fabrizio salini

LA BEATA INNOCENZA DI SALINI, CHE SOGNA LA POLITICA FUORI DALLA RAI - COME PIÙ VOLTE SCRITTO SU QUESTO DISGRAZIATO SITO, LA PARALISI SULLE NOMINE È TOTALE: PD E 5 STELLE SI SCANNANO SUI TG (EMBARGO TOTALE SU ORFEO DAI GRILLINI), LA LEGA GONGOLA - C'È FRETTA PER STABILIRE LE MEGA-DIREZIONI, MA NESSUNA PER RETI E TG (A PARTE FRECCERO, SCADUTO). L'UNICA RAGIONE È QUELLA DI ''RIFLETTERE IL CAMBIAMENTO'' DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO. MA LA POLITICA NON DOVEVA RESTARE FUORI?

Claudio Tito per “la Repubblica

fabrizio salini foto di bacco (1)

 

«Io sono un uomo di azienda, per me la priorità è aumentare la competitività della Rai, supportare la produzione di un' offerta di qualità e non giocare a tetris con le pedine della politica». La Rai rischia la paralisi. Il vertice della tv di Stato appare diviso come non mai. Il pacchetto di nomine predisposto per affidare incarichi lasciati vacanti e per effettuare alcune sostituzioni è stato di nuovo bloccato. Il cda di domani non lo approverà. O meglio, non lo discuterà proprio. Rinviato sine die.

 

L' amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, inizia allora a perdere la pazienza. E riservatamente, in una riunione informale con il suo staff svoltasi fuori dal suo ufficio, si lascia andare ad un lungo sfogo. Non accetta di assumersi la responsabilità di un ennesimo stop. Non intende avallare l' idea che la palude sia l' effetto del suo operato e non delle indecisioni dei partiti. Dei loro litigi.

 

Dell' incapacità di prendere atto della nascita, a settembre scorso, di un nuovo equilibrio. Il capo azienda di Viale Mazzini si sente amareggiato e irritato. E non lo nasconde.

LUDOVICO DI MEO

Così come non nasconde che quel che sta accadendo è una sorta di rissa sui candidati ai massimi ruoli nelle testate giornalistiche e nelle reti.

 

«I nomi - sbotta con i suoi collaboratori - per me sono l' ultima parte di un processo ma è chiaro che le aziende vivono anche di nomi e da questo punto di vista le mie scelte sono chiare». Con il suo gruppo di lavoro evita di ripetere la composizione del quadro di incarichi cui aveva lavorato in questi giorni. Ma le designazioni erano ormai quasi pubbliche. In gioco c' erano le tre principali reti, il Tg3 e il coordinamento editoriale.

paolo ruffini stefano coletta foto di bacco (2)

Per la Rete1 era stata prevista la "promozione" di Stefano Coletta, attuale direttore della terza rete.

 

Per Rai2 era in corso un ultimo ballottaggio tra Ludovico Di Meo e Marcello Ciannamea. Per Rete3 era stato indicato Franco Di Mare.

Giuseppina Paterniti, attuale direttore del Tg3 avrebbe traslocato al coordinamento editoriale e il suo posto sarebbe stato preso da Mario Orfeo, l' ex direttore generale. Ma i veti incrociati dei partiti hanno bloccato tutto. Il "no" incondizionato di M5S su Orfeo ha infatti scatenato una rincorsa a porre riserve, rifiuti e minacce.

Mario Orfeo Matteo Renzi

 

Coinvolgendo il Pd, Italia Viva e i partiti di opposizione, a cominciare dalla Lega che conserva una presenza corposa nel consiglio di amministrazione rappresentata dal presidente Marcello Foa.

 

«Parliamoci chiaro - è allora il ragionamento di Salini - siamo in un contesto in cui le istituzioni faticano a trovare nomi di garanzia per tanti posti rilevanti: pensiamo alle authority per la privacy e per le comunicazioni che sono bloccate da qualche mese». Un modo per sottolineare che la confusione è generale. Che l' emittente pubblica non ne è esente. E che l' azione del management è frenata da quella inerzia. «Le authority appunto ci danno la cifra di un livello di conflittualità istituzionale che, però, non può riverberarsi sulla Rai.

 

La Rai deve infatti conservare il più possibile il suo ruolo super partes, pur nel rispetto e nel dialogo, con la volontà popolare e l' espressione democratica».

freccero de santis

Secondo l' amministratore delegato, insomma, questo stallo non gli può essere addebitato. E, anzi, ricorda il mandato ricevuto nel luglio 2018: "Fuori la politica dalla Rai". «Oggi - insiste - abbiamo un' urgenza: avviare il piano industriale (che istituisce delle direzioni tematiche anziché per rete e accorpa alcune redazioni giornalistiche, ndr ). Ritardare questo passo per venire incontro alle esigenze di una parte politica è inaccettabile per chi, come me, è stato nominato amministratore delegato con l' esplicito mandato di tenere la politica fuori dalla Rai».

 

Salini sgombra con tutti il campo dall' ipotesi che possa rinunciare all' incarico ricevuto. Non sono in discussione le dimissioni. Del resto, «non ho proceduto fino ad ora alle nomine per senso di responsabilità: perché ci tengo a tenere unito un Consiglio che oggi vive le stesse divisioni che sconta la politica».

 

GIUSEPPINA PATERNITI

Sono semmai i partiti a dover soppesare la situazione. In particolare sulle conseguenze che il cambio di governo e di maggioranza dell' estate scorsa sta comportando. Perché è il suo ragionamento, «il mutato scenario istituzionale ci pone un tema di riflessione che siamo pronti a raccogliere ma è evidente che dobbiamo anteporre l' interesse dei cittadini, di chi paga il canone e di tutta la collettività a quello di questa o quell' altra parte politica. E chi si mette a fare interessi di parte in questa fase non fa il bene della Rai».

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?