMINANO LE SOLITE CHIAPPE SGUAINATE

 

1 - AL FESTIVAL FEMMINISTA IL MASCHIO E’ PADRONE

Gloria Satta per “il Messaggero

 

ngoc trinh a cannes 2019 4

Cannes 2019 non è un paese per donne, largo ai mattatori. A dispetto delle marce, degli accordi, degli equilibri paritari diligentemente applicati a commissioni selezionatrici e giurie, malgrado il numero decisamente alto delle registe e il successo delle iniziative rosa (il collettivo Breaking Through The Lens è riuscito a far finanziare 10 progetti femminili) è un pugno di uomini-star ad alzare la temperatura di questa 72ma edizione.

Almeno secondo il metro del divismo, una componente fondante del Festival che punta immancabilmente su bagni di folla e fanatismo cinefilo. E con Alain Delon, la temperatura della Croisette ieri è schizzata alle stelle.

 

LACRIME E OVAZIONI

ngoc trinh a cannes 2019 3

L' attore francese ha ricevuto in serata la Palma d' onore dalle mani dell' adorata figlia Anouchka ed è scoppiato in lacrime: «È la fine della mia carriera, della mia vita», ha sussurrato mentre la platea urlava «No, no!» esplodendo in una standing ovation di 10 minuti. A 83 anni, Delon sprigiona ancora un immenso carisma, anche erotico, e ha all' attivo una carriera leggendaria. «Accetto questa Palma non per me ma per i miei grandi maestri che non ci sono più. E sogno di lavorare con una regista», ha detto, «devo tutto alle donne che mi hanno obbligato a fare l' attore».

 

ngoc trinh a cannes 2019 2

Ma qualche giorno fa anche Antonio Banderas, star spagnola imbevuta del glamour di Hollywood, aveva scatenato l' entusiasmo della Croisette: a 58 anni è sempre un sex symbol e la sua struggente interpretazione in Dolor y Gloria di Pedro Almodòvar lo ha candidato a furor di Festival al premio come miglior attore di quest' anno. «Nel film ho messo tutto me stesso, anche il dolore che ho provato quando mi ha colpito un infarto», ha confessato l' attore, spezzando il cuore di tutti.

 

A FERRO E FUOCO

ngoc trinh a cannes 2019 1

Non parliamo di quello che ci aspetta nei prossimi giorni: per contenere l' isterismo dei fan di Brad Pitt e Leonardo DiCaprio che domani accompagneranno Once Upon A Time in Hollywood, l' atteso film di Quentin Tarantino, verrà rinforzato il servizio d' ordine sulla Croisette che già ogni sera viene presa d' assalto dalla folla. Ma non è finita. Se non avesse dichiarato forfeit all' ultimo momento per motivi di salute (pare debba operarsi a una spalla), avrebbe messo a ferro e fuoco il Festival anche Diego Armando Maradona, protagonista del documentario di Asif Kapadia passato ieri fuori concorso: anche se sono lontani gli anni d' oro (e il film racconta quelli napoletani), il nome del campione argentino è sempre avvolto nel mito.

 

the wild goose lake

Aggiungiamo il recente trionfo di Elton John al seguito di Rocketman: per consentire al cantante di esibirsi in coppia con l' attore Taron Egerton, suo alter ego nel bio-pic, è stata chiusa una porzione di Croisette. E sabato 25 il Festival si concluderà in bellezza nel segno dell' attore francese attualmente numero uno, sex symbol acclamato: Vincent Cassel, protagonista della commedia sociale di Nakache e Tolédano Hors Norme.

 

IN INDOCINA

little joe

In attesa di Tarantino e compagni, Delon ha dunque monopolizzato l' attenzione. Dominatore della platea durante la masterclass del mattino, disposto a scherzare («tutto qui?», ha esclamato davanti alla sala gremita e in preda a un entusiasmo da stadio), commosso nel ricordare gli amici scomparsi come l' amatissima Romy Schneider, ha dispensato aneddoti, retroscena, curiosità e commentato gli spezzoni dei suoi film come Il Gattopardo, Delitto in pieno sole, Mr.Klein. «A 17 anni andai a combattere in Indocina per dimenticare un' infanzia infelice».

selena gomez

 

Nel 1957 il debutto nel cinema: «Fu la moglie del regista Yves Allegret a insistere perché interpretatassi il film Godot. Non ero da buttare via», e nella sala parte il boato. Poi Delon diventa produttore «per essere il padrone dei miei film». Così, in La Piscina, riuscì ad imporre una Romy Schneider in disgrazia: «O lei o non si fa il film. E fu un grande successo». Le ovazioni seppelliscono le polemiche delle femministe americane che volevamo togliergli la Palma. «Io non recito, vivo», dice l' attore. E si protende verso i fan: «Vi devo tutto, senza di voi non sarei nessuno».

