LA CANNES DEI GIUSTI - COSA FARE CON UN LEBBROSO, UN ORFANELLO E UN ASINO? UN ON THE ROAD EGIZIANO, CON TANTO DI TUFFETTINO NEL NILO E PIRAMIDI. “YOMEDDINE” E' UN PO' TURISTICO, SEMPLICIOTTO, MA DI BUON CUORE  - DECISAMENTE SUPERIORE IL COMPLESSO, DIFFICILISSIMO DA CAPIRE PER CHI VIVE DA MESI COL PROBLEMA DI "QUALE GOVERNO FACCIAMO", FILMONE DI SERGEI LOZNITSA "DONBASS", TRA FICTION E CRONACA DELLA GUERRA IN UCRAINA

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Cannes. Cosa fare con un lebbroso, un orfanello e un asino? Un on the road egiziano, con tanto di tuffettino nel Nilo e visione delle piramidi. Un po' turistico, sempliciotto, ma di buon cuore questo Yomeddine, opera prima dell'austro-egiziano con studi di cinema a New York A.B. Shawku, che ha dalla sua la forte produzione Wild Bunch e l'appoggio di Thierry Fremaux che l'ha messo, forse prematuramente, in concorso. Certo, il protagonista Beshay, interpretato dal vero lebbroso Rady Gamal, è una bella scoperta, vale mezzo film, e sono notevoli anche gli altri freaks che incontra per strada, l'uomo senza gambe, il nano barbuto, etc, ma il film pecca un po' di novellina sdolcinato, e sembra più lungo di quello che è.

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Decisamente superiore il complesso, difficilissimo da capire per chi è vissuto da mesi col problema di "quale governo facciamo in Italia", filmone di Sergei Loznitsa "Donbass", intricato groviglio di storie tra fiction e cronaca della guerra in Ucraina, appunto nella regione di Donbass. Loznitsa riprende qui il tipo di messa in scena sontuoso di My Joy, allontanandosi quindi dal documentario, per raccontare una serie di quadri poco edificanti di storie più o meno atroci e grottesche accadute durante la guerra, con eserciti che derivano i cittadini di tutto e compio o delitti senza spiegazioni. Le storie sono intrecciate tra loro con film sottili  nom ultima una messa in scena esibita che sembra filmata dalla stessa realtà, giocando cioè ancora tra documentario e finzione.

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Un gioco che ricorda da vicino il Godard di Allemagne Neuf Zero. Anche se non tutto risulta chiaro allo spettatore medio, alcune sequenze sono magistrali e dimostrano la potenza di regia di Loznitsa. Un viaggio in una serie di cunicoli tugurio pieni di umidità che accolgono i civili che vogliono tenersi lontano dalla guerra. La tortura a un soldato nazionalista che viene legato a un palo per la strada e sbeffeggiato con selfie dai passanti. Un folle matrimonio di guerra. La confisca di una macchina che porta un cittadino a una serie di disavventure grottesche. Anche in un film  on sempre convincente, Loznitza si dimostra uno dei piu' grandi registi oggi in circolazione per i festival.

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