rapito marco bellocchio cannes2023

LA CANNES DEI GIUSTI – “RAPITO” DI MARCO BELLOCCHIO È UNA GRANDE E BELLA SORPRESA CHE ILLUMINA UN FESTIVAL BEN AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE. E PUÒ PUNTARE A QUALCHE PREMIO DAVVERO IMPORTANTE - CI SEMBRA QUASI, COME MODELLO DI RACCONTO, DI TECNICA E DI TEMI, UN IDEALE PROLUNGAMENTO DI “ESTERNO NOTTE”. LÌ IL CUORE DELLA STORIA ERA IL RAPIMENTO DI ALDO MORO, QUI IL RAPIMENTO DI UN BAMBINO EBREO DI SEI ANNI NEL CUORE DELL’800 DA PARTE DELLA CHIESA – VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

rapito di marco bellocchio 9

Primo film italiano in concorso a Cannes, “Rapito” di Marco Bellocchio è una grande e bella sorpresa che illumina un festival ben al di sotto delle aspettative e può puntare in tutta coscienza a qualche premio davvero importante. Anche perché dimostra questa incredibile fase del regista, con punte di melodramma fiammeggianti e operistiche di grande tradizione italiana perfettamente inserite in una grande messa in scena artigianale, frutto anche del lavoro che da anni tutto il suo team, artistico e produttivo, ne hanno fatto una sorta di miracolo se non un brand cinematografico.

 

rapito di marco bellocchio

Una macchina talmente perfezionata che “Rapito” ci sembra quasi, come modello di racconto, di tecnica e di temi, la lotta dell’uomo schiacciato dagli ingranaggi del potere, politico o religioso poco cambia, un ideale prolungamento di “Esterno notte”. Lì il cuore della storia era il rapimento di Aldo Moro nel cuore del 900 in un’Italia che vedeva il potere democristiano per la prima volta messo fuori gioco, qui il rapimento di un bambino ebreo di sei anni nel cuore dell’800 da parte della Chiesa, dove è il potere cattolico a essere messo in scacco dal vento di rivolta che porterà all’Unità di Italia.

 

Sia il potente, cattolicissimo, Aldo Moro che il piccolo Edgardo Mortara (ma nelle cronache d’epoca leggo Edgardo Levi Mortara), nato ebreo e cresciuto cattolico, poco possono fare di fronte a una violenza che porterà il primo a una morte violenta e prematura e il secondo, dopo un atto di violenza, a una vita lunghissima e non qui studiato, visto che morirà novantenne in Belgio nel 1940, dove sarà come schiacciato, annullato dal peso della sua storia, così forte e complessa da farne un caso anche da vecchio.

 

rapito di marco bellocchio 7

“Rapito”, scritto da Bellocchio assieme a Susanna Nicchiarelli, Edoardo Albinati e Daniela Ceselli, ricostruisce la vera vicenda del rapimento di Edgardo Mortara nella Bologna papalina del 1858 e la sua detenzione dorata nella Roma di Pio IX, un grande Paolo Pierobon chiamato a dare volto al potere, come nel suo Berlusconi di “1992”, come un’opera verdiana, grazie anche alla musica di Fabio Massimo Capogrossi.

 

E come un tableaux ottocentesco, grazie alla fotografia di Francesco Di Giacomo, che riprende i colori e la costruzione della vicenda Mortara descritta nel quadro di Moritz Oppenheim nel 1862, quasi un’istantanea dell’accaduto.

 

rapito di marco bellocchio 6

Un’opera che trova il suo crescendo quasi matarazziano (negli anni 50 il nostro cinema era così e dialogava costantemente col melodramma) nella incredibile scena dell’incontro a Roma tra Edgardo e la madre, una intensa Barbara Ronchi, e con la successiva umanizzazione del Cristo ligneo in croce che, liberato dai chiodi alle mani e ai piedi, riesce a scendere tra di noi.