 

 

2 - SE IL CINEMA SI DIMENTICA DEL #METOO

Alberto Mattioli per “la Stampa

 

selena gomez 2

Quest' anno a Cannes il #Metoo si porta poco. Di certo, meno che nel Festival scorso, che ne fu dominato. Non si parlava che delle malefatte sessuali del produttore con divano Harvey Weinstein, che del resto proprio a Cannes aveva costruito le sue fortune, alla cerimonia di chiusura Asia Argento si esibì in un' invettiva furibonda ma non fuori onda davanti a Cate Blanchett allibita, e il momento, diciamo così, politicamente dominante del Festival fu la firma della piattaforma "50/50 nel 2020" per rivendicare al cinema la parità fra uomini e donne, in termini di ruoli dirigenziali, retribuzioni, occasioni di lavoro e così via, appunto entro il '20.

sabine azema e andre dussollier

 

Restava, anzi resta, una montée des marches affollata di signorine di incerti meriti artistici ma di incontestabili grazie e sempre più meravigliosamente svestite, il che fa pensare che anche qui l' ipocrisia non manchi. Ma insomma, la linea era data, la parità richiesta con la tipica perentorietà delle rivoluzioni: tutta e subito.

Adesso, più che di proclami, è tempo di bilanci.

 

La piattaforma è stata adottata da una cinquantina di festival, ma il risultato è meno globale di quanto sembra perché sono quasi tutti europei o nordamericani. I francesi hanno anche stabilito un sistema di bonus, grazie al quale la République finanzia con più generosità le produzioni realizzate da donne o da équipe paritarie. Quest' anno anche la giuria del Festival è 50/50, quattro donne e quattro uomini (però il presidente Inárritu è indubbiamente un maschio) e le registe in concorso sono quattro su ventuno, più che in passato (per dire: erano tre nel '18, zero nel '12) ma sempre poche.

romee strijd

 

Forse sarà la volta buona per una palma "rosa": finora è successo in una sola occasione, nel '93 per "Lezioni di piano" di Jane Campion. E resta il fatto che, fino all' anno scorso, a Cannes si sono visti 1.688 film di registi e solo 82 di registe. Non è esattamente cineguaglianza.

 

Qualcosa però si muove. Thierry Frémaux, direttore del Festival, spiega che il 26% delle opere candidate alle selezioni ufficiali sono girati da donne. Ma la percentuale sale al 32 per i "corti" e al 44 per i film degli studenti della Cinéfondation. Insomma, più il cinema è giovane e più è paritario. Questi i fatti. Sul commento, ovvio, è questione di punti di vista. Per chi vede il bicchiere mezzo pieno di parità, molto è stato fatto.

Per chi lo vede mezzo vuoto, molto resta da fare.

 

selena gomez 1

Le amazzoni del 50/50 fanno notare che, a questo ritmo, l' attesa égalité non arriverà nel 2020, ma nel 2044. E qualche piccolo incidente non fa ben sperare. Tipo quello che è capitato alla regista inglese Greta Bellamacina, che due giorni fa si è presentata al Palais con il suo bébé in braccio e cui è stato rifiutato l' accesso perché non aveva il pass (il pupo, non lei). Il Festival si è subito scusato accusando "una cattiva comunicazione" con la sicurezza. Sicuramente maschile.

la giuria di cannesizabel goulart2gong li 2gong li 1javier bardem 1angeleterrence malick a hidden lifecannes 2019frankiejeanne di bruno dumontlea seydoux in oh mercymatthias e maxim di xavier dolanalessandra ambrosio1alejandro gonzalez inarritu 1the dead dont die apre cannes 2019alejandro gonzalez inarritualessandra ambrosioalice rohrwacherizabel goularthofit golanil cast dei morti non muoionoanouchka delonbill murray canneschompooelle fanning 1elle fanning 4elle fanningeva longoriafarhana bodigiuria del festival di cannesinarritu ed elle fanningjulienne moorejavier bardemjeremy meeksluka sabbat, tilda swinton e selena gomez

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…