LA CANNES DEI GIUSTI - VI DICO SUBITO CHE "THE IDOL", LA NUOVA SERIE-MISCUGLIONE TRA "È NATA UNA STELLA" IN SALSA POP E UN SOFTPORNO, CON L'ESPLOSIVA LILY ROSE DEPP (INQUADRATA PIÙ DI CULO CHE DI FACCIA) E THE WEEKND, È UNA BOMBA - QUI, A CANNES, E' STATA PRESENTATA A UN PUBBLICO DI CRITICI FURIOSI E OFFESI, MA AMMETTIAMOLO, C'È PIÙ CANNES DI OGGI, COI SUOI RICCHI AMERICANI, LE RAGAZZE, LE FESTE DOVE SI PIPPA FACILE, IN QUESTA SERIE CHE NEI FILM DA CRITICONI CHE CI SCIROPPIAMO OGNI GIORNO FINGENDO CHE CI SIA ANCORA IL CINEMA. COME SE NON FOSSE NATO QUI IL POTERE DI WEINSTEIN… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Cannes settimo giorno. Magari ottavo. Vi dico subito che "The Idol" (in esclusiva su Sky e NOW dal 5 giugno) , la nuova serie del Sam Levinson di "Euphoria", miscuglione di "È nata una stella" in salsa pop e del softporno con le varie sfumature di grigio, con l'esplosiva Lily Rose Deep inquadrata più di culo che di faccia in primo piano e The Weeknd col codino alla Fiorello di trent'anni fa, è una bomba. Soprattutto se immagini di vederlo a casa tua sul divano.

 

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Qui, a Cannes, dove sono state presentate pe prime due puntate a un pubblico di critici furiosi e profondamente offesi, è una sorta di provocazione. L'oggetto più odiato del festival, probabilmente, presentato con lo stesso fastoso red carpet sul quale vedi arrancare i vecchi gloriosi registi ottantenne, sotto gli sguardi delle ragazzine urlanti. Profonda ipocrisia di Cannes. Si passa dall 'odio per le serie e le piattaforme al volerle per fare spettacolo popolare con l'abbinata Depp + Depp irritando le femministe militanti di Adele Haenel.

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Nessuno dei due Depp è un grande attore, ma Johnny è una vecchia star bollita buono per l'apertura regale come Louis XV, e Lily-Rose ha una bella carica sexy che può farci scordare Zendaya negli eccessi, che poi si limitano al ghiaccio nelle mutande, un mezzo autostrangolamento con la sinistra che lancia un ditalino con la destra, e grandi piani del suo favoloso sedere dilaganti ovunque.

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Ma, ammettiamolo, c'è più Cannes di oggi, coi suoi ricchi americani, le ragazze, le feste dove si pippa facile, il montaggio da serie TV di nuovo culto che nei film da criticoni che ci sciroppiamo ogni giorno fingendo che ci sia ancora il cinema. Come se non fosse nato qui il potere di Weinstein.

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Non sarà magari all'altezza di "Euphoria" che ci ha fatto digerire per un po' anche la pandemia, ma questo "The Idol" ci ha svegliato di brutto dal torpore da troppi film mattonate, con i suoi manager cattivi, i giornalisti venduti, la star che piange la morte della mamma, la nascita di un'eterna Eva (contro Eva) magari asiatica. Devi fare come Donna Summer, devi farci sentire che vuoi cantare come che vuoi scopare. Ci caschiamo. Sempre.

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