 

Come a farci capire che quello che il film sta descrivendo non è tanto il rapimento del bambino e la sua possibile scarcerazione, quanto la fine del dominio del potere cattolico su un intero popolo. Un sogno di liberazione che ci riporta naturalmente al sogno di liberazione del Moro di “Buongiorno, notte” girato da Bellocchio ormai vent’anni fa.

 

rapito di marco bellocchio 3

Spingendo il melodramma fino a quel punto, e fino a lì trovo il film meraviglioso, e per Bellocchio non è semplice poter andare avanti verso un terzo atto con una storia altrettanto forte e simbolica. Anche perché se l’Edgardo Mortara bambino, interpretato dal piccolo Andrea Gherpelli, era una sorta di angelo pieno di cuore rapito dalle braccia del padre, Fausto Russo Alesi, e trascinato alla corte di Pio IX, , l’Edgardo giovane prete, interpretato da Leonardo Maltese, non si sa più chi sia, cattolico ma anche ebreo, attaccato al Papa, ma pronto anche a rinnegarlo.

 

rapito di marco bellocchio 10

Diventa così un personaggio di giovane alla Bellocchio, un Lou Castel, un rivoluzionario rinnegato. Anche se ha modo di mostrare il suo volto peggiore nel cercare inutilmente di convertire la madre sul letto di morte, perché così è stato rimodellato da Pio IX. “Sono nata ebrea, morirò ebrea”.

 

Non sappiamo, fortunatamente, così non si possono fare confronti né dire sciocchezze, in cosa possa essere dissimile il film di Bellocchio dall’analogo progetto di Steven Spielberg di solo pochi anni fa, intitolato “The Kidnapping of Edgardo Mortara”, tratto dall’omonimo libro del dotto professore americano David Kretzer, con sceneggiatura pronta del celebrato Tony Kushner e interpretato da Marc Rylance come Pio IX e Oscar Isaac, un progetto non accantonato, attenzione, ma solo rinviato.

 

fabrizio uni in rapito di marco bellocchio

Possiamo pensare che Spielberg e Kushner l’abbiano vista come superstoria ebrea con un bambino rapito dal Papa e cresciuto come cattolico, smuovendo magari il lato favolistico spielberghiano e la recente rilettura dei testi ebraici che può portare alla versione musical di “Brundibar” firmata da Maurice Sendak e Tony Kushner.

 

Cosa del tutto estranea a Bellocchio. Ma scordiamoci che uno come Kretzer, autore premio Pulitzer anche di un libro sui rapporti tra Mussolini, Hitler e Papa Pio XII, non abbia fornito l’adeguata solidità storica sull’Italia dell’800 e sul potere del Papa.

 

rapito di marco bellocchio 5

Può darsi che la storia di Mortara racchiuda qualcosa di controverso che possa essere non gradito alla comunità ebrea internazionale. A cominciare dal suo non volere tornare ebreo. Certo. Per Bellocchio, autore che ha attraversato laicamente tutto il nostro Novecento, ragionare sul rapimento del piccolo Mortara inserendolo totalmente dentro la storia dell’Unità d’Italia e il crollo del potere della Chiesa, dentro le contraddizioni di un paese cattolico che non si è ancora del tutto liberato né dai chiodi del martirio di Cristo, né dall’ascesa di Mussolini, né dai sensi di colpa della morte di Moro e della fine della Democrazia Cristiana per avere in cambio prima Berlusconi poi il post-fascismo meloniano, senza cadere nel bozzettistico romano alla Gigi Magni, o alla “Marchese del Grillo” con gli “ebreucci” alla Riccardo Billi (ricordate?), è un’impresa epica e del tutto diversa.

 

rapito di marco bellocchio 2

Un’impresa che riesce a controllare perfettamente grazie a una macchina cinema produttivamente di altissimo livello, a uno strepitoso cast di attori che si porta dietro da qualche anno come fosse una compagnia teatrale, oltre a Alesi, Ronchi, e al ronconiano Pierobon ricordiamo Fabrizio Gifuni che fa il terribile inquisitore Feletti, Filippo Timi e un mai visto così bravo Paolo Calabresi. In sala dal 25 maggio.    

 

rapito di marco bellocchio 1rapito di marco bellocchio 8

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…